La prima gravidanza non è facile, e saperlo, aiuta.

Ultima modifica 18 Marzo 2019

Si possono avere anche dieci figli, ma il primo pancione è un discorso a sé.

La prima gravidanza è unica.

Nessun figlio più grande di cui occuparsi, tutte le attenzioni puntate su se stessa e sul proprio pancione. Tante scoperte da fare, milioni di letture sul tema della maternità e, soprattutto, l’illusione che tutto sarà bellissimo, naturale e splendido.

Si fantastica su come saranno gli occhi del proprio bimbo, sui suoi capelli e si fa il conto alla rovescia per iniziare quella che tutti dicono sia l’esperienza più bella della vita.

 

gravidanza

Avete presente il rumore delle ruote di un trolley pieno trascinato verso una meta o al ritorno dalla stessa?
Sapete perché mi piace?
Perché è il rumore che si associa alla partenza, piena di curiosità, aspettative e speranze.
Il ritorno, fatto di voglia di rincasare, col dispiacere di aver concluso un’esperienza ma col bisogno di tornare alla base, arricchiti.
A volte, però, in mezzo a questi due sensi di marcia di un trolley, ci sono delle difficoltà che fanno parte del viaggio, soprattutto se si tratta di un lungo viaggio.
Quando si arriva in un paese nuovo, si ha difficoltà ad apprendere una nuova lingua, a integrarsi socialmente, ad acquisire dei punti di riferimento e, a volte ci si ritrova a chiedersi: “Perché sono qui? Stavo così bene a casa!”

La prima maternità non è un viaggio… facile.

La prima maternità è un viaggio in cui le ruote del trolley fanno un rumore così forte che non c’è modo di pensare alle possibili difficoltà che esso comporta, semplicemente non si possono e non si vogliono sentire.
Forse è giusto così ma io, di sicuro, avrei avuto bisogno di una valigia senza rotelle perché le mie aspettative sulla maternità erano davvero surreali.

prima gravidanza

Avrei preferito che qualcuno MI
avesse messo in guardia sul fatto che
il paese verso cui ero diretta fosse un posto in cui si parla una lingua incomprensibile e non si dorme mai.

Sara è nata dopo un parto che a me è parso indolore, tanta era la voglia di vederla e di abbracciarla.

Quando l’ho vista mi è battuto il cuore come batte ad un’adolescente che vede il suo amore e così è stato sempre, ancora adesso, qualche volta. Pensavo che ogni suo pianto sarebbe stato consolato. Credevo che avrei passato le mie giornate guardandola dormire nella sua culla ma.

La verità sul ‘dopo’ prima gravidanza.

Presto invece, ho realizzato che non c’era modo di consolare i suoi pianti continui e che, se mai si fosse addormenta per più di dieci minuti, io sarei crollata, altro che guardarla!
Eccola la mia bambina tanto attesa, una specie di aquila conosciuta da tutto il vicinato. Un animale diurno ma soprattutto notturno che, quando arriva, si fa sentire fin dall’isolato precedente.

Quando la portavo a spasso incrociavo mamme che avevano dei piccoli bambolotti imbalsamati nella carrozzina, pugnetti chiusi, viso rilassato, lenzuolino stirato dal quale spuntavano tanti pupazzetti deliziosi.
Situazione di Sara: lenzuolino appallottolato al fondo dai ripetuti sgambettamenti, occhi spalancati, testa perfettamente dritta già a poche settimane che, da un momento all’altro, mi aspettavo di veder ruotare a 360 gradi tipo esorcista.

I consigli delle altre mamme super esperte

Così partiva la fiera del consiglio, dispensato da queste neo mamme già espertissime, truccate, smaltate e con borse alla moda non posizionate sotto gli occhi.
Avrà caldo, avrà freddo, non ha digerito, non le piace il tuo latte, è la luna piena, è la congiunzione Luna Saturno e anche, udite udite, sta mettendo i dentini.

Il mio viaggio con Sara è iniziato proprio così, tanto che, quando vedevo una donna col pancione, avevo voglia di avvicinarmi e sussurrarle nell’orecchio “Tappati, ti prego, non farlo uscire!!!” e che se qualcuno, nei mesi successivi la sua nascita, mi parlava di un fratellino, io rispondevo “Ci penserò quando arriverà la menopausa”.

Ma anche i viaggi più difficili, poi permettono di tornare alla normalità.
Poco dopo Sara ero già in partenza verso un altro viaggio di nome Diego.
Questa volta, però, nel mio trolley avevo messo solo la consapevolezza che essere mamma non è un gioco o una favola e saperlo, credetemi, è di grande aiuto!

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