Ultima modifica 11 Novembre 2015

Un sistema sanitario pubblico può permettersi di finanziare una cura che costa almeno 80 mila euro per singolo ciclo terapeutico? Da poco a Londra questo interrogativo è stato al centro dell’International Liver Congress sulle malattie del fegato e sui nuovi trattamenti contro l’epatite C. Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, oggi ha dato una risposta positiva al dilemma, annunciando un piano nazionale per l’eradicazione di questa malattia facendo ricorso proprio ai nuovi, costosissimi medicinali immessi da poco sul mercato.

epatitec

Il Ministro Lorenzin lo ha annunciato, forse non molto opportunamente, proprio in occasione di una visita allo stabilimento italiano della multinazionale Abbvie Italia, azienda in corsa per ottenere le certificazioni per la produzione e la commercializzazione di uno dei nuovi farmaci in grado di sconfiggere del tutto l’epatite C.

E’ una scoperta straordinaria della storia della medicina, – ha detto Lorenzinche capita una volta nella vita, un po’ come è stato con la penicillina. Dobbiamo far comprendere alla popolazione che siamo di fronte a una nuova fase con farmaci in grado di salvare la vita delle persone, ma che ovviamente sono molto costosi. Ma l’Italia – ha aggiunto il ministro – ha una cultura umanistica e sussidiaria che non possiamo perdere: non posso accettare il fatto che questi farmaci vengano dati con politiche selettive, a qualcuno che è più fortunato di un altro. Bisognerà saper scegliere e porterò queste scelte al Consiglio dei Ministri anche se –  ha concluso Lorenzin – naturalmente cercheremo di trattare il più possibile sul prezzo“. Trattativa che dovrà avvenire tra lo Stato e le aziende produttrici.

Al momento, l’americana Gilead Sciences ha sbancato il mercato americano con il suo Sovaldi (sofosbuvir) e ciò malgrado la terapia – che si è dimostrata in grado di sconfiggere la malattia in oltre il 90% dei casi – costi oltre 80 mila euro: mille dollari a pillola quotidiana del farmaco principale più le spese per quelli di sostegno.

Secondo il ministro, sui farmaci innovativi bisogna trovare un compromesso: “Da una parte le aziende fanno scoperte, ma dall’altra gli stati non possono andare falliti, bisogna trovare un modo di convivenza che oggi vale per l’epatite c, domani per l’Alzheimer, dopodomani per il Parkinson“.

E’ molto probabile che quel “compromesso” sia ricercato con produttori più vicini della californiana Gilead e dunque anche la Abbvie, se riceverà le certificazioni e le autorizzazioni dell’Aifa, sarà in prima fila. Lo stabilimento visitato dal ministro ha infatti tra i farmaci in produzione uno dei tre che fanno parte della terapia dell’epatite C sviluppata da Abbvie e in corso di registrazione. “L’azienda ha 1200 dipendenti in Italia, di cui quasi mille impiegati nello stabilimento – ha spiegato l’amministratore delegato di Abbvie Italia, Fabrizio Grecoe i nostri  farmaci sono esportati in 110 paesi. L’azienda ha in corso oltre 20 test clinici di fase 2 e 3, e solo nel 2013 sono stati investiti 2,5 miliardi in ricerca“.

epatitec lorenzin

Il problema sarà il livello di quel compromesso e, di riflesso, dove si andrà a tagliare (su quale assistenza e su quali patologie?) per finanziare il piano anti-epatite C. Perché è certo, lo ha ricordato anche Beatrice Lorenzin, per pagare a tutti una terapia che, nella migliore delle ipotesi, costerà comunque 30-40 mila euro,da qualche parte bisognerà fare qualche sacrificio”.

Le associazioni di pazienti però non smettono legittimamente di sottolineare con clamore l’opportunità di un uso estensivo dei farmaci, proprio in virtù della brevità della cura, dell’assenza di effetti collaterali e della maggiore efficacia. E noi speriamo si possa fare, senza troppi tagli e sacrifici.

Paola Lovera

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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