Ultima modifica 8 Settembre 2015
Nello Spazio Factory, situato vicino al Museo del MACRO di Testaccio, si è svolto il primo di 4 incontri, legati al tema della genitorialità ed al conflitto con i figli, organizzati dal CPP (Centro PsicoPedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti), un istituto orientato alla formazione e ai processi di apprendimento nelle situazioni di conflittualità.
Massimo Guidotti, direttore della struttura Cielo Azzurro, ha introdotto il protagonista dell’incontro, il prof. Daniele Novara, pedagogista, consulente, formatore e direttore scientifico della Scuola Genitori, un progetto attivo oltre che a Milano, Piacenza, Alto Garda e Rogno (BG), anche a Roma.
Centinaia le persone intervenute, tra genitori, insegnanti e persone interessate a conoscere le mosse giuste per farsi ascoltare dai figli e guidarli nella crescita. Ma da dove parte tutto questo interesse?
Noi e la nuova genitorialità
A differenza dei nostri genitori (e ancor prima, dei nostri nonni), che ci hanno cresciuto letteralmente “cavandosela da soli”, sperimentando direttamente su di noi il mestiere di madre e di padre, oggi viviamo in una società in cui manuali d’uso, incontri e conferenze sembrano indispensabili per imparare le modalità con cui gestire i conflitti con i figli nelle varie età della vita e per aumentare la loro autostima e la loro fiducia nei nostri confronti. Viviamo alla continua ricerca delle informazioni di base che servono per educare. E se per noi entrare in conflitto con i nostri genitori non era possibile, ecco che invece solo il 23 % degli adolescenti d’oggi non insulta i genitori e dovremmo cominciare a recuperare distanza: talvolta neanche la disponibilità è un codice educativo.
Il padre padrone dei tempi andati sembra essere stato sostituito dal padre peluche, inoltre siamo diventati genitori logorroici e “la cinghia” è stata sostituita dagli eccessi verbali. Ma non è un’alternativa, semplicemente un equivoco, perché parlare non è educare.
Bisogno di regole
Fare i genitori è da sempre considerato faticoso ma oggi siamo più emotivi e alla fine ci convinciamo che necessitiamo di una cultura delle regole.
Vediamo allora di quali regole.
Il prof. Novara ha scritto circa una quarantina di libri di pedagogia e problematiche educative, l’ultimo di questi è “Urlare non serve a nulla” (BUR), di cui sono state stampate già 5 edizioni e vendute 24.000 copie.
Questo libro nasce da una conferenza, fatta a Milano nell’aprile dello scorso anno, il cui tema era “Farsi ascoltare” e che attirò ben 500 persone. Il contenuto? Una serie di regole, appunto, per aiutarci a rafforzare il ruolo educativo nei confronti dei figli.
Ve ne diamo un assaggio.
ALCUNE REGOLE GENERALI
– Non prendere alla lettera quello che dicono i figli (es. “Non mi compri mai niente!”): i figli sanno che ci sono alcune frasi magiche, capaci di far affondare noi genitori nel senso di colpa.
– Non mortificare con ordini, urla e sgridate (es. “Sei sempre il solito, non capisci mai niente…”).
– Non fare domande di controllo, la loro natura è tendenziosa e nasconde l’obiettivo di stabilire un controllo (es. “Com’è andata oggi a scuola?”)
– Accettare che non ti dica tutto (l’assoluta sincerità è impossibile)
– Dare indicazioni comprensibili (Es. “I compiti li fai tu, se hai bisogno di qualcosa me lo chiedi”)
Urlare non serve a nulla
Il periodo del NO non c’è più, adesso siamo nell’era del NO, la situazione è profondamente cambiata e noi perdiamo molto più facilmente le staffe. Ma urlare, come dice il titolo del libro, non serve a nulla, le urla creano una sensazione di sgradevolezza, le urla allarmano, non educano! Ma allora perché oggi i genitori urlano tanto e di più? Diamo la colpa ai ritmi frenetici di vita cui siamo sottoposti, alle tenaglie commerciali che stringono i nostri figli e che ci esasperano, agli aiuti che spesso ci mancano (in famiglia, nella società…) ma sicuramente, spesso, dimentichiamo l’importanza dell’errore e dell’esperienza, dimentichiamo che i bambini hanno bisogno di sbagliare per imparare ed essere valutati sui loro progressi.
Sembra che facciamo fatica a capire che i bambini sono bambini (adultismo) e che hanno bisogno di autonomia, di vivere “la vita, questa impresa eccezionale” (Maria Montessori).
La chiarezza, afferma il prof. Novara, è il primo elemento da considerare, i bambini hanno bisogno di essenzialità e comunicazioni semplici per non andare in confusione, così come fondamentale è la coesione dei genitori con regole pratiche e precise, spesso mancano quelle condivise e il bambino non sa qual è la procedura.
A tal proposito, prendendo spunto dal momento della cena, Novara ha distinto una serie di regole confuse ed altre chiare, così da mostrarci la differenza tra regole ed esortazioni, non dobbiamo infatti dire al bimbo ciò che deve fare (le regole non sono ordini né comandi) ma quali sono le cose giuste.
Un esempio
REGOLE CONFUSE:
– Stai fermo e seduto
– Non giocare con il cibo che è da maleducati
– L’importante è che tu mangi tutto
– Non fare dispetti a fratelli e sorelle
– Non chiedere di accendere la tv
REGOLE CHIARE:
– A tavola si sta seduti
– Si resta a tavola finchè tutti hanno finito
– La tv resta spenta
– Si può parlare
– Ognuno ha il suo posto
Strategie diverse per diversi conflitti
I conflitti dei bambini sono comunque diversi da quelli degli adolescenti e se i primi necessitano di regole chiare, con i secondi occorre la negoziazione ed il silenzio attivo, afferma Novara, a 14 anni interrompiamo il rifornimento comunicativo e soprattutto, una volta la settimana, sdoganiamo le regole!
I prossimi incontri organizzati dal CPP si svolgeranno il 25 marzo, il 16 aprile ed il 15 maggio p.v.