Discorsi di nonne

Ultima modifica 20 Aprile 2015

“Come stanno i tuoi?”
“Bene”- risponde l’altra- “e i tuoi? Tutto Bene? “
“Speriamo che sia finito l’inverno, perché, con queste influenze…”
“Eh si, il più grande, quello che va all’asilo…sono più i giorni che sta a casa…”
“Il mio compie 5 anni domani,  lo hanno già iscritto alle elementari, io ero contraria, ma…”
“È vero noi non contiamo niente!”
“Siamo solo buone a fare le baby sitter, senza stipendio…”
“Certo è difficile tenerne 2 alla nostra età…”
“E poi i bimbi non stanno fermi, ed io sono stanca, non ce la faccio più…”

Queste le parole di nonne colte al volo sul bus che mi riporta a casa. Ci conosciamo tutte, viviamo in collina da anni ormai, i nostri figli hanno più o meno la stessa età e tutte abbiamo  nipoti, ma, molto casualmente, in questo gruppo il mio vive lontano. Lo vedo poco, purtroppo e quei giorni che passo con lui corrono veloci e felici, scopro ogni volta nuovi aspetti del suo carattere, mi stupisco delle cose nuove che sa fare, dei suoi discorsi sensati, del suo sorriso felice. E non mi pesa giocare con lui, anzi, ne esco stranamente riposata, rinvigorita nella mente, ma anche nel corpo, come se traessi forza dalla sua vicinanza. Ah… se vivesse solo un po’ più vicino!

Se, un po’ più spesso di oggi, potessi fare una piccola scappata per vederlo, godere della sua compagnia, seguire un po’ più da vicino i suoi progressi, non interferire, assolutamente no, ma seguire il cammino della sua piccola, grande vita. Sapete, una cosa che mi commuove fino al più profondo è sentire la sua mamma che gli legge una favola prima che si addormenti. Ritorno indietro nel tempo e ricordo. Tutte, ma proprio tutte le sere, accanto al lettino della mia piccola le raccontavo la favola della buonanotte. Rigorosamente sempre la stessa, la sua preferita: Cenerentola.

Se era ancora sveglia al termine del racconto mi pregava di raccontagliela di nuovo, con una voce suadente, proprio quella che ritrovo in suo figlio, mio nipote. E guai se cambiavo una parola, una frase, ricordava tutto a memoria e mi correggeva, proprio come oggi fa Angelo. E non sono d’accordo con quelle nonne che dicono che noi non contiamo niente. E’ che spesso e volentieri noi interferiamo, diamo consigli non richiesti sulla base delle nostre esperienze, esperienze antiche, di vita antica, dimenticandoci che le situazioni sono diverse, che le dinamiche di vita sono completamente differenti, che quello che valeva ai nostri tempi oggi non vale più, non è più proponibile, imparagonabile il sistema di vita negli anni 70’ – 80’  a quello odierno. Sono trascorsi solo 30 – 40 anni ma il cammino della vita è sempre più vorticoso, il progresso….ah il progresso.

Se penso che i miei nonni erano considerati degli stravaganti modernisti perché possedevano una radio e un fonografo a tromba e, un po’ più tardi osarono attivare un telefono all’interno della propria casa…. Ma poi la vita, il sistema i vita, non cambiò in modo subitaneo e così vorticoso come accade oggi, con le invenzioni e i loro miglioramenti che si sono susseguiti incessantemente, per cui oggi, diciamocelo chiaramente, esperienza che cosa vuole dire? Esperienza di cose obsolete, di sistemi di vita non più proponibili? O, forse, non è meglio prima di pontificare, adeguarsi? No, aspettate, non mi pare la parola esatta, cercare di capire e accogliere in noi i nuovi sistemi, le nuove metodologie? Altrimenti rischiamo veramente di essere tagliate fuori, ma non per volontà dei nostri figli, ma della nostra mancanza di volontà di essere al passo con i tempi, di calarci in pieno nell’epoca in cui viviamo.

Sapete, tempo fa ho scritto che non mi piace il detto ai miei tempi, per parlare del passato dell’età della nostra infanzia o giovinezza. Io ho 70 anni ma questi sono anche i miei tempi, i tempi della mia vecchiaia, i tempi della mia vita, che vivo in età diversa da quella di mia figlia o di mio nipote, ma che cerco, spero di vivere pienamente, usando la mia intelligenza e la mia memoria, utilizzando tutto quello che posso di quello che il mondo mi offre. Ed è quello che continuo a ripetere alla persone della mia età, se non vogliamo essere messe in un cantuccio a rimuginare, dobbiamo vivere se vogliamo essere ascoltate, cioè se vogliamo dire la nostra con cognizione di causa e, forse, se saremo interessanti, essere ascoltate, senza la pretesa di essere obbedite.

 

Nonna Lì

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