Maternità surrogata: quando la realtà supera la fantasia

Ultima modifica 14 Ottobre 2019

E’ di pochi giorni la notizia secondo la quale il figlio nato in Ucraina, da una madre “surrogata” irreperibile, non può essere riconosciuto in Italia.
Così la Suprema Corte arresta il passo di una coppia Bresciana che correva dritta ad ottenere il riconoscimento di un bambino commissionato, prodotto e acquistato all’estero, portato in Italia sotto le mentite spoglie di una finta adozione.
maternita
Si chiama “fecondazione extracorporea”, meglio conosciuta ai più come “utero in affitto” e consiste nel richiedere ad una donna, estranea ovviamente alla coppia di futuri genitori, di partorire un figlio per conto di terzi.
Detta in questi termini sembra quasi che si stia parlando di un bene materiale, della compravendita di un immobile, del classico esempio di scuola dove Tizio vende un bene a Caio.
E in effetti, a giudicare dal comportamento delle parti e dalle tecniche adottate in materia sembra proprio così.
Un vero e proprio contratto, donne che si vendono, bambini che si comprano, coppie che acquistano.
Tutto è diventato mercimonio. Tutto si può con i soldi, anche violare i limiti della legge e della natura.
Tuttavia questa volta gli incauti aspiranti genitori hanno fatto male i conti.
Una vicenda che sembra tratta da un brutto film, che però ha tutta l’aria di non essere un caso isolato.
Sono tantissime infatti le coppie che sempre più spesso, accecate dal desiderio egoistico di avere un figlio a tutti i costi, si armano di borse e bagagli e partono ad acquistare un bambino e la maternità surrogata è solo una delle illecite strade che viene presa in considerazione.
A questa si posso aggiungere il traffico illecito di minori, le adozioni internazionali illegali e tanto altro ancora.
E’ vero che i tempi stanno cambiano, i rapporti personali diventano sempre più difficili, siamo schiavi di un mondo che ci spinge ad essere sempre più efficienti ed efficaci, a scapito dei buoni valori e dei sentimenti veri.
Ci illudiamo di essere un paese “avanzato”, moderno e in continua crescita, ma forse, nell’affannosa corsa contro il tempo non ci siamo accorti che abbiamo perso dei pezzi per strada.
Ci stiamo tutti gradualmente appiattendo su una linea di indecenza che diventa sempre più bassa.
E allora, forse, la domanda giusta non dovrebbe essere perché siamo arrivati a fare certe cose, ma piuttosto, perché abbiamo smesso di farne altre, con buona pace della nostra coscienza.
Sia chiaro nulla ha a che vedere con l’omofobia. Dico NO all’utero in affitto, a prescindere da chi siano i richiedenti, anche perché esistono molti altri modi per avere un figlio, l’adozione per dirne una.

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