Si è spenta la scintilla nera che accese le coscienze. E’ morto Nelson Mandela

Ultima modifica 6 Novembre 2015

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Oggi 5 dicembre 2013 ci ha lasciati Nelson Mandela, il simbolo della lotta contro l’apartheid.

Nato nel 1918 a Johannesburg si è impegnato fin da giovanissimo nella lotta per la libertà. Quella con la L maiuscola. Quella che, se te la tolgono, vìolano il diritto dell’uomo di scegliere e quindi di vivere. Quella che consente di esistere pienamente e senza costrizioni negative e bieche. Quella che, dovrebbe essere, l’essenza dell’essere umano.

Mandela è il cognome assunto dal nonno. Nelson il nome che gli affibiarono alle scuole, mentre il nome datogli alla nascita sembrava una premonizione: Rolihlahla, ossia colui che provoca guai.

Già, perchè chi va contro corrente, anche se la corrente è quella del razzismo, delle torture, delle disparità di sesso, religione e colore della pelle, è uno che in famiglia o nella tribù, risulta alquanto scomodo e imbarazzante.

A ventidue anni scappa dalla famiglia per evitare un matrimonio  senza amore, combinato dalla tribù come di consuetudine in quelle terre, e raggiunge Johannesburg. Insieme al cugino Tambo, anch’egli laureato in giurisprudenza, apre un ufficio legale che fornisce assistenza gratuita o a basso costo ai neri.

Nel 1942 entra nel African National Congress, l’associazione che in Sudafrica lotta per i diritti civili, politici e sociali della maggioranza della popolazione nera, e la sua vita comincia a delinearsi.

Si susseguono lotte, manifestazioni, processi, guerriglie, prigionie che non fermano l’essenza di un uomo nato libero nello spirito e con una mente aperta e lungimirante.

Fino alla detenzione più lunga. Quella che avrebbe distrutto e abbruttito chiunque. Quella lunga ben 26 anni. Condannato all’ergastolo nel 1964 rimane in carcere fino al febbraio del 1990.

Ma neanche questa lunga interdizione alla vita reale lo ferma.

Mandela continua a scrivere, propagandare, diffondere, contattare tutti quanti all’esterno possono continuare il suo lavoro contro la segregazione dei neri.

E Mandela vince.

All’inizio degli anni Novanta dopo la scarcerazione contribuisce all’abolizione di un sistema basato sull’apartheid, diventa Presidente del Sudafrica, conquista il Nobel per la Pace.

Non ancora sazio e stanco, il padre assoluto della giustizia, negli stessi anni si impegna con associazioni per la raccolta fondi e prevenzione per la lotta contro la peste del secolo: l’Aids.

Nel 2008 ad Hyde Park un grande concerto ha ricordato i suoi novant’anni, alla sua presenza e con la partecipazione di ben 500mila persone. Piccola nota… sul palco campeggiava un lungo striscione con il numero 46664, per ricordare quello scritto sulla sua giubba di lunga detenzione.

Nel 2009 i grandi dello spettacolo hanno organizzato un grandioso tributo, il Mandela Day, per festeggiare i suoi novantuno anni.

L’uomo che ha resistito a tutto e tutti aveva rivelato che nei momenti più duri si aggrappava alle parole della poesia Invictus, di William Ernest Henley, scritta nel 1875.

Ora noi ci sentiamo un pò così. Un pò soli. Un pò senza una grande guida spirituale. Un pò come quando abbiamo una persona che per noi è stata fondamentale, che non riusciamo più a frequentare, ma il solo sapere che esiste, ci fa sentire meglio.

Invictus era la poesia in cui si rifugiava. Invincibile la traduzione in italiano che facciamo noi.

Invincibile sei stato tu Nelson Mandela. L’abbraccio del mondo intero ti accompagna in questo tuo ultimo viaggio.

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“Il perdono libera l’anima, rimuove la paura. È per questo che il perdono è un’arma potente.”

“Non c’è passione nel vivere in piccolo, nel progettare una vita che è inferiore alla vita che potresti vivere.”

“Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli.”

“Non c’è nessuna facile strada per la libertà.”

“Coloro che affrontano i problemi con atteggiamento intollerante non sono adatti alla lotta.

“Quando a un uomo è negato il diritto di vivere la vita in cui crede, questi non ha altra scelta che diventare un fuorilegge.”

“Si dice che non si conosce veramente una nazione finché non si sia stati nelle sue galere. Una nazione dovrebbe essere giudicata da come tratta non i cittadini più prestigiosi ma i cittadini più umili.”

“Nell’uomo la bontà è una fiamma che può rimanere celata, ma mai estinguersi completamente.”

“Il compito più difficile nella vita è quello di cambiare se stessi.”

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Michela Cortesi

 

 

 

 

 

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