Ultima modifica 18 Aprile 2015
Il mese di febbraio è il più corto dell’anno, eppure racchiude due momenti particolari nella vita di ogni bambino: il Carnevale, con il gioco dei travestimenti, la scelta delle maschere per assomigliare ai loro beniamini, l’allegria dei coriandoli e l’euforia delle feste, ma anche ‘il fatidico’ momento della consegna delle pagelle a scuola.
La consegna della pagella
Chiamata anche scheda di valutazione o documento di valutazione, la pagella viene, infatti, consegnata a circa metà e alla fine dell’anno scolastico, dopo ogni quadrimestre ed è attesa e temuta poiché rimane lo strumento principe per comunicare agli studenti e alle loro famiglie, andamento e impegno scolastico.
In Germania si usano i numeri, da 1 (Sehr Gut, Molto Buono) a 6 (Ungenügend, Insufficiente), anche in Svizzera, ma con valore invertito (6 è Ottimo, 2 Gravemente Insufficiente). Negli Stati Uniti invece ci sono le lettere, che corrispondono a percentuali di apprendimento: fregiarsi di una A+ è traguardo per pochi; dalla D in giù (meno del 60%), si va decisamente maluccio.
In Italia i voti sono espressi in decimi e chi prima, chi dopo, entro fine mese ogni studente, dai piccoli delle primarie ai ragazzi delle superiori, si ritroverà tra le mani un elenco di materie e numeri.
“Certo, misurare la preparazione e il comportamento con dei numeri rischia di dare l’idea di una graduatoria, di una posizione e sarebbe meglio se fossero accompagnati da un commento – spiegano gli psicologi – però dal giudizio non si può prescindere, ed è quello che motiva e spinge a migliorare”.
Ma come vivere questa attesa con l’atteggiamento giusto? L’impatto di queste valutazioni varia ovviamente in maniera differente sugli studenti a seconda dell’età e spesso sono un momento importante non solo per loro ma anche per noi genitori, perché ci aiutano a smorzare le nostre aspirazioni e a concentrarci sulle competenze e capacità dei nostri figli.
In una società, come quella attuale, in cui veniamo letteralmente bombardati di segnali, messaggi, stimoli, la parola d’ordine sembra essere diventata competizione. Quella sana, ovviamente, è giusto che ci sia ma quando poi ci si punta troppo, si finisce col valorizzare meno altri aspetti, altrettanto importanti per la costruzione dell’identità dei ragazzi, dalle amicizie alle attività extrascolastiche. Talvolta questa pressione per la riuscita si riversa anche sui più piccoli che già ‘stressati’ e affaticati, bruciano così gli aspetti giocosi della loro vita.
Le pagelle sono da sempre cariche di aspettative attese dai genitori nei confronti dei figli, eppure bisognerebbe dargli il giusto peso.
Nei prossimi giorni ci ritroveremo tutti in qualche aula, in attesa di pochi, rapidissimi, minuti di dialogo con le insegnanti e si creerà in noi un misto di ansia e curiosità, che poi sfocerà in sorrisi, mentre ci affretteremo a fotografare con il cellulare una sfilza di numeri su un ‘semplice foglio di carta’, o in dispiacere.
Se ci troviamo di fronte alla prima pagella, cerchiamo di vivere il momento con serietà e leggerezza allo stesso tempo: ogni bimbo è diverso e va considerato nella sua individualità, c’è chi arriva in prima elementare che sa già leggere e scrivere, chi ha bisogno di più tempo per aprirsi e relazionare con i compagni, chi ha bisogno di maggiori attenzioni e chi non si perde d’animo…
E se la pagella non è brillante?
Come comportarsi se la pagella non è proprio brillante?
Soprattutto negli adolescenti ciò può avere un impatto forte sul senso di capacità e sull’autostima e le cause di uno scarso rendimento scolastico possono essere diverse: dalle difficoltà cognitive a quelle relazionali, dall’assenza di motivazione all’influenza di problemi familiari…
E due i rischi in agguato: la delusione del genitore, il senso di depressione dello studente.
Proviamo allora a cercare il motivo di questo insuccesso, ascoltando i nostri figli e i segnali che ci manda. Un brutto voto va interpretato come un sintomo e drammatizzare non serve a molto, bisogna passare il messaggio che le lacune si possono recuperare e che nel secondo quadrimestre ci sarà la possibilità di migliorare. Altrettanto importante è rivolgersi agli insegnanti e, se necessario, fare qualche lezione di ripetizione o, in casi estremi, cercare l’aiuto di uno specialista. Purtroppo negli anni, la collaborazione tra scuola e famiglia, a mio avviso, è andata scemando e spesso ci si ritrova l’uno contro l’altra.
Disponibilità al dialogo con gli insegnanti
Alcuni genitori affrontano il confronto con gli insegnanti senza disponibilità al dialogo e con il piglio di avvocati difensori dei propri bambini. Personalmente, ricordo ancora nitidamente l’obbligo che avevamo, ai tempi della scuola elementare, di alzarci in piedi per salutare l’insegnante che entrava in classe, o il fatto di non poter mettere assolutamente in discussione un voto o una nota ricevuta dalla maestra: non era rigidità, era rispetto, per un ruolo, quello dell’insegnante e per la sua persona.
Valore che oggi, a stento, riusciamo ancor a trasmettere ai nostri figli.
Sicuramente una pagella non è una sentenza e così com’è importante non sottovalutare situazioni negative, allo stesso modo è giusto gioire per un successo scolastico. Ed anche in questo ambito si potrebbe dire di tutto e di più, perché ogni famiglia ha le sue regole educative. Certo, il rinforzo positivo aiuta molto il bambino ed incoraggia l’adolescente ma non necessariamente deve essere associato ad un premio materiale, altrimenti si sposta l’attenzione dal vero obiettivo: fare al meglio il proprio dovere per ottenere buoni voti e la motivazione sparisce.
Usiamo il buon senso allora e regaliamo ai nostri figli premi simbolici ma anche un’occasione di felicità insieme: trasmettiamo loro il messaggio di orgoglio che ci pervade, condividiamo il successo raggiunto e incoraggiamoli sempre ad andare avanti, nel bene e nel male!
Maria Teresa