Ultima modifica 20 Giugno 2019

Qualche giorno fa partecipiamo con le nostre classi quarte di scuola primaria ad un Piedibus, un’iniziativa che raccoglie pedoni di ogni età e che si organizza di solito al fine di stimolare soprattutto i bambini ad andare a piedi.  Si va. L’iniziativa, il fare, il partecipare è uno dei nostri “motori”: l’idea è di passare tutto ciò ai bambini perché si impegnino a fare, nella vita; a non essere indifferenti alla vita e alle occasioni.

indifferenza
Partiamo e ci accodiamo alla fila con i volontari che fermano il traffico: io stupita, perché la gente in macchina sorride e saluta il corteo di giovani: che sarà? Dopo un po’ mi accorgo che chi ci segue e ci precede sono ragazzi della scuola media e di una scuola superiore. Beh, ancora meglio!
Condivisione, incontro, interazione tra i vari gradi di scuola! Bellissimo! Quella puntina di positività mi ha preso…  per poco.
Se dovessi spiegare la delusione decadente, la potrei suddividere in due riflessioni.
La prima: alcuni ragazzi (diciamo 15 – 16 anni circa) ridevano  dei nostri bambini che cantavano una canzone durante il cammino. Ma questo ci può stare; spirito di mezzo adulto che vuole farsi grande e divertirsi, come se far sentire ridicoli dei bambini fosse una medaglia da esibire. “ L’applauso per sentirsi importante, senza domandarsi per quale gente” (Lucio Battisti cit.).
Le faccine dei bambini parlavano chiaro: non capivano perché. E’ dispiaciuto. Ma una “postilla” ai professori presenti è stata fatta e si sono subito mossi a frenare il “movimento”. Hanno smesso, ma perché lo ha deciso qualcun altro. Triste, ma almeno è qualcosa (tanto per vedere il bicchiere mezzo pieno).
La seconda: arrivati ad una delle  fermate, ragazzi… tutti appoggiati al muretto a chiacchierare tra loro, come se fosse un pomeriggio a perditempo. Coinvolgimento zero. I nostri bambini li guardavano…li guardavano…li guardavano.
Ci fosse stato uno studente o una studentessa che avessero accennato, solo accennato, un sorriso ai più piccoli… come se  non  fossero mai stati bambini.
Come se fossero nati grandi e non avessero bisogno di nulla.
Sì, lo so, è l’adolescenza, contro tutto e contro tutti. Ma non era con e neanche contro. Era indifferenza.
  La trasparenza l’avevamo acquisita.
Non sono mai stata una che fa di un’erba un fascio e non lo faccio ora perché conosco ragazzi molto attivi socialmente, volontari che si dedicano agli altri, impegnati…che non sono così. Però  non vedere neanche  un segno “di vita” in quell’occasione mi ha spiazzato.
Non sto parlando di attività programmate, ma di iniziativa personale…o meglio, sensibilità personale.  Solo triste, disinteressato brusio e qualche risata sguaiata…la desolazione con le mani in tasca.
Poi accade di vedere quattro giorni fa quel video di un’adolescente della provincia di Milano che picchia una coetanea   : tanti altri ragazzi che la guardano, la lasciano fare. Nessun impulso alla difesa, alla protezione. Non è la sede per condannare nessuno, perché quella ragazza si porta dietro un fardello pesante di diseducazione ai sentimenti e al rispetto degli altri che non le ha reso e non le renderà mai la vita facile…neanche con se stessa.
  E mi sono anche stupita del fatto che chi ha filmato, stando a guardare, abbia diffuso su Facebook quella scena, quando probabilmente avrebbe dovuto o lanciarsi a difendere la ragazza offesa o almeno portare il telefono alla Polizia. Lo spettacolo macabro purtroppo fa parlare, ma non risolve…e se vogliamo dirla tutta, insegna al negativo.
Due mesi fa una nostra ex alunna ormai quindicenne ha avuto una borsa di studio per  il suo comportamento improntato alla disponibilità, al sostegno, alla solidarietà verso gli altri. Mi è venuta subito in mente per contrasto. Poi, riflettendo, mica tanto in contrasto: il fatto che esista una borsa di studio , vuol dire che il comportamento solidale ha bisogno di essere  incentivato con iniziative del genere e che purtroppo non viene considerato “la norma”, come dovrebbe essere, ma un’eccezionale eccezione.
La solidarietà e la partecipazione sociale sono anche un dovere: lo dice la nostra Costituzione. In quelle occasioni sembrava invece che niente appartenesse a quei ragazzi, neanche la forza della loro età. Che passeggiassero nel  mondo di Senecuranoglialtri. E ho paura che crescendo, anche i nostri cuccioli diventino per la maggior parte foglie portate da quel vento disinteressato e indifferente. Li vedremo appoggiati al muretto, preoccupati soltanto di calzare i jeans all’altezza giusta o di non far incastrare i tacchi nei ciottoli del selciato? Perché è questo che si vedeva. O peggio li vedremo assistere ad un pestaggio senza farsi avanti?
Posso dire che sono rimasta malissimo? Sarà stata una semplice occasione sfortunata in combinazione casuale con un evento mediatico?

Aiutatemi a capire.

Ylenia Agostini

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

4 COMMENTS

  1. Credo che l’interesse verso gli altri nasca là dove viene seminato il seme in famiglia. penso che l’esempio sia sempre il più grande incentivo per far si che i nostri ragazzi scelgano di essere utili ad altri. quindi sono convinta che facendo volontariato noi per primi riusciremo a insegnare ai nostri figli che aiutare gli altri non è tempo perso ma tempo prezioso per imparare qualcosa di più. mettiamoci la faccia anche noi, come hai fatto tu aderendo a questa iniziativa. ce ne sono mille, di impronta laica o religiosa poco importa. caritas, canili, ospedali, ma anche legambiente o wwf organizzano giornate basate sulla solidarietà. aderiamo e portiamo i nostri ragazzi con noi e vedremo fiorire il senso di responsabilità e solidarietà in loro.

    • Si, io spero che ciò che facciamo serva a qualcosa e sicuramente non smetteremo. Il “fare” è l’unica strada. Noi insegnanti abbiamo un asso nella manica e non si deve sprecare neanche un giorno, anche se a volte sembra di lavorare a vuoto. Grazie.

  2. Cara ylenia.l’unica cosa da fare è non arrendersi. È crederci e avere speranza. Fiducia che il buono si possa insegnare e quindi imparare. Se ci fossero più persone come te che si interrogano e si adoperano vivremmo tutti meglio. Ma vedi io..intanto penso che già ne conosco una. Che è meglio di nessuna…no? Non mollare mai e vedrai che molti dei tuoi cuccioli terranno la mano ai piccoli alla prossima camminata. Baci.

    • Nathalie. Grazie.Io non mi arrendo e continuo ad insistere perché un mondo migliore lo dobbiamo ai nostri bambini. Non provarci non va bene. Graxzie Nathalie. Ci vuole.

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