L’insofferenza dei 5 anni

Ultima modifica 31 Agosto 2016

Io ho due figlie, la più grande ha da poco compiuto 5 anni e credo che, nonostante sia una delle più piccole della sua classe alla scuola materna, stia vivendo una fase di insofferenza verso l’asilo.

insoffernza bambini

Ho come la sensazione che il divertimento dei primi anni stia lasciando il posto alla noia, all’insofferenza.

Pensavo che questa fase, tipica dell’ultimo anno di asilo e della quale mi avevano parlato le mie amiche mamme, noi non l’avremmo attraversa proprio in virtù del fatto che lei è più piccola rispetto ai bambini dell’ultimo anno.

Invece, eccole qui l‘insofferenza e la noia, si sono presentate e hanno deciso di bussare anche alla nostra porta.

Vivere questa fase vuol dire  iniziare le giornate con una battaglia che comincia già tra le lenzuola quando mi avvicino a mia figlia per farle da sveglia, e lei mi risponde regalandomi una fase di uscita dal letto lunghissima, che non migliora nemmeno provando ad anticipare la sveglia perché quello che crea “ritardo” è il tempo di sonno-veglia che lei passa nel letto prima di riuscire a farle mettere i piedi sul pavimento.

Quando finalmente questa prima fase della battaglia la vinco io, si passa a quella successiva e cioè la colazione: io non pensavo che per mangiare una brioche o dei biscotti, o uno yogurt ci potesse volere così tanto tempo ed invece ci sono giornate dove la colazione assume dei tempi lunghissimi e a niente servono i miei continui richiami per cercare di accelerare i tempi.

Vogliamo parlare poi del momento in cui ci si deve preparare per uscire? No, non voglio aggiungere altro!

Io credo che questa fase che stiamo attraversando sia un misto di stanchezza e noia verso la scuola dell’infanzia, gelosia verso la sorella e in parte anche paura verso l’ignoto che la scuola elementare può rappresentare.

E così anche se le nostre giornate iniziano battagliando io poi mi fermo a riflettere per capire il perché di certi atteggiamenti e sono sicura che molto dipenda dalla paura di “crescere”, dal rendersi conto che si sta per concludere una prima fase della vita, quella che ancora ti lascia in una sorta di limbo, perché serve per la socializzazione e pone le basi di una prima autonomia, ma è la seconda fase quella più importante, quella dove per la prima volta si è meno protetti perché l’ingresso a scuola segna una crescita per il bambino ma anche per la mamma che deve imparare ad approcciarsi sia con il proprio figlio che con l’istituzione scuola in maniera differente, e deve anche rendersi conto, che queste battaglie non sono niente rispetto a quelle che la vita nei prossimi anni, lo chiamerà ad affrontare.

Laura Zampella

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