E tu come mangi?

Ultima modifica 4 Marzo 2013

Nell’immagine di una mamma suo figlio com’è davvero ?

Siamo davvero capaci di vederli per come sono realmente o il nostro sguardo amorevole li dipinge in una sorta di quadro di perfezione ? La domanda nasce da una notizia in cui si scopre come ancora una volta la famiglia e i bambini siano una bella fonte di marketing sicuro. In un ristorante la nuova trovata. Viene riservato uno sconto sul conto del ristorante quando i bambini si comportano bene a tavola.

Non so bene cosa intenda il ristoratore per buone maniere ma certo i bimbi a tavola, specie in un luogo pubblico e affollato, non sempre sono di facile gestione. Ma ci sono trucchi o strategie per un bimbo a tavola? Credo che ognuno abbia i suoi come io ho i miei che condividerò con voi.

Per me la prima regola è che il gioco è la base di un bambino. Non c’è nulla che si può insegnare, trasmettere o lasciare davvero in un esserino sotto o poco sopra il metro di altezza se non attraverso il gioco. Attraverso il gioco si capisce subito che tipo di bimbo abbiamo di fronte. E se è vero che molto del loro essere viene nel bene e nel male plasmato da noi, è anche vero che hanno una loro miscela innata. Qualcosa che va oltre la genetica e che li rende, che rende ciascuno di noi, unico e speciale.

Mio figlio è, per molti versi, il risultato di me e della mia impronta genetica e personale per quanto ricorda il cibo. Io non mangio ogni tipo di cibo anche se faccio di tutto per insegnare a lui che bisogna assaggiare tutto e poi, solo dopo, si può decidere se ci piace oppure no. E se questo vuol dire fingere che adoro gli spinaci allora sia. Divento più brava di Meryl Streep  ! Non che questo per ora lo abbia convinto a mangiarli con gusto ma ci sto lavorando…

E non è un gran mangione in generale. Non è appassionato al cibo, penso che, escluso il cioccolato, sua vera passione, fosse per lui prenderebbe una pastiglia pur di non perdere tempo a tavola troppo a lungo. Quindi visto che invece a tavola è bello stare, che il cibo è uno dei piaceri della vita, cerco sempre di intrattenerlo. E quindi si, io sono una di quelli che a tavola gli consentono di portare qualche piccolo giochino. Una matita colorata e un foglietto (nella mia borsa/valigia non mancano mai), qualche animaletto (anche questi non mancano mai…c’è poco da ridere ma altri se la ridono eccome quando non trovo una cosa nella borsa e non mi ricordo di non svuotala davanti ad altri…ed ecco fanno capolino un elefantino e l’immancabile leone… ).

Non è sempre facile a casa trattenerlo al suo posto fino a che non abbiamo finito (e spesso nemmeno fino a quando lui non ha finito) quindi nemmeno al ristorante. Quindi la mia arma è, e rimane il gioco, dall’ordinare dal menù insieme e far fare a lui l’ordinazione al cameriere, fino a giocare con il cibo prima che finisca in bocca. Cercando di stare seduti il tempo necessario alla fine del pasto, ma anche cercando di privilegiare i ristoranti dove è possibile far scendere dalle sedie i bambini, magari con un cortile o semplicemente uno spazio fra i tavoli sufficiente a non obbligarli a stare seduti troppo a lungo e soprattutto senza dare fastidio.

In sostanza, come sempre del resto, il trucco per riuscire è capire bene chi hai davanti. Non illuderti di avere quello che vorresti ma quello che hai davvero fra le mani. Inutile giocare a pallavolo se hai un pallone da basket…

Non so se l’iniziativa del ristoratore porterà in realtà ad un aumento della clientela familiare ma credo non ci si niente di male nel voler incentivare simpaticamente una buona abitudine. Non solo per la famiglia in sé ma anche da un punto di vista sociale. Perché credo sia importante insistere su questo punto già da piccoli, Non viviamo in un mondo intero da soli. Ma siamo parte di un mondo intero. Quindi, quando facciamo qualcosa inevitabilmente si ripercuote anche su chi ci sta vicino. E non possiamo, e nemmeno dobbiamo, permetterci di dimenticarlo o di ignorarlo. L’egoismo non è accettabile. Sì alla libertà, è il nostro bene più prezioso, ma senza mai permettersi di ledere la libertà altrui. Sembra un concetto troppo grande ma in realtà è semplice. Ed è il primo comandamento dell’amore. Non si sa amare nessuno, nemmeno se stessi, se non si impara ad amare il prossimo. Per poi passare al mondo in cui viviamo, le cose che possediamo o che vorremmo. Che valore hanno se non le condividiamo con gli altri ?

E se a parole sembra difficile io credo che sia assolutamente importante farlo, fin da piccoli. E’ come imparare ed insegnare a lavarsi i denti. All’inizio bisogna ripeterlo cento volte, accompagnarli. Poi lo faranno da soli, in automatico. Lo stesso per lavarsi le mani prima di andare a tavola o dire grazie e per favore quando si ottiene o si vuole qualcosa. Se sei abituato a dirlo, se ti è stato insegnato, lo dirai senza nemmeno pensarci. E’ come lo sbadiglio. Se qualcuno sbadiglia sei contagiato e lo fai. Senza pensarci su.

E qui c’è il secondo punto. Il buon esempio. Un bimbo maleducato, a tavola o altrove, è la somma dei difetti e dei mancati insegnamenti dei genitori. Un bambino non sa come comportarsi se non gli viene insegnato. Ho visto genitori inseguire i bambini che non sanno stare seduti più di un minuto con piatto e maccherone già inforchettato… Come sia possibile inseguire un figlio per farlo mangiare sinceramente non lo capisco ma non credo che i suoi genitori si preoccupino dell’insegnamento che gli stanno dando o del fastidio che potrebbero dare ad altri.

Quindi ,come per molte altre occasioni, sta a noi genitori, e soltanto a noi, insegnare a mangiare e a stare a tavola ai bambini. Giocando e parlando con loro, rendendo piacevole, interessante e stimolante il momento al di la del puro nutrimento.

Spero vivamente che l’iniziativa del ristorante si propaghi a macchia d’olio e che magari si preveda una qualche forma di premio da consegnare ai bambini se hanno genitori che non urlano, che non parlano ad alta voce al telefono…e via così… Spesso sono loro ad avere più cose da insegnare a noi.

Nathalie Scopelliti

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