Chi ha paura del redditometro?

Ultima modifica 20 Aprile 2015

Tutti scaricano la paternità di questo che dovrebbe essere solo uno degli strumenti( valido?) per contrastare l’evasione fiscale che, nel nostro bel paese raggiunge vertici altissimi. Se non vado errata, e non credo, il redditometro vide la luce nel lontano 1992, ma a causa dello sconquasso che tutti conosciamo, fu dimenticato nel fondo di una cassetto, alcuni, successivamente lo ripresero, per poi abbandonarlo (chissà perché?), finalmente Tremonti lo ha scovato, adattato alle sue idee, ma il tutto finì sempre per le note vicende. Ma, ormai, il redditometro era cosa nota e, forse ritenendolo un valido metodo, il governo Monti lo prese in considerazione e lo ha reso attivo, con qualche distinguo, con qualche modifica sostanziale.

Per prima cosa è lo Stato, su base statistica a determinare se l’ammontare delle spese del contribuente sia o meno compatibile con il reddito dichiarato, poi affida l’onere della prova al contribuente ed infine contro lo specifico dettato di leggi in vigore ne dichiara la retroattività. Ma siamo in tempo di elezioni e forse, per paura di perdere suffragi, tutti, sottolineo tutti Monti in testa, prendono le distanze e negano la paternità del redditometro. Sembra, quasi, che lor signori da una parte proclamino una lotta dura e senza quartiere all’evasione, dall’altra pare che vogliano blandire gli evasori, rassicurandoli, dicendo che il target del redditometro è solo una piccola parte del popolo, ad occhio e croce solo 40.000 persone su 40.000.000, e, a margine, sottolineando la carenza del personale addetto e a mille altre difficoltà sulla strada dell’applicazione.

E poi, e questo è sicuro, si affrettano ad assicurare che nel mirino ci sono solo i grandi evasori, coloro che vivono alla grande denunciando redditi da fame o non denunciandoli del tutto. È di ieri la novità che nessun pensionato  sarà sottoposto ad indagine. E perché? Io appartengo a quella categoria e godo di una pensione pubblica e, non avendo altre attività, denuncio, ovviamente, tutto il mio reddito, ma altri lavorano, chiaramente in nero, con redditi non dichiarati, a volte molto superiori, alle loro pensioni. Sono, anche loro evasori, a volte  per ben più di 1000 euro al mese che, sembra essere una sorta di franchigia, un nero legalizzato.

È vero ci sono grandi evasori, gente che  guadagna, si fa per dire, cifre esorbitanti, mai denunciate, alcuni di loro sono sconosciuti al fisco, ma godono di provvidenze, quali la sanità gratuita, che a loro non toccherebbe, ma non sono solo loro la causa del buco nel fisco. Come gli stessi politici vanno ripetendo da anni, pochi euro tolti a tutti formano un totale superiore a molti euro tolti a pochi, per cui, da sempre, vanno vantando che togliere a loro i privilegi, non servirebbe a nulla, sono sacrifici, i loro, inutili, e richiederli è solo demagogia e populismo, o no? Invece sul redditometro la musica cambia, tranquillizzati i milioni di piccoli e medi evasori, focalizzano, sembra, lo sguardo sui grandi evasori e sugli evasori totali.

Ma siamo nel periodo elettorale e sono importanti i voti delle masse, non di quelle 40.000 persone sulle quali, dicono, di puntare il mirino. Oggi, dicono, che il redditometro debba essere modificato, si guardano bene da spiegare come, ma ad elezioni effettuate….

Parole, parole, parole….siamo abituati ad avere le smentite, silenziose, nei fatti…dopo.

Nonna Lì

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