Ultima modifica 18 Giugno 2018

Leggo con sconcerto una notizia riportata su “Tempi”: un tale scienziato, di cui si ignorano le natalità, avrebbe proposto negli Usa di sfruttare la tecnica dei bambini con tre genitori (tecnica che permette la creazione di embrioni con il dna di tre genitori solo in caso di malattie mitocondriali gravi trasmissibili ai feti) per curare l’infertilità dovuta a vecchiaia della donna sostituendo il citoplasma vecchio con uno più giovane, permettendo così, anche a donne anziane di avere figli.

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Posto che la veridicità della notizia è tutta da dimostrare, ritengo controproducente e nocivo diffondere simili informazioni senza un accurato approfondimento scientifico e puntuale. Mi sembra piuttosto che, notizie di questo genere aumentino solo la confusione e la poca chiarezza nei confronti di tecniche scientifiche che hanno, nomi, procedure e normative precise giocando sulla paura diffusa dell’onnipotenza biotecnologica umana che, poi, è tutta da dimostrare.

La tecnica in questione, se fosse vera, andrebbe sicuramente normata, ispirandosi al buon senso come tutto, del resto.

Ho sempre sostenuto che le madri non hanno età, che l’età biologica non coincide più con quella sociale, che dietro le scelte di alcune donne, esistono storie ed esperienze specifiche che fanno di ognuna, una storia a parte. Ho sempre sorretto l’idea secondo cui l’infertilità è una malattia e come tale vada curata alla stregua di altre patologie e che la procreazione medicalmente assistita sia una questione molto seria, intima e profonda che non ha bisogno della lotta tra visioni che tra loro configgono per la supremazia di una piuttosto che dell’altra. Liquidare la questione del “dare la vita” concludendo, che sia fondamentale il “come” equivarrebbe a sminuire valori, morale, etica di ognuno e significherebbe non considerare il dolore umano che sta dietro ogni differente scelta di vita e di futuro. Detto questo, parlare di manipolazione genetica in questi termini, cioè veicolare il messaggio per cui, in un non lontano domani, vecchie donne, potranno partorire, è fuorviante, illogico e non giova né alla scienza né alle coppie infertili.

La scienza può intervenire su alcune faccende, su alcune malattie, su alcune tecniche con lo scopo di migliorare la vita e il futuro delle persone. E sì, può controllare la buona salute degli embrioni in caso di malattie geneticamente trasmissibili, analizzare in caso di pre-impianto, ma questo non ha niente a che fare con visioni apocalittiche fuori della realtà che non fanno altro che aumentare la chiusura e l’intransigenza verso ciò che non si conosce o non si vuole conoscere.

Non credo che si sostituirà mai il citoplasma vecchio con uno più giovane per permettere a una donna vecchia di procreare, perché il citoplasma in questione non è l’unico elemento che determina la vecchiaia della donna, essendocene altri ugualmente importanti come lo stato dell’utero, della placenta, dell’organismo in generale. Ma non sono certo un medico e persone più autorevoli di me, potrebbero certo spiegare meglio l’argomento. Credo però che dove non possa l’eterologa, non possa altro.

Tuttavia, la “manipolazione genetica” sbandierata ai quattro venti come lo spauracchio dell’uomo che distruggerà l’uomo, ci fa dimenticare, spesso, quanto invece, non sia vero, il suo contrario. Quanto l’uomo, curerà l’uomo.

E, detto tra noi, non trovo molta differenza di significato per una donna fertile, la possibilità di sottoporsi ad un esame prenatale come l’amniocentesi o la villocentesi, anziché fare un esame di pre-impianto, per un’infertile che si sottopone a fecondazione artificiale.

Nel caso in cui, sottoponendoci ad un’amniocentesi, scoprissimo che il nostro bambino ha una malattia che può essere curata con l’isolamento di alcune cellule malate e che quelle sane possono essere offerte da una persona diversa da noi, non saremmo disposti a farlo?

Ecco, rispondiamoci e solo dopo, parliamo, eventualmente di manipolazione genetica.

Raffaella Clementi

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