Ultima modifica 10 Novembre 2015

 

Hanno vinto gli uomini e quella parte di donne di Forza Italia, tra cui Daniela Santanché e Mariastella Gelmini, contrarie alle quote rosa per legge. Che tristezza. Lo so che non dovrei lasciar trasparire le mie opinioni, ma la considero proprio una tristezza.

Ma veniamo ai fatti, che le opinioni, per fortuna o purtroppo, non contano poi chissà quanto.

Ora le liste dei candidati dovranno garantire la presenza paritaria di uomini e donne: 50% e 50%, ma senza alternanza due a due obbligatoria, il che significa che la rappresentanza femminile è “fregata”, per usare un termine da signora.

images-72«Stando così le cose, per rendere realmente efficace il principio di pari opportunità nella rappresentanza politica, è necessario introdurre un vincolo all’alternanza di genere uno a uno nelle liste e la medesima alternanza nei capilista» –  spiega  Valeria Fedeli, Vicepresidente del Senato. «Immaginiamo, infatti, che andando a votare con questa legge risulteranno eletti soltanto i primi due nomi in lista, se non addirittura solo il primo».

La Camera, però, non l’ha capito o ha preferito non capirlo, e così ha bocciato a scrutinio segreto i tre emendamenti bipartisan alla legge elettorale, che prevedevano l’alternanza di genere nei listini bloccati e la parità nei posti in lista. A niente è servita la “protesta cromatica”, andata in scena in aula con il total white delle 90 parlamentari, che chiedevano da giorni la parità di genere nella legge elettorale. 

Effetti. Dopo la bocciatura di tutti gli emendamenti sull’introduzione delle quote rosa nell’Italicum, le deputate Pd hanno lasciato l’Aula di Montecitorio in segno di protesta. Le parlamentari Dem vogliono chiedere al capogruppo, Roberto Speranza, una riunione del gruppo e, al momento, puntano a far mancare il numero legale, per impedire la prosecuzione dei lavori sulla legge elettorale, che domani dovrebbe essere licenziata dalla Camera per passare all’esame del Senato. Sul terzo emendamento, quello su cui erano intervenuti diversi esponenti del partito, compreso l’ex segretario Guglielmo Epifani, c’era un accordo di massima che avrebbe dovuto portare al voto compatto. Conti alla mano, infatti, il Pd ha a disposizione 293 voti e in nessuna delle tre votazioni questa quota è stata raggiunta. A scrutinio segreto, infatti, i voti favorevoli sono stati rispettivamente: 227, 214 e 253. Secondo il pallottoliere di Montecitorio, i voti mancanti nel Pd sono stati 66 nella prima votazione, 79 nella seconda e 40 nella terza. E non è passato sotto silenzio il fatto che nessuno dei renziani puri sia intervenuto a sostegno della norma.

Ma, la cosa che mi preoccupa di più, è trovarmi completamente d’accordo con Rosy Bindi, che ha fatto un esplicito riferimento ai franchi tiratori che affossarono la candidatura di Romano Prodi al Quirinale. E Renzi sappia – avverte la Bindi – che é su cose come questa che finisce la legge elettorale. Ma Renzi sappia – dico io – che è su cose come queste che perde consensi.
Che tristezza.

Elisa Costanzo

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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