Prendersi cura di sé

Ultima modifica 10 Novembre 2015


prendersi cura di sé“La bellezza non rende felice colui che la possiede, ma colui che la può amare e desiderare.”                     
H. Hesse
La bellezza è prima di tutto il risultato visibile del prendersi cura di sé, per questo non si tratta di pura estetica, ma ha a che fare con il rendere visibile all’esterno la propria bellezza interiore. Per farlo ci vuole dedizione e amore verso di sé.
Ci vuole anche tempo, o meglio, una diversa concezione del tempo. “La ragione del viaggio è viaggiare” diceva De André e così anche la bellezza non è l’obiettivo finale, l’obiettivo principale è amarsi, la bellezza ne è la conseguenza.

Abbiamo completamente perso il significato del “rituale di bellezza” ovvero il processo attraverso cui si passa attraverso alcune fasi: concentrarsi su di sé, lavorare su di sé, prepararsi ad entrare in relazione con il mondo.
In sostanza l’equivalente di entrare in un bagno turco, espellere le tossine, rigenerarsi ed affrontare la realtà. Oggi vogliamo essere belle sempre, in breve tempo e in modo efficace: vogliamo la crema da notte che fa risvegliare più giovani, la crema depilatoria che agisce in tre minuti, la tinta per capelli che agisce in mezz’ora. Vogliamo il risultato subito.
Pensare di farsi un bel bagno rilassante per tanti è una perdita di tempo: in quell’oretta, infatt,i nemmeno si riesce a staccare la spina se, rientrando dopo una lunga giornata di lavoro, il pensiero va all’accendere la lavatrice, preparare la cena e avere un minimo di scambio umano con la propria famiglia… eppure, recuperare un tempo da dedicare a noi stesse e al nostro corpo non è altro che un pretesto per guardarlo, toccarlo e viverlo in un modo meno sbrigativo ed è un regalo che facciamo a noi stesse ma anche a chi ci sta intorno.
È infatti un modo per risvegliare i nostri sensi, il tatto, l’olfatto, il gusto e mettere in secondo piano la vista, fin troppo presente nella vita di tutti i giorni.
Una luce soffusa, un buon olio profumato e tante coccole!
Uscirne trasformati e ricaricati.
Toccare la propria pelle richiama gesti antichi: la pelle è sin dalle prime ore di vita il canale di comunicazione fra noi e gli altri. Da lì passano il dolore e il piacere, le botte e le carezze.
La pelle ci contiene, definisce i nostri confini. La pelle è un’enorme superficie sensibile al tocco. Alcune zone più sensibili di altre. La pelle bisogna curarla, proteggerla, coccolarla, massaggiarla. La pelle porta i segni del tempo che passa. La pelle è anche la nostra maschera.

Abbellire e modificare il proprio corpo è antico quanto l’uomo. La decorazione temporanea o permanente, in quanto fatta sulla pelle, rappresenta anch’essa un canale di comunicazione con l’esterno: comunica lo status sociale o il gruppo di appartenenza, ad esempio. Oppure è richiesto dal contesto per enfatizzare alcune parti del corpo, come nella danza o nella seduzione. Sulla pelle imprimiamo segni e simboli, consapevoli che quello che gli altri vedono per prima cosa è l’aspetto esteriore, espressione però del mondo interiore.

Volersi bene e decorarsi per mostrarsi spesso vanno a braccetto. Ma anche mascherarsi per nascondersi è un’altra faccia della medaglia.
Ognuno immagini di collocarsi in un punto su questa linea immaginaria che va dal sentirsi a proprio agio con sé stesse, dove l’abbellimento rappresenta un’affermazione di sé e si esprime attraverso il desiderio essere guardati, al sentirsi del tutto a disagio con il proprio Io e così il trucco diventa un artificio per nascondersi o distogliere l’attenzione degli altri per dirottarla su ciò che vorremmo essere.

Essere visti fa parte della natura umana ed è un bisogno primario, una prova della propria esistenza in questo mondo, come a dire “ci sono!”, ma anche sentirci desiderati è un tassello importante per rafforzare la nostra autostima.
A volte pensiamo che servano un paio di tacchi o un rossetto, ma dobbiamo essere consapevoli che è come ci sentiamo dentro che rende quel rossetto irresistibile!

Laura Vernaschi – consulente RossoLimone

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