Suleman Diaria, re dello yogurt biologico

Ultima modifica 6 Novembre 2015

sulemandiaria

Suleman Daria ha lasciato il Mali nel 2008. E’ arrivato in Libia, dove ha pagato uno scafista “700 dollari” per raggiungere l’Italia. Hanno viaggiato su una carretta del mare e sono arrivati, salvi, vicino a Siracusa. Per un periodo è rimasto nel Cara di Cassibile, poi ha ricevuto un foglio di via. Ma non se n’è andato: da clandestino ha lavorato a Rosarno, ha raccolto arance e mandarini, e nel gennaio 2010 ha vissuto in prima persona la “rivolta degli extracomunitari”.

Poi è arrivato a Roma e per mesi ha dormito alla Stazione Termini; per mangiare faceva la fila alla Caritas. Ma non si è dato per vinto. Un giorno, con degli amici, ha provato a trasformare il latte in yogurt. All’inizio proponeva il prodotto finito ai mercatini biologici della città, oggi ha fondato la cooperativa sociale Barikama, dà lavoro a sei amici e ogni settimana produce duecento litri di yogurt artigianale e biologico nel caseificio del Casale di Martignano (Roma).

La storia di Suleman Diaria, classe 1986, è una storia di tenacia e successoSuleman, oggi, è stato selezionato tra i finalisti per il MoneyGram Award 2014, Premio all’imprenditoria immigrata in Italia, per la categoria Imprenditoria giovanile. “Non sono mai andato a scuola, né in Mali né in Italia – racconta Sulemaniniziando questa attività ho imparato l’italiano, a leggere e scrivere. E poi sono riuscito a integrarmi. E’ stata un’esperienza che mi ha cambiato il cuore e ho conosciuto tante persone”. 

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Ma il successo è arrivato solo dopo tanta sofferenza. “Nel 2008 dopo due mesi passati al Cara di Cassibile – racconta il giovane imprenditore – mi hanno dato un foglio di via. Sono rimasto a Siracusa da clandestino per un mese, con la speranza che un legale mi aiutasse a ottenere il permesso di soggiorno, ma questa persona non ha fatto nulla per me. Quindi mi sono trasferito a Rosarno, ho zappato la terra, raccolto arance e mandarini e ho vissuto in prima persona la rivolta del gennaio 2010″. Poi l’arrivo a Roma. “Vivevo alla stazione Termini con altri 140 amici e mangiavamo alla Caritas. Ma non avevo i soldi per chiamare casa”. 

Suleman ha deciso di avviare questa attività perché aveva bisogno di soldi per potersi mettere in contatto con la sua famiglia.

In futuro vorrei tornare in Mali e avviare lì un’attività. E’ il mio sogno, vorrei dare lavoro a tante altre persone”.

E noi crediamo ai sogni.

Paola Lovera

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