Ultima modifica 10 Novembre 2015
È morto Nelson Mandela, un uomo, nella migliore e più grande accezione del termine.
Un uomo, un grande uomo.
Non perché ha lottato contro l’ apartheid.
Altri lo hanno fatto prima di lui.
Non perché ha pagato con la prigione l’affermazione delle sue idee.
Altri sono stati rinchiusi prima di lui.
Non perché ha predicato la lotta non violenta.
Altri lo hanno fatto primad i lui.
Ma perché, una volta liberato dal carcere, una volta ottenuta, almeno sulla carta, la parità dei diritti tra l’élite bianca e la più numerosa popolazione di colore ed eletto Presidente del suo paese, ha lavorato per una vera e propria pacificazione.
Non si è vendicato dei soprusi subiti per anni e anni da lui e da tutta la parte nera della popolazione sud- africana, anzi ha dichiarato e agito come se tutta la popolazione africana fosse la sua gente.
Ha considerato tutti, bianchi e neri, la sua gente, senza cercare vendette, senza rivendicare supremazie. È stato il primo e l’unico, fin’ora.
Non so se abbia perdonato, se abbia voluto dimenticare il passato, ma, con un elevatissimo e sano realismo ha chiesto a tutti di mettere una pietra sopra al passato per iniziare da quel momento una vita nuova, per tutti, dando il via ad una reale pacificazione.
Non ha reso agli antichi persecutori pan per focaccia, non ha dato l’avvio, né permesso, faide e vendette, come fino ad allora era sempre accaduto in ogni parte del mondo, dove i vincitori hanno sempre, ripeto sempre, perseguito i vinti, accanendosi su di loro.
No, nulla di tutto questo è avvenuto in Sud Africa. Nelson Mandela ha porto la mano e ha iniziato una era e propria collaborazione con il nemico di sempre, che ha trasformato in avversario, in competitore.
Per questo è stato grandissimo, per questo dobbiamo inchinarci a Lui, per questo gli dobbiamo tutto il nostro rispetto e la nostra infinita ammirazione, per questo dobbiamo conservare la sua immagine nella nostra memoria e ricordarlo sempre.
Per questo dobbiamo augurarci, se vogliamo un’ Italia e un mondo migliore, che altri, dopo di lui ne seguano le orme, e non si limitino a vuote parole di cordoglio e commemorazione, ma colgano l’essenza del suo operato.
Ma, forse, questa è solo un’ utopia.