Ultima modifica 29 Settembre 2016

La crioconservazione degli ovociti per la conservazione della fertilità femminile è una tecnica ancora poco conosciuta al grande pubblico ma molto più diffusa di quanto si voglia credere.
E, cosa assai importante, il nostro paese è leader in questo settore ed è riconosciuto come tale dalle più importanti società scientifiche.
La crioconservazione, realtà diffusa ma poco conosciuta, rappresenta per molte donne una grande possibilità per la conservazione della propria fertilità.
Immaginiamo giovani donne affette da neoplasie che per combattere il proprio male devono sottoporsi a cure chemioterapiche con un danno irreversibile al proprio apparato riproduttivo.
Per queste donne, immaginare di poter preservare la propria capacità riproduttiva rappresenta darsi la possibilità di progettare una vita dopo la malattia, speranza che si ripercuote anche sullo stato emotivo e di conseguenza sulle probabilità di guarigione.
Immaginiamo donne soggette a malattie come l’endometriosi, o come la menopausa precoce o donne che hanno subito interventi invasivi alle ovaie o alle tube che hanno compromesso la loro funzione ovarica, perché impedire loro di pianificare un eventuale gravidanza?
Senza considerare che viviamo in un paese in cui, purtroppo l’età sociale non coincide più con quella biologica. Siamo costrette a posticipare l’idea di avere un figlio di anno in anno, fino a quando raggiungiamo il momento giusto per posizione, status e professione, ma sbagliato per il corpo perché ormai è tardi.
Perché prima di avere un figlio, abbiamo dovuto cercare un lavoro stabile, dignitoso, un posto decente, dove stare. Questo andrebbe affrontato come un problema serio, con un approccio globale con interventi diversi e in materia diverse. Se lo scenario e il contesto sociale è questo, perché non ricorrere alla possibilità che questa tecnica offre?

Raffaella Clementi

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