La “scuola sbagliata” va avanti comunque

Ultima modifica 20 Giugno 2019

Due anni e qualche goccia fa ho iniziato a scrivere in questa “casa” accogliente, fatta di stanze in cui si affrontano i più diversi argomenti, accogliendo tutte le sfaccettature dell’universo femminile. Ho ricordato il primo pezzo scritto dal titolo “La scuola dei bambini”.
Beh, da allora non è cambiato nulla nella nostra scuola. Di scuola si parla e si straparla, ma, in questo frattempo chiacchiereccio, io, come tanti altri insegnanti, mi alzo al mattino per andare ad accogliere i miei alunni che sono al centro del mio lavoro.

Mi guardo da fuori e mi viene da ridere amaramente: io (per dire tutti) insegnante, mentre a Roma da 15 anni decidono che la scuola italiana deve cambiare perché inadeguata, ogni mattina sono andata ad insegnare in una “scuola sbagliata”, dove “io sbaglio” e dove i miei alunni (italiani, arabi, cinesi, marocchini) sono in coda all’Europa in termini di apprendimento…

…con la Finlandia che ogni giorno sembra il paradiso in terra… Finlandia forever, che…anche basta. Un mese fa in Finlandia si decide di fare scuola senza corsivo, poi senza scrittura a mano. Oggi si fa senza materie, ma per argomenti.
la scuola sbagliata
Anni fa, nella scuola sbagliata si lavorava seriamente sulle Unità di apprendimento o centri d’interesse.

Chi non le faceva per finta e lavorava coordinando e condividendo la tematica all’interno del modulo (per essere chiari 3 insegnanti come ora con qualche ora di compresenza che rilassava il lavoro) realizzava percorsi intensi, di conoscenza e competenza…che ora non si fanno più. Ahhh, ma la Finlandia adesso lo fa “più meglio” 15 anni dopo.

Mi guardo da fuori e mi viene da ridere amaramente, perché si dice che gli insegnanti italiani non sono in grado…perché in Italia si fa di un’erba un fascio solo al negativo.

Poi leggo l’articolo di Repubblica: “Nonostante le loro performance in Matematica, Italiano e Scienze restino al di sotto delle medie Ocse, l’Italia è uno dei paesi che è riuscito a migliorare maggiormente le prestazioni dei propri studenti nell’ultimo decennio. A certificarlo è il focus numero 47 sui test Pisa (Programme for International Student Assessment) 2012 che l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha pubblicato sul proprio sito.  ”

Mi viene da pensare che se i quindicenni hanno migliorato le performance nel 2012… non avranno mica avuto insegnanti che nei 10 anni di “scuola sbagliata” precedenti hanno migliorato i loro metodi, che si sono aggiornati, che hanno puntato agli obiettivi giusti? Noo, quella del ’97 sarà stata soltanto una buona annata…come il vino.

una brava scuola
Mi guardo da fuori e mi viene da ridere amaramente perché la scuola italiana ha per la prima volta dal settembre del 2012 una strada meravigliosa da seguire nelle nuove indicazioni …un’illuminazione nell’eclissi di valori etici, morali, di tutela dell’ambiente naturale e culturale…e stiamo ogni santa legislatura a inventarci “novità” che gli insegnanti mettono in pratica ogni giorno da anni. Siamo troppo tesi alla propaganda e poco concentrati su tutto ciò che realmente avviene nelle scuole e sulla richiesta imperativa di mettere in pratica ciò che le indicazioni propongono? Che basterebbe.

Io insegnante, invece di essere buttata nel mucchio dei “tremesidiferie”, come ogni tanto pernonsaperchedire tirano fuori i politici 1. che non conoscono il grado di stress che si trattiene durante il periodo di insegnamento 2. che non sanno che un bambino o un ragazzo che viene a scuola non arriva esattamente ogni mattina dal Paese delle Meraviglie 3. che spesso i bambini che hanno difficoltà non vengono certificati per motivi più che giustificati e che, per l’inclusione a tutti i costi, migliaia di docenti si adoperano in strategie faticose ma valide che richiedono il monitoraggio di processi di apprendimento ora dopo ora, preferirei…. riprendo fiato…

ecco, preferirei che un esperto di formazione, ma un espertone vero, venisse ad osservare a sorpresa il metodo e mi dicesse “Qui, lascia perdere, là va bene”.

Accorciare le distanze tra Roma e scuola. Viverci dentro. Sentire e toccare quello che accade. Pratica invece che teoria. Vedere il meglio e correggere il peggio. Intanto la scuola sbagliata va.

Ylenia Agostini

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