Gli obiettivi a scuola non deve raggiungerli l’insegnante, ma il bambino

Ultima modifica 20 Giugno 2019

Tante volte ho detto con convinzione che i bambini e i ragazzi, soprattutto alla primaria e alla scuola “media” , vanno accolti, sostenuti, aiutati se in difficoltà e lo ribadisco.
Sono sicura che la durezza serva veramente a poco, che lasci come li trova i ragazzi forti e distrugga emotivamente e didatticamente i ragazzi più fragili.

E la durezza va di pari passo col: devo finire il programma.  

La metodologia (quadernoforever + io spiego tu impari) che poi deriva dal sistema duro è poco funzionale all’apprendimento.
Ho le prove che bisogna sciogliere tanti nodi per portare ad apprendere tutti i bambini e i ragazzi.
Ma agganciare una didattica diversa dal “quadernoforever” non corrisponde a un trullallero.
Il fatto che gioco e sorriso prevalgano su altri atteggiamenti, può confondere le idee.

A scuola si gioca: questo rischia, ad esempio, di essere un fraintendimento, se non si conosce il tipo di gioco che si fa e soprattutto l’obiettivo che si vuole raggiungere. Einstein diceva che il gioco è la più alta forma di ricerca, per dire.
A scuola si ride: anche questo può essere un fatto anomalo…  (anche se Rodari ce lo citofona da quasi 50 anni)
Ecco, voglio dire che, a parlare senza fondamenti reali di una didattica diversa, si rischia poi di sminuire il gran lavoro dei nostri bambini o ragazzi e gli obiettivi che realmente raggiungono.

Gioco a coppie : con 20 carte da poker senza figure e jolly tirate fuori il 23 più volte che potete, senza riutilizzare le carte, in 15 minuti. Cioè non è proprio rubamazzo…

Disegnami un problema:
Cristiana ha preso dalla tasca un tubetto di Smarties e ne dà 5 ciascuno  ai suoi 4 amici. Gliene restano 15 nel tubetto. Quanti ne aveva prima di distribuirli?
Urca un problema con 2 operazioni in seconda a fine ottobre?
Ma siamo fuori di testa?? NO

Loro riescono a farlo giocandoci: drammatizzando, disegnando, usando materiale.

Io mi sono resa conto che l’obiettivo che voglio raggiungere in realtà… lo devono raggiungere loro.

E chi sono io,  per imporgli matita, quaderno, numeri e segni di operazione?
Come se dicessi loro: fai una costruzione con la Lego e gli fornissi solo pezzi disegnati.
Il gioco non presuppone affatto superficialità. Anzi!
Il lavoro non può avere solo una dimensione o due; deve essere percorribile in ogni senso, visibile da ogni angolazione, tridimensionale.
cooperative-learningAnzi, ho visto che lasciandoli liberi di riflettere a voce alta con un compagno, di prendere i tappi per simbolizzare quantità, di trovare un disegno adeguato a risolvere, riescono anche a costruire conoscenze non esplorate fino a quel momento.
I bambini e i ragazzi, in modalità-laboratorio, danno molto di più.
In passato ho spesso pensato “ma dove vado, non ci possono arrivare” … e certo, con il quaderno e la finestra per guardare l’infinito con sotto la nenia della mia voce… no che non ci arrivano.
Non ho mai osato più di tanto.
E invece, tenendo fermo il quaderno per fissare il risultato del lavoro, loro stessi osano e sono io che devo stargli dietro.
L’altro ieri lavoriamo sulla calcolatrice come mediatore del concetto cifra/numero: con le 10 cifre potrei scrivere anche il numero delle stelle che vedo dalla finestra…se riuscissi a contarle. Bene.

Un bimbo arriva e mi fa
– Ma come mai se faccio radice di 9 viene un numero solo, 3, e se faccio radice di 8 mi viene un numerone gigante?
E vuoi non parlare dei numeri quadrati che poi vanno dritti dritti alla moltiplicazione?
La mia risposta –  Prova a fare un quadrato di 9 quadretti interni sulla lavagna.
Ok, riuscito. (nel frattempo altri 6 bambini erano lì intorno a farsi i meravigliosi impicci)
– Ora fai un quadrato con 8 quadretti interni.
– Oh, mae non ci riesco.
– Ecco è questa la differenza. E guarda il lato del quadrato che hai fatto con i 9 quadretti.
– Oh mae è 3 come dice la calcolatrice! Ho visto la radice di 9 !!
E per adesso questo Eureka!! ce lo siamo messo da parte per ritirarlo fuori verso fine novembre con le tabelline.
La radice? In seconda?
Mica è detto che in seconda bisogna far estrarre la radice di 107! Sarei da internare.

Però attraverso gioco e curiosità si fissano concetti impensati e che comunque serviranno nel percorso.
Strade diverse dal quadernoforever, gli insegnanti che 4 volte su 5 escono di scuola col sorriso, non sono maestri del trullallero.
Era solo per dire…

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