Ciao estate

Ultima modifica 20 Aprile 2015

rapallizazioneFerragosto è passato, qualche temporale ha rinfrescato l’aria, ormai l’estate è  finita, siamo in autunno.

Ma il sole è ancora caldo e il venticello fresco ne mitiga l’ardore, le spiagge sono ancora zeppe di gente, le spiagge libere intendo, perché gli ombrelloni dei bagni marini si sono già chiusi, se mai sono stati aperti.

Il pienone di qualche hanno fa non c’è stato e molti sono coloro che arrivano al mattino con le borse frigo piene di ogni bene, ombrelloni e sdraio sottobraccio.
Vengono a godere del loro spicchio di sole, invadono spiagge e parcheggi e….da ormai troppo tempo hanno fatto fuggire i turisti veri, non quelli del mordi e fuggi, no quelli che si istallavano negli alberghi per un mese o, addirittura per tutta l’estate.

Oggi quei turisti sono volati verso altri lidi, lidi che offrono spiagge tranquille, ma divertimento serale e, soprattutto, hanno un rapporto qualità prezzo che, da noi, è un ricordo lontano.
Non che le nostre spiagge non siano belle e l’acqua non pulita, perché la Liguria brilla per bandiere blu, ma nessuno ha pensato alla conservazione dell’ambiente e si è cementificato dappertutto.

Hanno costruito brutte case, grossi palazzi ovunque, vicino alle spiagge, sulle colline che si affacciano al mare, senza criterio alcuno, senza un briciolo di senso estetico, distruggendo orti, giardini, sradicando piante, erigendo orrendi muri di cemento a contenere i terreni disboscati e franosi, hanno coperto torrenti e rigagnoli, hanno distrutto il paesaggio, ma non hanno pensato alle strade e alle ferrovie, insufficienti a sopportare l traffico di mezzi e di uomini.
Purtroppo le leggi sulla tutela del paesaggio sono troppo recenti e non sono giunte in tempo per salvare dalla distruzione un paesaggio magnifico che nulla aveva da invidiare a quei paradisi incantati che, rimasti allo stato primitivo, attirano le folle.

indexIl paesaggio è entrato nella legislazione, ma non nelle menti di molti, come bene comune, la convenzione europea, da noi ratificata solo nel 2006 recita il paesaggio è componente essenziale del contesto delle popolazioni, espressione della diversità del loro patrimonio culturale e naturale fondamento della loro identità.

Belle parole, che vogliono dire molto, ma sono di una genericità assordante che permette ai nostri amministratori di recepirle e applicarle come meglio crede, naturalmente nei limiti di una legalità virtuale o, addirittura, appositamente legiferando e stravolgendone il senso.

Così l’esempio infausto del maltrattamento del paesaggio, della speculazione edilizia talmente avanzata in questa terra ligure tanto che la cementificazione estrema ha assunto il nome di rapallizzazione dallo già splendido paese di Rapallo, inverosimilmente distrutto si estende, mano a mano ad altri territori di questa nostra magnifica terra.

Vecchie case sparse sulle colline possono così diventare palazzi per le vacanze, o permettere l’impianto di decine di pale eoliche in terreni incontaminati al posto delle file di alberi che ne chiudevano gli orizzonti, mentre si impongono pali e paletti per rifare delle facciate o addirittura per modificare un infisso.
Con questo non voglio dire che si deve osservare un immobilismo feroce, che nulla deve essere cambiato, che non dobbiamo restare al pari con il progresso, che dobbiamo preservare il territorio da quelle soluzioni necessarie per adeguarlo alle necessità della vita di oggi.
Non possiamo pensare alle strade o alle ferrovie come immodificabili, come se viaggiassimo ancora in carrozza o se uomini e merci avessero dalla loro tanto tempo da permettere percorsi tortuosi e non linee rette.

Per questo non capisco i no tav, quelli che sono contro a prescindere, quelli che vogliono conservare tutto allo stato attuale o, persino, tornare indietro.
Capisco lo sconquasso che può apportare il passaggio di navi gigantesche nel canale della Giudecca a Venezia, passaggio ripetuto e sempre in aumento, che richiede soluzioni importanti, modifiche alle rotte delle navi, perché non mi si venga a dire che nulla comporti lo spostamento massiccio e violento delle acque di piccoli canali, che non danneggi fondamenta antiche, rive troppo vicine.
Ma, nello stesso tempo, corridoi ferroviari dove i convogli moderni possano passare veloci, sono indispensabili, come i porticcioli turistici, dove possano approdare i moderni yacht e non solo le barchette dei pescatori.

L’importante è che non distruggano il paesaggio, che non si costruiscano enormi stazioni assolutamente non necessarie, manufatti in cemento che deturpano il paesaggio e che non servono, letteralmente non servono ne ai treni, ne ai viaggiatori, ne ai diportisti.
L’architetto del paesaggio dovrebbe essere a capo di ogni progetto ed a lui dovrebbero sottostare i progettisti, gli ingegneri di vaglia che ne dovrebbero recepire e attuare le prospettive.
Solo così si potrebbero conciliare i vari aspetti delle opere, anche faraoniche, moderne.
Ma ci riusciremo mai? Sapranno i nostri rinunciare a fette importanti di un guadagno immediato, lecito o illecito che sia, per preservare il territorio e permettergli vita nel futuro?

Smetteranno di pensare che sia meglio un uovo oggi che una gallina domani?

Naturalmente la gallina è per tutti, mentre l’uovo è solo per loro!

Nonna Lì

 

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