Ultima modifica 27 Marzo 2013


Anche una volta i ragazzi uscivano. Adolescenti in giro. Sì, c’erano anche quando io ero adolescente. Si usciva la sera. E ai genitori? O si diceva dove si andava o, semplicemente, si mentiva. Con stratagemmi che ci sembravano perfetti o che venivano facilmente smascherati. Ma di fatto, una volta accordata l’uscita, tutto era basato sulla fiducia. Niente cellulare da far suonare come ora. Motivo per cui anche dei bimbi di dieci anni hanno già il cellulare. Perché così, se ha bisogno, può chiamare e il genitore correre prontamente in suo soccorso. Tutto vero, tutto bello.

Ma io a dieci anni non facevo nessuna attività particolare ( tranne cantare con la spazzola come microfono come una vera pop star, dove il letto era il palco e il pubblico mia sorella o i pupazzi di peluche o entrambi) che richiedesse di essere rintracciata al di fuori dellemura domestiche. Ma si sa, i tempi son cambiati. E quindi a dieci anni sono mini manager impegnatissimi fra lezioni di calcio, chitarra e nuoto. Dovranno pur essere rintracciati facilmente! E se poi, in realtà, è la mamma che li porta e li accompagna? Serve a socializzare, a non restare fuori dal gruppo.

Ma non finisce qui. No, se sei una mamma investigatrice tipo signora in giallo oggi c’è Facebook. Tuo figlio ha la sua pagina? E tu gli chiedi l’amicizia, no? Così sai tutto di lui. Sai dove va e cosa fa. Chi sono i suoi amici e se ha fatto i compiti di matematica. E non è che lo spii. Ti informi. E poi è bello essere amico dei propri genitori no? Eppure quando ero adolescente mia mamma era davvero la mia amica. Senza pagina. Io scrivevo tutto sul mio diario, segretissimo ma appoggiato sul comodino. E pur non avendone una comprovata certezza ( niente microspie, micro-microfoni o micro-telecamere nei favolosi anni 80 fra teenagers ), ero certa che non lo avesse mai aperto. Scrivevo fiumi di pagine, ma non le pubblicavo. Il mio unico pubblico ero io. E rimaneva fra me e me o al telefono con le amiche. Ma non cellulare, anzi. Un lungo filo in corridoio che tiravo il più possibile per arrivare fino in camera mia per avere la mia privacy…Più o meno…

Oggi però una mamma che vuol sapere si collega a Facebook. Chiedi un’amicizia. Ma mi domando. Se la chiedi come mamma, con la tua faccia da mamma e la tua età da mamma sei davvero sicura che tuo figlio scriverà tutto di se? Anche quello che non vuole farti sapere? Perché sai di ingannarti se pensi che tuo figlio non abbia nessun segreto vero? E se invece fingi di essere qualcun’altro per poterlo spiare non c’è qualcosa di sbagliato alla base?

La necessità di spiarlo, in primis, e per seguire la bugie nascoste dietro alla facciata facebook o altra pagina virtuale. La verità è che oggi come quando a scrivere ero io sul mio diario, un genitore può cercare e fare del suo meglio. Provandoci tutti i giorni, impegnandosi per cambiare, capire, accettare e aiutare. Dispensando amore senza credere di dover ottenere il cuore dei nostri figli per chissà quale diritto divino. La fiducia come l’amore si conquista. Ogni giorno un po’di più. La fiducia si conquista. Non la si regala né la si riceve in regalo. La si conquista con le parole e con i fatti.

Se mio figlio mi vorrà come amica su facebook tanto meglio. Ma con la mia faccia e con la mia età. E lui con una pagina sua, dove non ci sono io, ma la vita che gli appartiene. Fatta di cose che non so fino in fondo. Ma che se vuole, può condividere. Meglio davanti a un caffè, faccia a faccia.

Io non vorrei sapere tutto di mio figlio.

Vorrei solo sapere se è felice. E sapere che è anche merito mio.

Nathalie Scopelliti

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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