Ultima modifica 9 Maggio 2013

Crescere nella conoscenza e nelle competenze è ciò che si chiede ai bambini che vanno a scuola, fin dalla scuola primaria. Ma questo non basta e non è mai stato sufficiente per fare di un individuo, una persona capace di vivere nella società.
In ogni epoca storica che possiamo ricordare, oltre al sapere, ciò che contava era il “sapersi comportare”. Ovviamente non parlo di galateo, ma di regole di comportamento date dalla società e dal buon senso.

Oggi i nostri figli sembrano più fortunati perché le regole del vivere in comune non impongono le ridondanze di una volta…e non c’è neanche il controllo delle persone incontrate a cui si era sottoposti anche solo giocando nel parco o passeggiando per strada.
Ma  questo non vuol dire che queste non esistano più soltanto perché non più codificate, richieste e controllate sempre dalla comunità in cui si vive.

Poi però, quando queste regole sottese si infrangono, la comunità se ne accorge e si rivolta forse peggio di quelle di una volta, senza più tenerezza. A volte considerarli adulti ma senza dare loro gli strumenti per diventarlo…è pericoloso.
Forse proprio per questo dobbiamo fare in modo che i nostri piccoli non vivano la “libertà” ovunque e a qualunque costo solo perché sono “piccoli”.

E secondo me non è mai troppo presto per insegnare loro che a casa ci si può comportare in un modo e a casa dei nonni in un altro; a scuola in un modo e al parco in un altro.

In effetti oggi non è facile, perché manca, spesso per vera necessità, spesso anche no, la continuità del controllo dei genitori.
Un po’ di giorni fa mi sono trovata in un bar al momento dell’aperitivo e sono rimasta colpita dal fatto che il proprietario  avesse organizzato un angolo dei giochi con libricini e giocattoli per far divertire i bambini. Nonostante ciò, tre bambini  giocavano a rincorrersi sbattendo ovunque e contro chiunque in 30 metri quadrati, urlando liberamente. Giocavano a tirare caramelle in regalo nel cestino dell’immondizia…

I genitori li hanno fermati solo dopo che il proprietario si è lamentato.

Non credo che in quella situazione fosse una violenza costringere i bambini a comportarsi diversamente ma un dovere, anche perché abituarli a sfruttare un ambiente nel modo giusto agevola tutti: per primi i bambini che alla fine, da una libertà male intesa, sono passati alla sedia e all’immobilità forzata, prendendosi anche un rimprovero che, secondo me, alla fine neanche meritavano….

Lunga premessa per parlare della ricreazione a scuola: un momento di libertà, ma la libertà per tutti  e soprattutto rientrando in un codice preciso.
Urlare come se ci si trovasse in un parco non va bene, correre tra i banchi non si può per motivi di sicurezza, se si esce in giardino bisogna tenere d’occhio la maestra mentre si gioca, e non si possono fare partite di calcio come se fosse la coppa del mondo, con falli allucinanti per prendersi la palla.

Per questo io e la mia collega ci ritroviamo spesso a parlare coi bambini nel quarto d’ora post-ricreazione, per condividere le motivazioni dei “divieti” che sono semplicemente regole dettate o dalla convenienza o a difesa della loro incolumità. Non basta dirlo una volta…magari!

E’ il lavoro di ogni giorno e non credo di essere esagerata. Sono convinta infatti che gran parte del “maturare “ dipenda proprio dal saper adeguarsi al luogo in cui si entra…fosse anche casa propria. L’abitudine a guardarsi intorno e intuire il modo  facilita la vita ed evita scontri pesanti con la comunità.

Poi ciascuno può essere creativo, esprimersi come crede, giocare…ma sempre tenendo presenti gli altri.  Secondo me tanto di tutto questo parte dalla famiglia, ma nel momento in cui un bambino entra a scuola, è la scuola che deve dirgli come comportarsi.
Si dovrà pur considerare o riconsiderare l’importanza anche educativa di questa istituzione, prima o poi. La scuola pubblica deve riprendersi con forza questo compito, a mio parere, per salvaguardare se stessa e i bambini.
Se si pretende un codice di comportamento che sia giusto e che miri al rispetto delle regole del vivere comune,  il minimo deve essere rispettato e non si può transigere a costo di apparire noiosi o noiosi o noiosi.

E poi, per finire, credo che capire e adeguarsi al codice di comportamento di un luogo pubblico o privato aiuti in prospettiva i nostri figli anche a trovare e mantenersi un lavoro…qualora si trovasse…
L’ultimo esempio che voglio fare è questo: avete mai notato i bambini che giocano rispettando le regole? Se entra qualcuno nel gruppo che vuole cambiare il gioco, tutti si arrabbiano così tanto che poi l’”intruso” o si adegua o se ne va. Lo capiscono che è giusto così…non saremo mica “noi” a farglielo dimenticare?

 

Ylenia Agostini

 

 

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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