Io mamma e Pisa

Ultima modifica 21 Maggio 2018

Sono arrivata a Pisa nel novembre del 2000; iniziavo l’università, cercavo casa e mi sentivo totalmente imbranata alla vita. La città mi accolse con un mese e mezzo di pioggia incessante.

pisa

L’impatto traumatico poi però nel tempo si è trasformato in un reciproco rispetto e convivenza pacifica.

La prima cosa che mi saltò agli occhi fu che qui la gente circolava tantissimo in bicicletta.

Pisa è una piccola città di provincia, e le distanze ridotte permettono di spostarsi rapidamente, pedalando, dall’estrema periferia della città, quella fatta di palazzoni, supermercati e strade a quattro corsie, al storico affollato di turisti in perpetuo pellegrinaggio alla fin troppo nota torre pendente, che della città è emblema, fotografandosi in pose improbabili nell’atto di sorreggerla.

Dal mio punto di vista di ospite e non nativa, ex studente e poi madre, che non può avvalersi dell’appoggio di un retroterra familiare e di un aiuto parentale, la città, così raccolta e a portata di mano mi si è rivelata un nido accogliente, in cui andarmi a scovare gli spazi e le situazioni adatti alle nostre esigenze.

Il centro città, con le sue stradine e i suoi vicoli, ha il vantaggio di essere a misura d’uomo, difficilmente percorribile in auto, ma agevolmente a piedi. E questo è uno degli aspetti che più amo di questa città: camminare favorisce gli scambi e gli incontri, la gente si conosce, si saluta e si ferma a chiacchera per strada. Pisa è una città ad alto livello di concentrazione di giovani, che vi arrivano un po’ da ogni dove; un piccolo universo multietnico e multisfaccettato, in cui, accanto alle comitive di gitanti in calzoncini trovi la chiassosa umanità universitaria, che contribuisce non poco al ricambio umano della sua popolazione.

Le strade del centro sono per lo più sconnesse, prive del tutto o con marciapiedi larghi mezzo metro e continuamente interrotti da passi carrabili coscienziosamente pensati senza scivolo pedonale, da cui la neomamma carrozzinomunita è costretta ad effettuare ardimentosi sali e scendi e slaloom tra le macchine ferme in seconda fila che la portano a piazzarsi esattamente al centro della carreggiata contromano, a rischio suo e della prole, che intanto inala a pieni polmoni boccate di ossido di carbonio.

Barriere architettoniche a parte bisogna ammettere che il centro città offre una discreta quantità di spazi verdi, vantando due parchi urbani di tutto rispetto: lo storico giardino Scotto, ex fortezza ora munita di ampio spazio gioco e luogo per piacevoli passeggiate in ogni stagione., e il parco delle Piagge, tratto di lungofiume alberato e attrezzato, assiduamente frequentato da fanatici del fitness e madri con bimbi, oltre che da una sterminata popolazione di pappatacei, che rendono in ogni stagione altamente fastidiosa una permanenza prolungata.
Il pisano tipo mostrasi normalmente affabile con i turisti, diffidente e insofferente verso il rumoroso, nottambulo “studentame”. Pur tuttavia la convivenza tra le due specie umane risulta piuttosto pacifica, assestata su una sorta di simbiosi che garantisce agli uni la percezione di cospicui affitti su abitazioni per lo più fatiscenti, mal riscaldate, tremendamente umide e assalite da interi ecosistemi di muffe, agli altri una serena vita di bagordi e schiamazzi alcoolici sufficientemente tollerati dalla popolazione autoctona.

In generale il carattere spigoloso, burbero e piuttosto chiuso del pisano DOC, che scoraggia inizialmente l’ospite dall’intessere un qualsivoglia tipo di rapporto (ricordiamo il famoso detto “meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”), rivela, ad una conoscenza più approfondita un’inaspettata giovialità.

A metà strada tra il mare e i monti, raggiungibili in pochi minuti di macchina per una fuga estemporanea dalla quotidianità, la città rappresenta per il mio modo di vivere la maternità, casalinga ma proiettata verso il mondo, un universo ideale in scala ridotta: gran cosa quando ti ritrovi a dover gestire i ritmi e i tetti di tolleranza minimi di un bambino piccolo anche solo per passare un pomeriggio in spiaggia.

Susanna Del Lungo, in arte Suster

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