La Riforma e gli insegnanti “full optional”

Ultima modifica 20 Giugno 2019

Oggi è il 16 agosto ed è il mio compleanno. Sto scrivendo di scuola il giorno del mio compleanno.
Avere un lavoro fisso è un miracolo.
Ma avere un lavoro come quello dell’insegnamento è di più.
E’ un lavoro, sì.
Si va a scuola, si esce, ogni 30 gg si prende lo stipendio.
Si hanno colleghe e colleghi con cui prendere un caffè, alcuni con cui “Buongiorno”, altri con cui ridi sonoramente e ti capisci con uno sguardo.
Fin qui tutto normale per essere un lavoro.
Ma poi ci sono 46 bambini che da ogni settembre non mollerai più.
Li osserverai entrare; come al rallentatore li guarderai in faccia per capire i piccoli timori o le grandi paure… sorridendo. Perché bisogna sorridere. Sì, per lavoro.
Per un lavoro col cuore bisogna sorridere e capire al volo sguardi e gesti e risolvere il più possibile, sennò è meglio che non lo fai.
Credo sia lì la differenza con le altre professioni.diventare-insegnanti L’inizio dell’inizio è tutto: nel primo quarto d’ora ti costruisci 5 anni di fiducia.
L’inizio dell’inizio ti insegna subito che non è un lavoro come gli altri.
E se provi a pensarlo, se credi di poter prendere spensieratamente un caffè entrando in modalità pausavera, allora non sei insegnante.
46 piccoli diversi raggi di sole saranno il nostro lavoro.
Ma non è una missione.
E’ un lavoro che chiede il pacchetto full-optional: competenza+passione+ controllo+ autocontrollo+interazione. E’ un lavoro. Ma cambia parecchio senza pacchetto, sebbene a parità di stipendio. 
Il giorno del mio compleanno parlo di scuola perché il mio lavoro, in cui con umiltà e anche parecchia fatica, metto “il pacchetto” sempre in via di sviluppo, è stato “sconsiderato”, anche se si dice il contrario ai quattro venti.
Sì, perché nel corso di quest’estate è passata una Riforma che, come un vento freddo, ha gelato e frammentato tutto, il buono e il cattivo, buttando in un calderone la vecchia Cattiva scuola.

Una riforma che, per eliminare chi lavora senza “pacchetto full optional” è partita da questo presupposto: la minaccia che un’istituzione scolastica possa, ogni tre anni, assumere ed eliminare insegnanti, a discrezione del dirigente in primis, dovrebbe costringere tutti gli insegnanti a “rigaredritto” e a forgiare la Buona Scuola.

Senza pensare che ci sono insegnanti, tanti insegnanti (come la foresta che cresce e non fa rumore) che non hanno mai “rigato dritto”… hanno fatto molto di più senza che nessuno glielo chiedesse.
Hanno dato l’anima, speso soldi, usato il tempo privato, risposto col lavoro sommerso non pagato, hanno passato estati intere a studiare per i bambini e non per i premi promessi.
Una riforma che, come accade sempre in Italia, ha preferito punire tutti invece che scagliarsi contro la cattiva docenza in modo puntuale.

renzi-buona-scuola

Una riforma che per l’unica cosa buona che ha, viene strumentalizzata per firmare referendum, come fosse il manifesto dell’ideologia Gender, facendo passare in secondo piano (ed è questo che ,eufemisticamente, mi intristisce) l’uccisione definitiva della continuità come principio pedagogico di base per il successo formativo.
Scusate se, a questo proposito, vi posto l’incriminato articolo 16, sperando che leggiate solo quello che c’è scritto:

Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunita’ promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parita’ tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all’articolo 5-bis, comma 1, primo periodo, del predetto decreto-legge n. 93 del 2013.”

Ora qualcuno preoccupato dell’imposizione di ideologie Gender mi dica che “parità tra i sessi” e “inesistenza dei sessi” sono espressioni sinonimiche…
Per tornare agli “insegnanti col pacchetto full-optional”, non mi stanco di pubblicare i risultati dell’indagine OCSE-PISA del 2012. L’articolo di Repubblica, che tratta, appunto, dei risultati di questo rapporto, afferma “Nonostante le loro (dei ragazzi) performance in Matematica, Italiano e Scienze restino al di sotto delle medie OCSE, l’Italia è uno dei paesi che è riuscito a migliorare le prestazioni dei propri studenti nell’ultimo decennio.”  Ora facciamo 2 conti: 2003: Riforma Moratti toglie la storia Medievale, Moderna e Contemporanea alla scuola primaria, ma introduce l’anticipo a 5 anni e 4 mesi e una cascata di inglese e informatica. 2008: Riforma Gelmini riduce il tempo scuola di 3 ore; introduce un maestro unico , che non sarà mai unico, ma riuscirà soltanto a limitare le compresenze. Le maestre in classe sono soltanto più sole. Il personale del comparto scuola fino al 2014 compensa i pensionamenti col nulla, per la riduzione di personale. Il personale ATA riceve lo stesso trattamento.

Ora, di questa situazione c’è una lettura simpatica…
Se i ragazzi hanno migliorato tanto in questi 10 anni, in cui sono stati tagliati progressivamente i fondi per l’Istruzione e la Ricerca, in cui pian piano ci si doveva occupare di bambini più piccoli della media insieme agli altri, portandoli ai medesimi traguardi, in cui si chiedeva l’informatica ma il computer non lo fornivano né agli insegnanti, né agli studenti, sarà merito delle riforme!

Lettura meno simpatica…
In questi anni di crisi dei valori, di tagli irresponsabili alle risorse della scuola, di complessità estrema nella gestione dei bambini e dei ragazzi, questi ultimi sono comunque scolasticamente cresciuti…
Forse la crescita sarà dovuta agli insegnanti “col pacchetto”, che avrebbero potuto fare molto di più se solo fosse stato dato alla scuola ciò di cui aveva bisogno??

Visto che oggi è di  moda sparare a zero facendo credere tutto e il contrario di tutto, “beccatevi” questo bel doppio pre-settembrino su cui riflettere.

Ylenia Agostini

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