Ultima modifica 21 Ottobre 2019

Come ogni anno torna, dall’1 al 7 Ottobre, la settimana mondiale di sostegno all’allattamento materno.
Tutta Italia si mobilita e organizza flash mob nelle piazze, puntando l’attenzione su un atto naturale e da promuovere per tanti motivi: salute, serenità del rapporto madre-bambino, sostenibilità.
Ne parliamo con Emilia Sigillo, psicologa perinatale, e Maura di Giovanni, ostetrica.

allattamento

Secondo te Emilia, qual è il fronte su cui si può e si deve lavorare di più?
Perché le mamme e più in generale, le famiglie, vanno sostenute?

Come psicologa, lavoro nei corsi di accompagnamento alla nascita; ritengo che la parola chiave sia “empowerment”.
In generale, la mancanza di una valida rete di sostegno fa sì che la maggior parte dei neo-genitori sperimenti un forte senso di inadeguatezza e non senta di avere capacità sufficienti per la crescita dei propri figli.
Ne scaturisce una forte tendenza alla delega e all’ accoglienza passiva di pareri esterni (amici, parenti, manuali, Internet): suggerimenti che possono anche non avere fondamenti comprovati.

In questo senso, in riferimento all’allattamento, è fondamentale informare il più precocemente possibile neo e future mamme sulla fisiologia della lattazione umana, sui falsi miti che circolano intorno all’allattamento, sulla fisiologia del sonno infantile, sui possibili rischi di salute materno-infantile (anche in senso psicopatologico) connessi al mancato allattamento, sui benefici psico – fisici dell’allattamento oltre i canonici sei mesi e fino ai due anni o più (ossia secondo le linee guida dell’OMS e del Ministero della Salute).

Molte neomamme non sanno neanche di poter contare, in caso di difficoltà ad avviare o a continuare l’allattamento, su specifiche figure professionali : ostetriche, consulenti della Leche League, consulenti professionali IBCLC presenti nei consultorii, volontarie o disponibili a consulenze private.

Maura, il tuo parere da ostetrica: perché qualcosa di fisiologico, che lega fin da subito madre e bambino, e che assicura il miglior nutrimento per il lattante, diventa così difficile da perseguire?

La stragrande maggioranza dalle gravide frequenta un corso di accompagnamento alla nascita; che a volte, però, non è tenuto da personale qualificato e aggiornato: andrebbe fatta innanzitutto una selezione.

Inoltre nei miei corsi, qualora sia gradito alla futura mamma, consiglio la presenza del papà, ma anche di chi sarà presente i primi giorni a casa con il piccolo -mamma, suocera, zia- spesso i “consigli” dei primi giorni vengono proprio da esperienze risalenti a minimo 30 anni fa o comunque inadeguate per un avviamento positivo dell’allattamento.

In molti ospedali del centro e sud Italia l’assistenza in nidi e maternità non è garantita da ostetriche (come invece succede in diverse realtà del nord Italia) ; bensì da infermiere e puericultrici “vecchio stampo” con conoscenze riguardo l’allattamento non sempre aggiornatissime. Complici, a volte, anche pediatri con poca formazione specifica in allattamento, si esce dall’ospedale già con la famosa “aggiuntina”. In assenza di patologie particolari è auspicabile una consulenza con un’ostetrica consultoriale per supportare e cementare, subito, la diade madre/bambino.

L’inizio è faticoso, si ha la fatica del parto, il cambio delle abitudini e il nuovo “coinquilino” con cui fare i conti, ma stringendo un po’ i denti il percorso diventa in discesa se si è sostenute e si ha fiducia nelle proprie capacità fisiche innate di far fronte al nutrimento del bambino. La conoscenza dei processi fisiologici che regolano il tutto può aiutare molto.

Ringraziamo la testimonianza di Maura ed Emilia: loro prenderanno parte al flash mob di Pescara, sabato 1 Ottobre alle 10:30. Informatevi presso i vostri comuni: sarà possibile allattare o solo sostenere la campagna in tantissime città italiane!

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