Il microcredito in Africa è donna

Ultima modifica 6 Novembre 2015

 

Non è sconosciuto ai più che l’economia domestica in Africa sia sostenuta dalla donna. La maggior parte delle volte la donna ne è obbligata in quanto abbandonata o vedova. Ma, sia che si tratti di una madre o di una figlia, il lavoro di cui si sobbarca ogni giorno è degno di un qualsiasi manovale del mondo occidentale, peraltro in assenza di copertura assistenziale e previdenziale.

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Tutte le donne africane hanno grinta, ambizione, desiderio di riuscire. Loro hanno la motivazione e la determinazione di costruire per sé e per la propria famiglia una vita migliore. Sono il fulcro, il cuore e l’anima della famiglia e  della comunità. Nella gestione del denaro sono responsabili, competenti e diligenti nello spenderlo, quasi ad esclusivo vantaggio dei propri figli. Di fronte a tanta potenzialità ciò che manca è l’accesso al credito.

Con la disponibilità di credito, fiorisce la prosperità e il progresso. Le donne africane chiedono opportunità e non beneficenza. Attraverso un progetto sostenibile si può dare alle donne nigeriane, la possibilità di sviluppare commercio e attività manifatturiere fonte di fattiva ricchezza e  guadagno.

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Il microcredito si basa sulla fiducia data a singole imprenditrici donne, per avviare un’attività o ampliare quella già esistente. Con la crescita della propria attività, la donna divenuta imprenditrice, è in grado di dar da mangiare alla propria famiglia e di mandare a scuola i propri figli. La donna imprenditrice diviene un modello di ruolo nella collettività, ed è in grado di vivere una vita più piena, venendo riconosciuta come membro prezioso della società.

La riduzione della povertà estrema è il primo degli “obiettivi di sviluppo del millennio” sottoscritti da oltre 180 capi di stato, ed il microcredito è ormai il simbolo della cooperazione allo sviluppo che funziona: locale, mirata, a favore delle categorie più svantaggiate e non di élite corrotte.

Sosteniamo il microcredito: la nuova frontiera del lavoro femminile in Africa.

Paola Lovera

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