Ultima modifica 10 Marzo 2021

Allattamento.
Parola che a tutti evoca immagini di tenerezza, abbracci materni e sorrisi beati a occhi chiusi. A tutti. Tranne che a me.

Prima di diventare madre ero una persona con delle certezze, poche ma quelle poche che avevo erano ben salde. O almeno così credevo.
Immaginavo la maternità come un qualcosa di estremamente naturale che avvolge la donna e la trasforma nell’unica persona capace di offrire il meglio per il proprio bambino.
Non ero sprovveduta a tal punto da pensare che tutto questo sarebbe arrivato magicamente e con facilità, sapevo ed ero convinta che le difficoltà ci sarebbero state.

Ero timorosa di molte cose
ma quello di cui ero piuttosto sicura
era che avrei allattato.

Quando allattare è un problema

Quando a settembre del 2011, mio figlio ha deciso di venire al mondo, tutte le mie certezze sono crollate.
L’ostetrica me l’ha fatto attaccare subito al seno dopo pochi minuti dalla nascita e il mio piccolino ciucciava che era una meraviglia! Ma subito dopo ho avuto problemi di ragadi e il colostro nel mio caso non è stato di grande aiuto.
Per di più nell’ospedale dove ho partorito io, la struttura ha aderito a un progetto che promuove l’allattamento al seno. Vigeva una sorta di accanimento all’allattamento che a mio avviso nulla aveva a che vedere con l’attenzione al benessere di mamma e bambino.

Senza contare che dall’ospedale ti dimettono prescrivendoti l’allattamento a richiesta.
A casa lo attaccavo al mio seno dolorante ogni volta che lo sentivo piangere e già dopo poche poppate avevo i seni distrutti.

Il pensiero che mio figlio si svegliasse piangendo mi riempiva di angoscia.

Drammatica era la consapevolezza che la cosa che mi faceva stare male era anche l’unica che faceva bene a mio figlio. Le ho provate tutte. Ho anche noleggiato un tiralatte.
Da subito sono sorti i peggiori sensi di colpa possibili.

Quelli che noi donne siamo così brave a farci venire. Sono una pessima madre.
Mi toglievo il latte a ogni poppata, di giorno e di notte, e lo conservavo per la poppata successiva alla quale aggiungevo un biberon di latte artificiale dopo che il pediatra (a pagamento) aveva constatato che il latte che io producevo non era sufficiente per il mio bambino che stava crescendo a ritmo lento.

Quando mio figlio ha compiuto un mese, il mio latte se n’è andato del tutto e sono passata definitivamente all’artificiale.

Quando non allatti tutti ti fanno sentire uno schifo. Avevi l’opportunità di fare del bene a tuo figlio e invece non ci sei riuscita o non hai voluto, come ti fanno notare anche tutti quelli che incontri per strada.

La cosa che più mi ha fatto soffrire in tutta questa faccenda è che non mi sono per niente goduta l’arrivo di mio figlio.

C’è voluto del tempo perché realizzassi che tra le quattro mura della nostra casa stesse crescendo il più grande miracolo che l’amore infinito tra due persone riesce a compiere. Nonostante ci venga detto che l’allattamento è il più grande gesto d’amore che possiamo fare nei confronti dei nostri figli, penso che l’amore passi anche attraverso moltissime altre cose. Penso che una madre serena trasmetta serenità al proprio bambino e che abbia il diritto e il dovere nei confronti del proprio figlio di mantenere tale serenità.

Non so se ho fatto la scelta più giusta, non so se ci saranno ripercussioni in futuro, ma le cose sono andate in questo modo, non sono riuscita ad allattare. Avrei potuto provare a insistere, a essere più forte del dolore, avrei dovuto farlo per il bene del mio bambino ma non ci sono riuscita.

I sensi di colpa ancora non se ne sono andati e a volte mi trovo a pensare che forse, se avessi allattato, mio figlio mi avrebbe voluto più bene di quanto me ne vuole e il nostro legame sarebbe stato più speciale.

Allora mi riprometto di fare di tutto perché l’amore che posso avergli fatto mancare non avendolo allattato, gli venga restituito amplificato di migliaia di volte nel corso di tutta la sua vita

Lisa

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

8 COMMENTS

  1. Ti leggo con molto piacere, hai saputo raccontare qualcosa di così personale con semplicità.
    Mi è sembrato di rivivere quei momenti, dove la decisione di non allattare è stata sofferta ma necessaria per lo sviluppo del bambino ma anche per poter trovare quella serenità che mi avrebbe permesso di cominciare a “sentirmi mamma” per davvero.
    Ora mio figlio ha 13 anni. Anche se gli dico che l’ho allattato poche settimane lui mi viene in braccio come quando allattavo, e appoggia la guancia sul seno…e il suo viso è così sereno che mi riempie di gioia.
    Tu come me hai fatto una scelta…per amore del nostro bambino!
    C’ho messo tanto, ma tanto a sentirmi mamma, e questo mi ha reso molto triste i primi mesi, ma non era per l’allattamento, piuttosto perché mi sentivo in parte inadeguata, o forse semplicemente non sapevo sempre come o cosa fare. Di gesta d’amore per tuo figlio ne verranno tante altre e nessuna sarà più grande dell’altra. Grazie per avermi fatto tornare un po’ indietro con i pensieri, e grazie di leggerti qui!

  2. Carissima. Dopo aver letto le tue parole non potevo non commentare. Io ho allattati al seno per 20 giorni. Ho preso le due pastiglie per farlo andare via. Non stavo bene. Di testa. Depressione post parte. Non ce la facevo. E ovviamente non ti sto a spiegare gli iniziali sensi di colpa. Ma poi mi sono ripresa . Ho capito una vera e basilare sostanza. Non è il seno a legarti a tuo figlio. Ma solo L’amore che ti lega a lui. È il la..sola cosa che conti. E subito dopo la seconda sostanza. Non c’è possibilità di rendere fwlixw tuo figlio se non si serena tu per prima…stai serena cara . Da come scrivi si capisce quanto ami tuo figlio. E sono certa che non gli hai fatto mandare nulla. L’allartamnto al seno va bene benissimo se viene naturale. Se non è il così non è il che.si.sia meno meritevoli o meno mamme. Chi lo pensa davvero come quelli fissati a.tutti i costi.è il stupido e limita per me. Conta solo.L’amore…
    Un abbraccio.

  3. Ciao Lisa, anche io come te ho passato più o meno gli stessi momenti. Il mio bambino è nato con il frenulo lungo e non è riuscito ad attaccarsi bene al seno, quindi dopo una settimana aveva perso peso e hanno deciso di tagliare il frenulo e di dargli l’aggiunta di latte per riprendere peso. A casa l’ansia e la poca esperienza hanno fatto il resto e così non sono stata capace di togliergli l’aggiunta fino a che dopo 4 mesi siamo passati all’artificiale e basta. Non ti dico in 4 mesi cosa non ho provato, persino il sistema DAS che consigliava la Leche League. Ogni 3 ore mi tiravo il latte, anche di notte, e alla fine ero stanca e piangevo in continuo. Come te non ero preparata ad avere questi problemi, tra tante preoccupazioni prima del parto quella dell’allattamento non mi aveva neanche sfiorato e quindi è stato un po’ difficile accettarlo. Ma una cosa te la posso dire con assoluta certezza: tuo figlio ti apprezzerà tantissimo per tutti i dieci milioni di modi in cui gli dimostri e gli dimostrerai di amarlo, quando gli starai vicino perchè ha la febbre, quando gli farai il suo dolce preferito e quando farete delle belle biciclettate insieme…la vostra vita sarà così piena di cose belle e di bei momenti che quella parentesi difficile ti apparirà sotto un’altra luce.
    Mio figlio ha quasi 6 anni e non c’è giorno che non mi dica:”Mamma, quanto ti amo!”
    Tanta serenità a voi

  4. Leggo commossa i vostri commenti. Vi ringrazio immensamente per avermi raccontato le vostre esperienze. Credo che l’allattamento sia l’aspetto in assoluto più delicato di tutta la gravidanza ma anche quello a al quale, prima di partorire, viene data la minore attenzione. E’ vero che la mancanza di esperienza non aiuta, e a volte anche la mancanza di sostegno da parte degli operatori sanitari o di chi avrebbe le competenze per poter sostenere le neomamme. Sono convinta però che le esperienze vissute nella vita, in qualche modo, ci aiutino ad imparare qualcosa perciò sto cercando di cogliere tutti gli insegnamenti che questo momento difficile mi può fornire. I racconti delle vostre vite e l’immenso conforto che mi hanno trasmesso sono per me un tesoro prezioso.
    Grazie di cuore.

  5. Allattare è sempre difficile, a mio avviso.
    Adesso va di moda e sembra che non se ne possa fare a meno, creando sensi di colpa in chi ha problemi e non ce la fa.
    Mia mamma provò ad allattarmi ma io non ciucciavo. Non ho mai pensato di essere meno amata rispetto a chi era stato allattato.
    Io allatto da 19 mesi, avevo ricevuto un’ottima formazione durante la gravidanza (il corso preparto trattava praticamente solo di allattamento) e non ho avuto particolari difficoltà a livello fisico (grazie anche alle coppette d’argento).
    Ma nessuno parla di quanto sia difficile stare con le tette all’aria venti ore al giorno, sedute sul divano a giornate intere…
    Un abbraccio, cara Lisa!

    • Grazie Sara. Hai ragione, allattare è sempre difficile. Tutto lo è all’inizio. E lo stato d’animo che solitamente ci accompagna dopo il parto non ci permette di vedere le cose nella giusta prospettiva. Anche perchè siamo stanche e spesso ci sentiamo inadeguate.
      In merito ai sensi di colpa credo che forse dovremmo sforzarci (non è facile!) di mettere da parte questo sentimento poco utile e per niente costruttivo e renderci conto che non si può mai fare il meglio in assoluto ma che ognuna di noi, sicuramente, cerca sempre di fare il meglio che le è possibile.
      Un abbraccio.

  6. Grazie mille per quest’articolo. E quanto mi ci sono ritrovata anche io!! Anche io conosco questo senso di colpa di non esser stata “capace” di allatare mia figlia (che ha appena compiuto 4 mesi). A tal punto che mi sono giurata che per il prossimo/a bimbo/a, farò di tutto et non mollerò.
    Il discorso però è che ho scoperto il perché mia figlia non si attacava bene oltre i miei problemi iniziali di ragadi + un capezzolo inverso. Sto leggendo un libro (in francese) che tratta del pavimento pelvico. (Questo argomento è assolutamente o quasi ignorato in Italia, ma in Francia, no.) Questo pavimento pelvico viene messo a male durante il parto (per colpa della posizione assunta, la posizione detta ginecologica), ma non solo! Il bambino stesso ne soffre tanto perché l’uscita non si fa in modo fisiologico per essere breve. Quindi possono soffrire di iperestensione della nuca e gli impediscono di attacarsi bene alla teta. Mia figlia ha sempre tenuto la sua testa dritta sin dalla nascita (ed è inabituale per un neonato) poi non rimaneva seduta più di 5 secondi e piangeva sempre se volevo metterla un po’ seduta. Stava bene solo in piedi! Aveva 2 mesi quando un’ osteopata l’ha manipolata e ha notato che era molto tesa dal punto di vista della nuca fino all’osso sacro. Per lui era chiaro che questo era legato al parto e all’effetto “yoyo” (l’episiotomia che ho dovuto subire.) Questo conferma fin troppo la teoria del trauma del parto. Posso quindi capire quanto era difficile per lei rimanere semi-seduta con la testa girata per poppare. Dunque vi posso confermare che nonostante i miei problemi di seno, il fallimento dell’allatamento al seno non è solo colpa nostra, può essere davvero un insieme di elementi. E non parlo del povero sostegno che le mamme ricevono in ospedale per questo (in particolare vivere la montata di latte a casa da sola) e poi dalla famiglia. Chi non si è sentita dire “ma se non ce la fai, non insistere e passa completamente al latte artificiale!!” Tutto tranne quello che vorremmo sentirsi dire. Per concludere questo (fin troppo lungo) commento, non lasciamoci invadere del senso di colpa, non è giusto!! E l’amore per nostri figli non c’entra niente con l’allatamento. Siamo delle brave Mamme a partire del momento in cui pensiamo già fare il tutto possibile per loro!

  7. ciao Lisa,
    e ciao a tutte.
    Dice un’ostetrica speciale, Ibu Robin Lim, “Una madre che non ha allattato è una mamma che è stata lasciata da sola”
    Vi capisco molto bene e mi rattristo ogni volta che sento mamme che si sentono in colpa.
    Anch’io sono mamma, anch’io mi sento in colpa, per mille piccole cose ogni giorno…forse è una nostra prerogativa.
    Ho 2 bimbi, tutti e due allattati, il secondo lo è tuttora, e credo che se in alcuni momenti cruciali della mia vita, tipo la gravidanza, non avessi avuto incontri speciali e “fortuna”, la mia vita sarebbe stata tutta un’altra storia…
    Una di queste “situazioni” è stata, x me, l’allattamento.
    Così tanto che ho sentito la necessità di creare qualcosa per le mamme, per mamme che, come me, ricevevano informazioni da tutti i fronti, anche troppe, ma in realtà forse avrebbero voluto solo un po’ di sostegno, comprensione, qualcuno di “non giudicante” con cui farsi un bel pianto, avere una pacca sulla spalla.
    Con 2 amiche ho messo su un gruppo di auto-aiuto, un luogo di mamme per le mamme, a Ferrara, dove viviamo.
    Il riscontro è stato arricchente: c’è sempre da crescere ascoltandoci…
    Io credo che non ci siano mamme brave o cattive, almeno non basandosi sul fatto che abbiano allattato o no, ma mamme che sono state sostenute (magari anche nella loro scelta di smettere o non allattare affatto) e mamme non sostenute.
    Lisa, nell’ospedale in cui hai partorito hai avuto la sensazione che “si accanissero con l’allattamento” e lo capisco…perchè se la loro linea guida è “aiutiamo le mamme ad allattare” ma non sono in grado di dare informazioni e appoggio adeguati per non far venire le ragadi alla mamma, aiutandola a migliorare l’attacco del bimbo, o, successivamente, a farle guarire le ragadi, ovvio che c’è qualcosa che non va.
    Te credo che non ce l’hai più fatta ad allattare nel dolore, perchè non dovrebbe essere doloroso allattare!
    Sara, perdonami, a costo di ricadere nella trappola del sentirmi dare della “tettalebana” come accade a volte, vorrei dirti che allattare non è una moda, e chi promuove l’allattamento al seno non è un untore, ma si basa su ricerche scientifiche.
    Le nostre mamme non sono riuscite ad allattare perchè c’è stato il boom del latte artificiale, dei guadagni delle case produttrici di formula, della ripresa delle donne che, dopo il femminismo e l’emancipazione, si son prese (grazie al cielo) un posto nel mondo del lavoro!
    L’informazione credo sia la base di tutto.
    Quando c’è, allora una è libera di scegliere.
    un abbraccio virtuale,
    elena

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