Storie di ordinaria follia

Ultima modifica 31 Agosto 2015

Pensavo di vivere in una zona abbastanza tranquilla dell’Italia: l’Umbria ha la nomea di posto dalle profonde radici religiose, è una terra fatta di piccoli e tranquilli borghi medievali, la sua gente è in gran parte proveniente dal lavoro legato alla terra e agli animali ed ero veramente convinta che questo legame fosse indistruttibile.

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E poi, l’Umbria…. la terra che ha dato i natali a San Francesco, un santo così strettamente legato ai nostri compagni di pianeta!

Invece, questa terra è abitata anche da veri e propri serial killer di animali.

Innanzi tutto è una delle regioni con il più alto tasso di cacciatori e già questo le dà una connotazione poco positiva, poi l’usanza di tenere i cani legati a catena, specie nelle zone di campagna, è ancora molto diffusa, altri ancora, sbattendosene bellamente dell’incolumità dei loro animali, li lasciano liberi di scorrazzare per strada senza controllo facendo rischiare loro di finire continuamente investiti.

Ma il top della cattiveria umana contro gli animali l’abbiamo raggiunta in questi giorni quando, dopo quattro lunghi mesi di indagini da parte dei Carabinieri di Perugia, è stato scoperto quello che è stato definito il laboratorio degli orrori.

gatti

La storia è piuttosto raccapricciante ed inizia davanti ad un asilo perugino con un gattino trovato impiccato sul cancello. Questo episodio aveva giustamente sconvolto tutti nella scuola, insegnanti, bambini e familiari i quali hanno sporto denuncia contro ignoti e, dopo le indagini di rito, i militari dell’Arma sono arrivati a localizzare un garage in zona, occupato abusivamente ed alquanto sospetto.

Una volta aperto il magazzino, i militari incaricati  hanno, per un attimo, pensato di essere su un set di una puntata di Criminal Minds: gatti scuoiati, messi sotto formalina, teste mozzate sparse qua e là, attrezzi adatti alla tortura dei poveri animali, libri su come preparare maschere in pelle, cavi elettrici, insomma un vero e proprio covo da un serial killer.

Artefice di questo luogo pazzesco e dei massacri che lì dentro si compivano un ventunenne perugino.

Non ci bastavano il mostro di Foligno o gli amanti assassini di Meredith Kercher, una serie veramente lunga di femminicidi e pure l’ombra del mostro di Firenze, adesso abbiamo pure il serial killer dei gatti.

Un ragazzino di vent’anni per giunta! A volte mi chiedo cosa stia succedendo a questo mondo e se non ci sia più nessun senso di responsabilità o rispetto per l’altro, animale o umano esso sia. E mi sconforto. Contemporaneamente mi monta una tale furia nei confronti di queste persone che mi verrebbe voglia di trasformarmi nell’angelo vendicatore e farli fuori con le mie stesse mani (e comunque sono in buona compagnia perché un sacco di commenti alla notizia vanno in questa stessa direzione) ma poi mi rendo conto che questo tipo di persona è veramente malata e più che la morte c’è da augurargli una clinica psichiatrica dove però lo tengano chiuso a lungo e lo curino bene perché, se Criminal Minds mi insegna bene, l’omicidio e la tortura degli animali sono il primo scalino per prendere la patente definitiva da serial killer e che questi soggetti non si limitano a torturare ed uccidere creature indifese come gli animali ma tendenzialmente passano agli esseri umani.

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Già mi manda letteralmente su tutte le furie quando viene fatto del male ad un animale, l’idea che questo essere malato lasciato a piede libero possa far del male, che so, ad un bambino mette benzina sopra i miei istinti omicidi.

Non finirò mai di ripeterlo, l’educazione alla vita passa anche attraverso l’insegnamento del rispetto dei più deboli  e purtroppo, volenti o nolenti, in questo mondo dove noi esseri umani abbiamo deciso di fare la parte dei più forti, gli animali sono esseri più deboli e quindi è nostro compito proteggerli.

Elisabetta Dal Piaz

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