Intervista a Massimo Gramellini

Ultima modifica 18 Giugno 2018

Con molta emozione oggi vorrei rivolgere qualche domanda allo scrittore Massimo Gramellini riguardo al suo famosissimo libro “Fai bei sogni” che parla della perdita della madre quando era ancora bambino e del doloroso modo in cui lo ha scoperto. Il suo è  il percorso di una vita che fra interrogativi, paure e riflessioni porta a nuove consapevolezze. E’ una storia forte, autobiografica che non risparmia, mette a nudo e fa crescere, oltre che commuovere.

Nel suo romanzo aleggia la presenza  minacciosa di Belfagor, il suo mostro interiore che le sussurrava «Tu sarai sempre diverso dagli altri e nessuno ti vorrà mai bene davvero», nella vita è riuscito a sconfiggerlo grazie alla stesura di questo libro?
« Se non l’avessi sconfitto e almeno in parte risolto, con l’aiuto di mia moglie Elisa e della vita, non avrei avuto la forza e il coraggio di scrivere. Sapevo benissimo che mi sarei esposto alle critiche e persino alle malignità, ma era un rischio da correre. L’ho scritto di getto durante le vacanze estive del 2011, imponendomi di restare al computer per la durata di sei cd di Mozart al giorno. I concerti per piano di Barenboim: ormai li so a memoria… Eppure ero pieno di dubbi. Ogni sera, quando spegnevo il computer e rimettevo Barenboim nella scatola, mi chiedevo: perché mai la mia storia dovrebbe interessare a qualcuno? Non mi ero ancora reso conto che siamo un’umanità di orfani, nel senso che tutti abbiamo perso qualcuno o qualcosa. »

Molti psicologi sostengono che ciò che accade durante l’infanzia produrrà un’eco dentro di noi per tutta la vita. A noi come mamme sta particolarmente a cuore questo periodo speciale. Perdere la figura di riferimento più importante per un bambino ha molte conseguenze a livello emotivo, psicologico, sociale e di riconoscimento. Cito dal suo libro: Ero l’unico della classe a non essere più accessoriato di madre amorevole. E anche se la Maestra stava attenta a non pronunciare mai la parola «mamma» in mia presenza, dentro di me il disagio per la condizione di orfano si  mescolava al terrore che fosse ineluttabile e nutriva il demone dell’aggressività”. 

Rendere pubblica la sua storia, mettendo da parte il senso di vergogna e lo status di diverso, l’ha aiutata ad accettarla?
Mentre scrivevo la storia, avevo la febbre e il mal di gola, come se mi stessi spurgando. Almeno in parte, perché poi questi dolori si infilano nell’anima come lo sporco in una spugna, che per quanto la si strizzi non è mai pulita. Però scrivere mi ha aiutato. Soprattutto ha aiutato gli altri. A giudicare dalle lettere, che ormai sono decine di migliaia, le persone leggono questo libro come uno specchio: vi vedono la confessione di un’anima e trovano il coraggio di riflettervi la loro. Abbiamo il pudore di parlare dei sentimenti. La volgarità e il male fanno parte senza problemi del discorso pubblico, invece l’amore, il dolore, la morte, e cioé la vita nei suoi valori meno urlati e piu’ intimi, vengono relegati al privato. Il prodotto di questa scelta molto maschile è una popolazione di maleducati sentimentali. In senso letterale: educati male, veri e propri analfabeti sentimentali. Avere condiviso dei discorsi semplici ma profondi, penso possa essere stato di aiuto a qualcuno. »

Massimo-Gramellini

Avrebbe mai pensato che una vicenda così dolorosa e personale avrebbe colpito così tanti lettori?
« No, ma ogni libro, come ogni articolo, ha sempre due autori: chi lo scrive e chi lo legge. Chi legge reinterpreta in base alla propria vita e alla propria sensibilità. Per questo dico che é importante essere nitidi nella scrittura. Piu’ lo specchio  è pulito e piu’ chi si specchia puo’ vedere meglio se stesso. » Incominciavo a odiarla perché non tornava. Cercavo di non pensare a lei, ma la testa era più forte del mio proposito e nei momenti di stanchezza prendeva il sopravvento. Allora andavo alla deriva, trascinando detriti di ricordi. Il sapore delle sue bistecchine al burro. L’odore buono dei suoi capelli quando la abbracciavo. L’ultima volta in cui eravamo stati felici”.

Il peso di un’assenza: il bambino si illude in ogni modo del ritorno della madre. La mente umana combatte per non accettare un dolore così grande che può trasformarsi in ossessione. Crede che sia possibile smettere di pensare a come sarebbe stata la sua vita se non avesse subito questa frattura?
« Penso che non possiamo baloccarci con i ’se’. Ricordo quanto mi ci sono spaccato la testa, e pure il cuore, ai tempi della scuola: perché fra i miei amici era successo a me, e soltanto a me, di rimanere orfano? Adesso ho la risposta, e a darmela non è stato il cervello, ma l’intuizione: tutto cio’ che ci succede è sempre giusto e perfetto.
Ciascuno di noi viene al mondo per uno scopo e dotato dei talenti necessari a raggiungerlo. Il guaio è che non tutti scoprono i propri talenti e così conducono vite infelici, facendo cose che non hanno niente a che vedere con la ragione per cui sono venuti al mondo. Ora so che quella dell’orfano precoce era l’esperienza che dovevo superare in questa vita: restare senza mamma nel Paese dei mammoni eppure farcela, nonostante tutto. Spero di esserci riuscito, almeno finora, perché la partita è ancora lunga. Io credo nella reincarnazione e nella prossima vita non vorrei proprio piu’ vivere questo tipo di esperienza. Vorrei rinascere donna, magari madre… »

Il pensiero della mamma mi procurava dei frammenti di rabbia mescolati a una tenerezza che sconfinava nella pena. Lei era stata debole. E non può esserci gloria per chi scappa dalle responsabilità”. E anche: “Quando aveva smesso di volermi bene?…..Ma come aveva potuto smettere di amare me?Non essere amati è una sofferenza grande, però non la più grande. La più grande è non essere amati più……Chi è stato abbandonato si considera assaggiato e sputato come una caramella cattiva. Colpevole di qualcosa di indefinito…..Avrei accettato qualsiasi umiliazione, purchè tornasse da me”. La scoperta della verità sulla morte della madre rappresenta un momento chiave nella sua vita. Crescere con il peso della scelta fatta da un’altra persona di cui un tempo siamo stati parte è molto difficile: come ha fatto ad accettarla e perdonarla?

«Accettando la vita. E smettendo di giudicare gli altri. Il perdono è il passaggio successivo. Perdonare è un grande regalo o che fai anzitutto a te stesso, perché il perdono ti consente di affrontare la vita con un bagaglio piu leggero.»

Qual era il suo sogno da bambino
«Da bambino sognavo di fare lo scrittore. Sono diventato giornalista perché era l’unico modo di guadagnarmi da vivere con le parole. Ma adesso che qualcuno comincia a definirmi scrittore, vado orgoglioso di essere anzitutto giornalista. Dai grandi del mio mestiere ho imparato la curiosità e il rispetto per i lettori, che si esprime comunicando con loro in modo gradevole e chiaro. »

Ha scritto il libro per superare quel dolore immenso o per dare un messaggio positivo di rinascita?
«L’ho scritto anche per me stesso, la famosa urgenza dello scrivere che ho sempre ritenuto una frase fatta e invece ho scoperto essere vera. Ma mi è sempre stata chiara l’intenzione di offrire un messaggio, meglio un massaggio, a chi si era arreso alla durezza della vita. Il dolore serve, perché l’uomo è conservatore per indole e senza una spinta esterna nessuno ha voglia di cambiare. Possiamo farcela, tutti. Ma ogni cambiamento passa dalla consapevolezza, dal risveglio.»

La ringrazio per la sua disponibilità e gentilezza. La sua storia mi ha fatto particolarmente bene, come una carezza che consola e sostiene perché la mia vicenda familiare è stata purtroppo simile alla sua. Vorrei concludere con un’ultima citazione dal suo libro:

In fondo la mia vita è la storia dei tentativi che ho fatto di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo”.

E’ una lettura che consiglio a chiunque abbia perso una persona cara perché lo scrittore dà un messaggio di accettazione e  convivenza con la nuova e difficile realtà.

Titolo: Fai bei sogni
Autore: Massimo Gramellini
Editore:  Longanesi
Pagine: 209
Prezzo: 14,90 €
Anno di pubblicazione: 2012

Federicasole

6 COMMENTS

  1. Io da sempre amo Gramellini e tutto quello che scrive, e in questa bellissima intervista ho una nuova conferma alla splendida persona che è.
    Bravissima Federica

  2. Anch’io apprezzo molto Gramellini e questo libro mi è piaciuto moltissimo.
    Grazie per questa bella intervista

  3. Se prima apprezzavo molto Gramellini, adesso dopo aver letto il suo “Fai bei sogni” lo apprezzo ancora di più’ . La sua sensibilità il suo amore per la mamma la sua sofferenza la sua solitudine ma soprattutto la sua bravura nel trasmettere queste sue emozioni lo elevano a grande scrittore che sa entrare nel tuo cuore.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

GLI ULTIMI ARTICOLI

More article