Margherita Hack

Ultima modifica 6 Novembre 2015


La signora Hack è nata a Firenze nel 1922 da papà contabile di religione protestante e mamma, cattolica e miniaturista presso la prestigiosa Galleria d’Arte degli Uffizi.

Dopo un sofferto percorso interiore,  entrambi i genitori aderiscono alle dottrine teosofiche che saranno loro di grande sostegno nei momenti difficili del fascismo, a cui erano ostili e da cui subirono discriminazioni.

Cresciuta in una famiglia vegetariana, aderisce a questo stile di vita senza forzature fin da bambina e in età adulta diventerà animalista  e divulgatrice dei principi vegetariani.

Il cognome svizzero, dal suono duro, ereditato dal padre, sembra voler introdurre il suo carattere pratico e spiccio.

Donna autonoma ed indipendente, fedele al pensiero libero, passo’ attraverso gli anni fascisiti e la seconda guerra mondiale, durante la quale, sotto i bombardamenti, racconta di aver preparato la tesi di laurea in astronomia all’Osservatorio di Arcetri.

Si è sempre dichiarata non eccellente studentessa fino alla fine del liceo,  ma con un fervido interesse per le  scienze e la giustizia.
In età adulta mantiene questo spirito e diventa infatti  una sostenitrice dei diritti civili degli omosessuali, ricordiamo il suo appoggio a Vendola nel 2012, e Presidente Onorario dell’Unione Atei Italiani.

Durante la sua lunga carriera viene consacrata l’astrofisica italiana piu’ importante e una pioniera della divulgazione scientifica in Italia. E’ stata la prima donna a dirigere l’osservatorio astronomico italiano e con il suo impegno ha contribuito alla classificazione spettrale di molte categorie di stelle, tanto che le è stato intitolato anche un asteroide: 8558 Hack.

I grandi occhi chiari spalancati sul mondo e il largo sorriso bonario la accompagnano curiosa nell’esplorazione del sapere e del sociale, tant’è che, pur essendo atea convinta, partecipa volentieri a convegni e stesure di libri dove si confronta con la religione in generale ( ricordiamo “Io credo” dialogo tra un’atea e un prete ).
” Non c’è Dio, nè aldilà, nè l’anima. Quello che noi chiamiamo anima è il nostro cervello. Non credo nella vita dopo la morte e tanto meno ad un paradiso in versione condominiale, dove incontrare parenti, amici, nemici e conoscenti. Non mi soddisfa. Certo puo’ essere consolatorio, un pò come credere nella Befana…”.

Decisa ma mai fuori luogo o polemica, la signora Hack ha dichiarato che “Eva rappresenta la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede, perchè con il suo peccato ha voluto sperimentare e indagare con le proprie forze le leggi che regolano la terra e il proprio corpo”.

La immaginiamo così, adesso, dopo aver letto queste sue dichiarazioni, che ci strappano anche un sorriso, semplici ma precise e dirette… una Eva moderna o una Giovanna D’Arco, come la  definiva suo marito Aldo, 70anni insieme a condividere cani, gatti e una biblioteca di 24mila libri.

Un amore nato da giovanissimi, puro e spontaneo, con pochi soldi e una convivenza iniziata nella casa dei genitori di lei, impiegata, per sopravvivere, alla Ducati a scrivere le istruzioni della macchina fotografica che avrebbe dovuto far concorrenza alla Leica.

Lui la definiva combattiva, un pò maschile, mai civettuola, lei invece pacioso, cattolico, letterato e sognatore … in sintesi un  extraterrestre.
Non hanno avuto figli per scelta.
Lei aveva dichiarato di sentirsi ancora bambina e nelle sue reminescenze raccontava della sua vita in bicicletta, la prima una sottomarca della Bianchi regalatale dal padre per il liceo, abbandonata solo quando è stata ricoverata per problemi cardiaci e, sulla quale, ha scritto un ironico libro biografia.

Personaggio trasversale perchè aperto al confronto sempre e comunque, quando si è diffusa la notizia della sua morte ha ottenuto plausi da ogni parte del mondo.

La Diocesi di Trieste ha diffuso una nota in cui “onora il suo lavoro di scienziata e di donna per le sue posizioni laiche nella vita sociale, salutandola in modo riverente e rispettoso”.

Si è rifiutata di sottoporsi ad un intervento chirurgico che, forse, avrebbe potuto prolungarle di qualche anno la vita, perchè era convinta di dover vivere bene oppure morire, fedele alle sue idee pro eutanasia.

E’ morta così, assistita dal marito Aldo, senza rimpianti perchè ha sempre cercato d’essere sè stessa, senza barare.

E’ morta così, la “madre nobile” della divulgazione del pensiero libero, con una funzione intima, semplice. Come tutte le “grandi”, non ha avuto bisogno di apparire.

E’ morta così, ricordandoci che siamo tutti FIGLI DELLE STELLE, perchè tutto è partito dalle reazioni nucleari che avvengono nelle supernova, enormi stelle più grosse del Sole, che alla fine della loro vita esplodono e rilasciano il risultato di tutte le reazioni nucleari avvenute al loro interno.

Qualcuno le ha chiesto:- Signora Hack, ma se nell’aldilà dovesse incontrare Dio, come la mettiamo? – e lei ha risposto candida ma decisa, come sempre:- Scusa, ho sbagliato -.

Scusaci Margherita, abbiamo sbagliato. Abbiamo partorito una generazione di veline, ci sentiamo persone migliori se abbiamo una borsa firmata, rimaniamo alzate la sera fino a tardi, ma non per scrutare il cielo, il mare, il sapere, i libri, ma per imballarci davanti alla tv.

Scusaci e illuminaci o fulminaci.. tu che puoi!

 

Michela Cortesi

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