Le tormentate ferie degli insegnanti

Ultima modifica 20 Giugno 2019

Agosto,è caldo,si suda,i cervelli cuociono. Solo pochi disperati al parco giochi dei bambini. Complici le figlie della stessa età che socializzano, la vicina di panchina tenta un approccio amichevole.

Nome,cognome,professione.
Faccio l’insegnante,lavoro con i bambini”.
“Ah,che bello,hai tre mesi di ferie in estate! Beata te.”
“Bè,non sarebbero proprio tre mesi in verità… fino al 30 giugno siamo a scuola a programmare ed il 1 settembre siamo di nuovo in servizio”
“Sì,ok,ma le tue ferie sono comunque molto lunghe. Beata te.”

E beata me allora. Ma davvero beata me?

Prendete questo post in maniera divertente e delirante, il caldo mi manda in fiamme in cervello, ma io seriamente, dopo un po’ di settimane di ferie, andrei a lavorare.
Intendiamoci: anche io a maggio sono una di quelle maestre che non ne può davvero più e che urla più forte dei bambini al suono della campanella dell’ultimo giorno di scuola, ma adoro il mio lavoro, l’ho scelto, mi piace e la pausa lunga estiva mi rigenera e mi ristora, sì, ma restare a lungo lontana dalle aule non è un piacere per me. E per chi non ci credesse può intervistare mio marito. Vi dirà che iena che divento  d’estate.

So che è impossibile ritornare a scuola prima o terminare le lezioni più tardi (vedi il mio post precedente ) e non voglio neanche dire che questo non sia un privilegio per noi insegnanti, ma vorrei anche dirvi che non è tutto oro quel che luccica. Ad esempio, per quel che riguarda me, d’estate sono sola con mia figlia praticamente ventiquattro ore su ventiquattro. Mio marito ha un attività che lo lascia libero praticamente quattro giorni l’anno e qualche domenica sporadica e d’estate la mia “solitudine” si fa sentire di più.
I nonni che d’inverno mi aiutano, d’estate si defilano perché “tanto ci sei tu”. Insomma: se d’inverno spesso a causa di una riunione o di una lezione che finisce più tardi qualcuno si prodiga a farmi trovare una cena pronta o una lavatrice stesa e stirata, d’estate è tutto a carico mio e il lavoro si triplica! Beata me.

Di certo le ferie estive sono una bella opportunità per gli insegnanti, soprattutto se sono donne e mamme (non a caso il nostro settore è composto dal 90% di donne) e hanno quindi una marea di cose da fare, ma spesso e volentieri sulle nostre ferie si scatena”una guerra dei poveri”.  Personalmente mi ridurrei le ferie per uno stipendio più decente e per una maggiore considerazione politica e sociale, visto che ogni anno ci tagliano praticamente di tutto.
Non voglio addentrarmi in questioni sindacali che non interessano a nessuno, a parte la categoria,solo che mi dispiace sempre molto quando sento le persone dire che d’estate siamo casa senza fare niente e rubiamo praticamente due mesi di stipendio.

In linea generale credo che nessun lavoro sia facile e nessuno ti regala niente senza fatica, altrimenti saremmo tutti impegnati in quel mestiere lì. Ogni categoria comunque ha dei piccoli privilegi (purtroppo sempre pochi di questi tempi di crisi,ma alcuni ancora ci sono). Faccio un esempio: prima di essere insegnante ho lavorato alcuni anni in una importante azienda che aveva filiali in tutto il mondo. Capo dritto e lavorare ma avevamo la mensa, gli straordinari, tredicesima, quattordicesima,premio produttività, vitto e alloggio pagato durante il periodo delle fiere e un corso di inglese semestrale. Decidevo io quando prendere le ferie con una richiesta fatta al computer al mio capo ufficio che la validava sempre, a meno che fosse tutto l’ufficio a richiedere i medesimi giorni. Certo era duro: entravo alle otto e uscivo praticamente alle otto di sera ed il tempo libero era azzerato.

Da quando sono insegnante sono sicuramente più tranquilla: non ho il fiato dei capi sul collo e mi gestisco le mie classi come penso sia giusto. Ho molto tempo libero per me e per la mia famiglia e molte vacanze. Lo stipendio è minore di quello che percepivo in ditta,ma le ore di impegno sono minori. Non ho tredicesima né quattordicesima,né premio produttività e lo stipendio è fermo da almeno cinque anni. Gli straordinari non esistono anche se non capita mai di uscire quando suona la campanella perché c’è sempre qualcosa da fare e settimanalmente si fanno almeno 4-5 ore in più del dovuto. Se mi fermo a pranzo a scuola non mi rimborsano niente e correggo e preparo le lezioni per il giorno dopo nel pomeriggio perché è impossibile fare un buon lavoro solo nelle ore frontali. Se devo prendere un permesso o un giorno di ferie devo fare i salti mortali per trovare la mia sostituta o adattare l’orario. Compro da sola i materiali per i lavoretti e i regalini per gli alunni quando ci inventiamo qualche giochino per apprendere la grammatica e l’inglese.

Ma io amo il mio lavoro e non mi pesa. Dico solo che le ferie estive sono allettanti ma non sono altro che un privilegio di questo lavoro come ce ne sono in altri lavori. E ripeto,almeno per me non sono poi questo grande relax.

Comunque ammetto di aver invidiato anche io il medico specialista che alla visita di neppure mezzora mi ha chiesto 150 Euro. Ma so che non potrò mai essere medico non perché non ne abbia le capacità ma perché sarei troppo coinvolta nei casi umani e non riesco a lavorare in emergenza. Non lo so fare e lascio il posto ad altri,anche se il mestiere di dottore di sicuro ha molti privilegi, primi fra tutti prestigio sociale e sicurezza economica.

Così l’insegnante è un mestiere che non è per tutti anche se alcuni privilegi ci sono. Fare l’insegnante significa prendersi in carico l’educazione e l’apprendimento dei figli degli altri e questo di per sé è un grosso impegno e responsabilità. Ti segna nell’animo,le storie dei bambini e dei ragazzi sono tue e te le porterai a vita.
Ho meno di dieci anni di insegnamento alle spalle ma ho vissuto storie di separazioni, di trasferimenti, di bambini che piangevano in classe per i loro nonni scomparsi e partecipato a funerali di mamme e fratelli con la classe intera. Ti segna, questo non è un mestiere facile e devi avere la delicatezza e la sensibilità di essere insegnante,mamma,psicologa ed angelo consolatore allo stesso tempo.

E’ questo che qualcuno purtroppo ancora non capisce: il lavoro non è pagato per le ore di fatica,ma per la responsabilità che esso comporta e penso che l’insegnante di responsabilità ne abbia parecchia durante l’anno. Non penso quindi che la possibilità di essere a casa quando la scuola è chiusa sia un grosso furto. In fondo le lezioni sono sospese e l’insegnante è un insegnante,non un animatore da utilizzare alle colonie o centri estivi.

Ma so che i nostri governanti,prima o poi,taglieranno anche la nostra estate come nel passato recente si ventilava ma se sarà mi trasferirò in Australia, con i canguri. Non certo per la mia estate tagliata e le mie ferie ma per dare a mia figlia una scuola migliore, che non sia vista solo come un peso o una voce di bilancio. Buon Ferragosto a tutti!

Arianna Simonetti

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