Il sesso…ai miei tempi!

Ultima modifica 6 Novembre 2015


Quando sono nata io, era il 1943, di sesso non si poteva discutere. Era una parola ‘sporca’ che non doveva essere pronunciata in presenza di bambini per non offendere la loro innocenza.

E questo non è tutto, era considerato un argomento tabù, specie per le donne che, sino al matrimonio, non dovevano sapere nulla, dovevano essere tenute all’oscuro. C’era una frase, diventata poi famosa, che il marito diceva alla moglie durante la prima notte di nozze: ‘ cara, non ti ha detto nulla la mamma?’.

La Chiesa, negli anni, ne aveva fatto una cosa vergognosa della quale gli eletti, il clero, si erano liberati, negandola.
Era considerato un male necessario per assicurare la sopravvivenza della specie, ma un male comunque, del quale pentirsi e al quale sottomettersi per ‘dovere’.

Gli uomini esclusi, ovviamente, perché era noto che gli uomini avevano delle necessità che dovevano essere soddisfatte, magari nelle case di tolleranza o con le proprie mogli, forse anche con le amanti, che erano disprezzate, e poiché si persegue il peccato e non il peccatore, loro erano sempre perdonati.

Le donne no, a loro il sesso era negato, o meglio era inconcepibile che una donna avesse anche lei delle ‘necessità’, che potesse provare sensazioni piacevoli durante il coito, anzi lei doveva solo sottomettersi e sopportare in vista e nella speranza di una possibile gravidanza.

Avere un bimbo, le era stato inculcato, era l’unica felicità che le era riservata.
Dobbiamo dire che le donne non avevano cultura, non sapevano e non conoscevano cose che non fossero la cura della casa, del marito e dei figli e, quando sapevano leggere, leggevano solo testi sacri.

Vi sembra impossibile? Ma è vero. Poche donne avevano seguito un corso di studi che superasse la 3 elementare, raggiungevano a stento la quinta, alcune la sesta e le più fortunate frequentavano e medie inferiori e poi, quasi obbligatoriamente, le magistrali.
Solo uno sparuto gruppo di coraggiose, che avevano padri illuminati, potevano frequentare il liceo e tentare l’approccio universitario. Ma dovevano essere coraggiose davvero.

Le cose sono cambiate durante la seconda guerra mondiale, le donne avevano dovuto sostituire gli uomini nei lavori più diversi e, riuscendovi, crebbero improvvisamente. Si direbbe ora che presero contezza di sé.
Iniziarono, sempre in maggior numero, a seguire corsi di studio diversi, osarono, in poche ma…, l’istituto per geometri, l’industriale ed il nautico, e cominciarono a discutere.

Sì… a discutere, prima non era concepibile né ammesso,  a parlare di tutto e di più; si erano liberate dei paraocchi e non accettavano più supinamente i dettami di nessuno, fosse genitore, fratello, marito o sacerdote.

Purtroppo i signori uomini non avevano seguito lo stesso processo e, fieri del loro retaggio, mettevano e mettono i bastoni tra le ruote, a meno che la cosa non li riguardi e agevoli i loro interessi.

Il sesso, appunto, il sesso libero che proclamano unitamente alle donne, ma con un fondo di disprezzo, palese o nascosto. Difficilmente si pongono sullo stesso piano, riconoscendo la validità di pari comportamenti, e pur approfittandone sdegnano le ragazze, pensandole di ‘facili costumi’, non da ‘sposare’, non da farne compagne di vita se non temporanea, senza legami, senza progetti in comune, se non a parole.

Il processo è ancora lungo, quando riuscirà, la maggior parte degli uomini a capire che pur nelle differenze fisiche non c’è differenza mentale nei sessi?

Vedete, questo, credo, che sia alla base dei femminicidi che si susseguono nel mondo: la mancanza di accettazione, da parte dell’universo maschile, che le sue  esigenze e prerogative siano le stesse, pur nella diversità dell’uomo, che la forza bruta, all’origine della loro antica prevalenza, oggi è sostituita dalla forza della mente nella quale non si prevale per sesso, ma per doti personali.

Quando la smetteranno di giustificare loro stessi e condannare le donne per lo stesso motivo….forse, dico forse, non ci sarà più femminicidio.

Nonna Lì

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