Fiamme

Ultima modifica 20 Aprile 2015

Basta una scintilla per dar fuoco alle fiamme che covano sotto la cenere e il mondo islamico è un fuoco sopito, coperto, soffocato e basta una scintilla, un pretesto, per farlo divampare.

C’è odio negli animi, un odio antico, alimentato, tenuto vivo da integralisti estremi, da persone che non accettano idee diverse dalle proprie che intendono imporre con qualsiasi mezzo, e trovano facili seguaci nelle masse nelle quali, goccia a goccia è stato istillato il veleno dell’odio verso gli “infedeli”, accusati, a torto o a ragione, di ogni male, di ogni problema, delle pessime condizioni in cui sono costrette a vivere.

Alimentando, nello stesso tempo, la speranza, che dico, la certezza che l’avvento, che la presa di possesso da parte del loro Dio del mondo intero risolva, come con un colpo di bacchetta magica, tutti i loro problemi, segnando la definitiva sconfitta del mondo rivale, l’odiato, blasfemo occidente.

E l’incauto occidente ha salutato con favore, molto spesso fiancheggiando e aiutando, quelle sommosse, quelle rivoluzioni che sono passate sotto il nome di primavera araba, nella speranza che, deposti i tiranni la democrazia avrebbe preso il sopravento.

Democrazia intesa come governo del popolo, rispetto per le minoranze, cancellazione delle prevaricazioni e dell’impiego indiscriminato della forza per imporre la volontà dei governi.

Primavera intesa come rinascita a nuova vita.

Ma non si possono cambiare subitaneamente le condizioni in cui vive un popolo e sulla massa degli scontenti, dei delusi dall’assenza del miracolo tanto atteso e preannunciato, hanno, come sempre accade, buona presa le parole mormorate sottovoce o gridate, parole che danno la colpa di tutto ad altri, ai nemici e, ancora una volta cercano e trovano un pretesto che accenda le scintille, che faccia divampare le fiamme, che distolga l’attenzione dalle loro mancanze.

Nuovi morti, nuovi feriti, nuove sommosse e non solo tra i “nemici”.

Ma il fanatismo non si smonta, anzi, si propaga e aumenta di intensità.

La causa? Questa volta un trailer di un filmetto, mal girato e mal interpretato, messo su youtube da qualche mese e che “prenderebbe in giro il loro massimo profeta”, ma sono mesi che circola! Possibile che nessuno se ne sia mai accorto? Possibile che, come sentenziano alcuni, che abbiano aspettato per renderlo noto ai loro popoli quell’11 settembre di così infausta, per noi, memoria e lode e vanto degli estremisti dell’islam?

Non si può offendere il loro Dio né i loro profeti, non se ne può neppure parlare, se non per osannarli.

Non si può criticare il Corano, nel senso letterale della parola, né cercare di capire o interpretare i suoi versetti se non secondo i canoni del fondamentalismo più stretto.

Oggi da noi non è più così, ma in un tempo non molto lontano si studiavano a memoria, come tutt’oggi avviene da loro, versetti del Vangelo, meno frequentemente della Bibbia.

Per poter ricevere il sacramento della Comunione si dovevano imparare a memoria tutte le risposte del Catechismo, senza sbagliare una sola virgola, senza cercare di capire il contenuto.

Quando questo risultava assolutamente incomprensibile, all’incerta domanda di un bimbo di 8 anni, il sacerdote rispondeva: “è uno dei tanti misteri, inconcepibili ed inarrivabili per una piccola mente umana. Non bisogna cercare di capire, bisogna accettarli con fede, senza dubbi e senza tentennamenti. Bisogna credere!”.

E anche noi abbiamo chiamato infedeli gli altri.

Abbiamo ritenuto che fosse nostro preciso dovere salvare i non credenti dalla dannazione eterna e siamo andati, nei secoli, non sempre pacificamente a diffondere la buona novella, ad imporre la nostra civiltà, la nostra cultura, la nostra religione a popoli che avevano civiltà, culture e religioni diverse e che hanno dovuto subire la nostra proclamata superiorità.

E si sono ribellati, nei modi che conoscevano, e quando non riuscivano a scacciarci, a contrapporre le loro idee, imparavano ad odiarci, aiutati dai loro capi-tiranni che cercavano di distrarre il risentimento da se e ci indicavano come capri espiatori.

Hanno così imparato a difendere il loro credo dagli attacchi veri o presunti, ne hanno fatto la loro ragione di vita, tutto è scritto nei loro testi sacri, ogni domanda vi trova una risposta, tutto fa capo a loro e non accettano regole che quelle dagli stessi impartite.

E noi continuiamo a non imparare dai nostri errori, continuiamo a pensare i aver diritto di ingerenza nei loro “affari interni”, ci ergiamo a paladini dei diritti di quei popoli e continuiamo a voler imporre la nostra democrazia con le armi.

E gabelliamo la nostra ingerenza come aiuto a coloro che si ribellano contro il dittatore di turno, ma sempre e soltanto quando ci sono veramente in gioco i nostri interessi, legati soprattutto alle risorse petrolifere, perché, e contradditemi se non è vero, quando sono povere popolazioni in lotta, ci limitiamo a sentenziare, pontificare, condannare, senza però intervenire.

E, ogni volta, allontanato il tiranno, si mostrano sempre più insofferenti alla nostra presenza, non ci sono grati dell’aiuto, ritorniamo ad essere, forse non abbiamo mai cessato di essere, il nemico.

Il terrorismo e la violenza sono mostri da debellare è vero, ma ….prima di abbattere il fuscello nell’occhio del nemico, sconfiggiamo la trave che alberga nel nostro.

Chiaramente non tutti gli uomini dell’islam sono fondamentalisti, prevaricatori o assolutisti, è con loro che dobbiamo installare un dialogo tra uguali, e cercare di crescere insieme, insieme scacciare, allontanare, rendere inoffensivi i diversi fondamentalismi che albergano in entrambe le parti.

Utopia? Forse, ma c’è un’altra via?

 

Nonna Lì

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