Ultima modifica 14 Settembre 2015


Cosa significa concepire figli facendo l’amore, nel modo più naturale del mondo?

Cosa si prova a cercare e trovare un figlio, semplicemente, naturalmente senza dover ricorrere alla scienza, all’adozione, all’aiuto esterno di un’altra persona?

Che significa coronare l’amore, scegliere di avere un figlio dal proprio/a compagna senza bucarsi la pancia o l’anima davanti alla valutazione di un assistente sociale o di un giudice.

Sono domande che restano sul fondo del cuore, stratificate, nonostante io stringa tra le braccia l’amore più grande della mia vita. Eppure, a volte, mi domando ancora, cosa significa provare certe emozioni.

E’ allora che vorrei rimettere mio figlio nella pancia, riascoltare il suo battito attraverso le ecografie, immaginarlo, sognarlo, saperlo nel mio ventre. Come una cosa sola, prima di scinderci in due.

Perché l’insicurezza di una donna diversamente fertile ti resta addosso per sempre e ti vergogni nel volere anche solo immaginare un’altra vita. Hai osato così chiedere alla natura che non osi desiderare altro e pur desiderando, non osi raccontarlo.

Perché quello che per molte è una fase, la separazione tra l’essere in dolce attesa e l’arrivo del bimbo atteso, per alcune è una forma di gratitudine infinita. E vorresti non finisse mai. Anche se hai l’esofago nella gola, anche se non chiudi occhio, anche se non trovi posizione e non riconosci i tuoi piedi le tue mani diventate dei canotti.

Malgrado tu non riesca a tenere nella pancia nulla all’infuori di quel bimbo che preme i suoi piedi come un alien e tu ti vergogni perché gli altri credono che tu sia posseduta da una strana creatura. Eppure ridi. E ridi.

E quel riso si fonderà negli occhi nuovi di una creatura che è il tuo prolungamento pur essendo altro da te.

E pur amandolo follemente ti chiedi, nel silenzio della notte, cosa significa dare un fratello a tuo figlio? Cosa significa non vergognarsi per non sentirsi in colpa per volere di più? Volere un altro figlio che, non viene naturalmente come il primo e sfidare la sorte e gli dei, sapendo che resterà solo un sogno pur ringraziando, infinitamente, perché tu il sogno già lo hai.

Non saprò mai, cosa significa.

Raffaella Clementi

 

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