Ultima modifica 14 Ottobre 2019

Partiamo dai fatti. In Belgio, un detenuto che sta scontando la pena dell’ergastolo da 30 anni chiede l’eutanasia. L’uomo, cinquantaduenne, è in carcere per aver violentato diverse donne e averne uccisa una di soli 19 anni.
Partiamo da un presupposto: io sono fermamente contraria alla pena di morte. La trovo una barbarie, una  vendetta legalizzata, un abuso di potere da parte di uno Stato che ci educherebbe in modo errato, predicando violenza, invece che giustizia, un omicidio. “Tieni giù le mani da Caino” cantava Frankie Hi NRG e aggiungeva un particolare interessante:”Spesso capita di fare fuori un innocente come niente e questo me lo chiami un incidente, boia dal cappuccio trasparente?”. Una grande verità, per non parlare di un altro verso che recita “Ma ancora non è nato un delinquente che veda nella pena della morte un deterrente” che concluderebbe ogni discorso sulla trattativa. Sarei invece molto propensa ai lavori forzati, ma non voglio uscire dal seminato.

eutanasia

Dicevo, sono contraria alla pena di morte. Però, c’è anche un altro fatto: un certo tipo di criminali, non i malati mentali, non le vittime sociali, ma proprio le persone come i serial killer non recuperano mai. Sono numerosissimi i casi di criminali seriali che appena usciti dal carcere o anche durante le ore di libertà vigilata riprendono in tranquillità a compiere i loro delitti. Non so se sia perché non possono farne a meno o perché godano un pochino nel non essere beccati e nel giocare con la polizia a chi è più furbo. Dovremmo interrogare un esperto per chiedere le motivazioni, ma abbandoniamo i perché e atteniamoci ai fatti: ci sono persone che non smettono e non smetteranno mai, la soluzione migliore per loro è chiuderli in carcere a vita.
Ma se uno di loro, uno stupratore seriale, decide di togliersi la vita, di liberare il mondo dal suo peso e l’economia del Belgio dalle spese del suo mantenimento, chi sono io per negarlo? Si tratta di una sua scelta, che magari farà anche dormire sonni più tranquilli a quelli che volevano la pena capitale. Non sarò certo così crudele da imporgli di stare in carcere se non vuole più nemmeno stare al mondo.
Questo tipo di criminale, per logica, sa come risolvere il problema della sua inutilità.

Silvia Gamba

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

1 COMMENT

  1. Sai non sono del tutto daccordo. Il carcere è non solo un deterrente o una forma di giustizia verso il punire un colpevole. Ma anche e forse di più unanforma di giustizia e di risarcimento morale verso la.vittima e tutti coloro collegati alla vittima.
    Sono daccordo al no alla pena di morte per un motivo. La sofferenza non è adeguata al danno arrecato. Se chiede di morire evidentemente soffre. E io credo che sia giusto che la sua vita sia passarla non bene e in pace. Ma privato della libertà che è il bene più grande.
    Poco mi importa se lui non ce la fa più o se costa. Il carcere a vita a cui aggiungerei i lavori forzati credo sia la giusta punizione e l’unico risarcimento per la vittima e la sua famiglia. Visto vhe anche loro vivranno una vita con un dolore e una pena incancellabile. Con cui devono convivere.

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