Donne a casa a fare le donne. Parola di Sergio Pirozzi

Ultima modifica 23 Gennaio 2020

Qualche giorno fa ho letto un articolo sul Fatto Quotidiano che criticava un’affermazione di Sergio Pirozzi, che sinteticamente affermava che le donne dovessero ricominciare a fare le donne.
Dunque stare a casa.
A fare le mamme, le casalinghe, insomma, basta che stessero a casa e sbrigassero le faccende domestiche.
Perchè è ovvio che una donna donna sia quella che sta a casa a fare la calza.

La prima domanda dopo aver letto questo articolo, che sorge spontanea come direbbe il buon Lubrano, è: “Chi è ‘sto Sergio Pirozzi?”

sergio pirozzi

Ed ecco che sono andata a leggere qua e là.
Sergio Pirozzi è il sindaco di Amatrice. Quell’Amatrice devastata dal terremoto del centro-Italia nel 2016.
Leggo che è stato anche allenatore di calcio.
Dunque un sindaco sportivo. Che sembra volersi ricandidare alle prossime elezioni del 2018.
Adesso ho inquadrato il personaggio che fa queste affermazioni circa le donne casalinghe.
Un sindaco in piena campagna elettorale, e per giunta virile al punto giusto, tanto da fare l’allenatore.
E maschio al punto giusto da volere la donna a casa che gli prepari la cena, aggiungerei io.

Perché sono assolutamente d’accordo con la giornalista del Fatto Quotidiano che afferma che una frase del genere cancella in un sol colpo tutte le lotte di uguaglianza che negli anni le donne hanno sostenuto.

E non che io sia una femminista incallita, intendiamoci.
Sergio Pirozzi, in un discorso più ampio ovviamente, è intervenuto sostenendo che se lui vincesse le elezioni si batterebbe per garantire alle donne casalinghe uno stipendio a ore. Pagate dalla Regione.

Insomma una moglie colf a 10 euro lorde l’ora.

Sempre a sentire lui non vanno bene le “governanti” straniere. Tate o domestiche che siano.

Perché “Non insegnano i valori fondanti di questa nazione”.

Come se per sistemare economia, scuola e ricerca di lavoro bastasse pagare le donne per stare a casa.

E come soprattutto se le donne lavorassero solo ed esclusivamente per contribuire al reddito familiare.
E già. Perché Sergio Pirozzi, nella sua idea da campagna elettorale, ha dimenticato questo piccolo particolare.
O forse non lo ha mai inteso.
Che ci sono donne, immagino, io non sono tra queste, che starebbero bene a casa pagate dalla regione.
Ci sono famiglie che certamente verrebbero sostenute da un’idea simile.

In un nucleo familiare composto da moglie, marito e figli una seconda entrata garantita e una moglie che si occupa di economia domestica, educazione dei figli e cena del marito farebbe comodo.

Peccato che alcune di queste donne ambirebbero, ad esempio, a diventare ricercatrici scientifiche.

O magari la loro passione sarebbe insegnare. O fare l’astronauta o la ballerina.
E dunque stare a casa proprio no.
Come d’altronde succede agli uomini.
Che se ambiscono a lavorare è tutto normale.
Sarebbe strano invece sentire un uomo la cui ambizione è sposare una donna in carriera per occuparsi di casa e figli h24.

Purtroppo però la scia dei vari sottopensieri alla Sergio Pirozzi è lunga.

sergio pirozzi

Pensiamo ad alcune delle pubblicità che si sono viste negli ultimi tempi.

Quella ad esempio di una famosa marca di gioielli che recitava più o meno: Un ferro da stiro, un pigiama, un grembiule, un bracciale XXXX: secondo te cosa la farebbe felice?

In molte abbiamo risposto: un libro, due biglietti per il cinema, un viaggio.
O ancora, se possibile ancora più razzista e sessista, quella comparsa tra gli stand della Fiera Marca a Bologna, riportata da molte testate giornalistiche.

Alla Fiera della MDD (Marca del Distributore) infatti una nota azienda di prodotti per la pulizia ha esordito mettendo in bella mostra un manifesto che riportava a lettere cubitali la reclame “L’evoluzione del pulito” indicando una scimmia, poi donna poi donnaconmocio.

sergio pirozzi

E anche qui il web si è scatenato.

Ma davvero voi uomini ci vedete così?

O è colpa di noi donne a dover ancora essere viste così?
Io non mi sento in colpa.
Io non voglio credere di dare l’impressione di essere una donna da poco evoluta dalla scimmia il cui unico scopo è quello di far brillare casa.
Non vi nascondo che trovo anche una certa soddisfazione quando al posto dell’aiuto domestico riesco a far brillare casa in una mattina dedicata alle pulizie.
Così come mi soddisfa anche la scelta di volere personalmente seguire i miei figli. Accompagnandoli a scuola, studiando con loro. Preparando torte e pranzi per la famiglia.
E cercando, per quanto possibile, di non indossare le pantofole e il pigiama prima che il mio compagno rientri la sera da lavoro.

Ma mi piace lavorare. Lo voglio proprio fare. E insieme a me tante altre donne.

Amo sentire la gratificazione di una professione. Imparare sempre qualcosa. Che sia impostare una pagina web o tradurre una lettera commerciale.
E scommetto che a tutte le donne piace ugualmente l’idea di confrontarsi con un lavoro, qualsiasi esso sia.
Amo l’idea che una donna possa ricevere un Nobel per la ricerca medica. Amo pensare che Samanta Cristoforetti sia andata in orbita per 6 mesi come i suoi colleghi uomini.
E voglio pensare che se una donna sceglie di stare a casa, e non scendere in politica, lo faccia per sua volontà espressa.
Non mi piacciono le quote rosa proprio perché penso che la donna debba potere scegliere a prescindere dalle percentuali parlamentari.
A questi sindaci in odore di elezione chiedo proprio di impegnarsi affinché noi donne possiamo vivere in un paese che sostenga queste scelte con interventi di welfare.

E tutto questo, caro signor Sergio Pirozzi, se non l’hai ancora capito, se non hai ancora capito le donne, non posso certo insegnartelo io.

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