Ultima modifica 20 Giugno 2019

 

Complice una febbriciattola e una faringite antipatica, ieri pomeriggio mi trovavo a casa, durante uno di quei noiosissimi pomeriggi in cui “è meglio se ti riguardi”.telecamere a scuola

Casualmente mi sono imbattuta in uno di quei programmi di gossip che, in genere, evito come la peste, ma che ieri mi facevano un po’ di compagnia. Ascoltando distrattamente quella confusione di voci, mi sono però soffermata su una notizia che, non solo mi ha colpito, ma mi ha fatto venire le lacrime agli occhi.

Avete presente quella sensazione che ti prende lo stomaco, di disgusto, di ripugnanza, di ansia? A me succede quando si toccano i bambini, soprattutto da quando sono diventata mamma. Sto parlando della notizia di cronaca di qualche giorno fa, in cui un’insegnante di scuola primaria di Bisceglie è stata arrestata per maltrattamenti nei confronti dei suoi piccoli alunni.

Vedere i filmati, in cui i bambini piangono e chiamano la mamma, sentire la voce di questa maestra pronunciare parole e minacce, che mai un bambino (e neanche un adulto) dovrebbe sentire, vederli strattonare, spostare con violenza da una parte all’altra dell’aula, mi ha provocato uno sconvolgimento emotivo enorme.

Sono sincera (e un po’ me ne pento di queste parole): nei precedenti casi di cronaca (perché, ultimamente, davvero, se ne sono sentiti tanti), ho sempre pensato che fosse il circo mediatico a voler denigrare la scuola e a voler passare sempre il messaggio che la scuola e gli insegnanti sbagliano sempre. Pensavo che non ci fosse più alcuna fiducia nella scuola e che un rimprovero in più venisse preso, da qualche genitore un po’ più esagitato, come un attacco duro verso il proprio figlio che non sbaglia mai.

Non pensavo, non volevo pensare che a scuola esistessero “orchi” del genere. Non potevo credere (e una parte di me ancora si rifiuta) che a scuola potessero esistere insegnanti del genere. Ci sono maestre dolci, quelle un po’ più dure, quelle severe e quelle permissive; talvolta, esce un urlo di troppo, nei momenti in cui la classe si solleva. Talvolta, sbagliamo nelle decisioni, un po’ come fanno le mamme, ma sono sempre i nostri bambini e le nostre azioni sono sempre guidate dall’amore nei loro confronti.

La maestra, che vedevo nei filmati, non voleva stare lì, non amava ciò che faceva e vedeva i bambini come nemici insopportabili da denigrare o a cui far del male.

timthumb.phpLa conduttrice del programma gridava a gran voce: «»Telecamere a scuola!Telecamere!». Mi sono già espressa su questo argomento quasi un anno fa e, rileggendomi, mi rivedo molto “morbida”. No che non avrei problemi a lavorare con le telecamere a scuola, sarebbe quasi una certezza del mio lavoro, non solo come insegnante, ma anche come mamma di una bimba nella scuola dell’infanzia. Ma ciò che mi preme capire è perché un’insegnante si trasformi così.

Non posso, non voglio pensare che ci siano insegnanti “mostri”, che qualcuno, a un certo punto, si trasformi e impazzisca. Il nostro lavoro si sceglie e, anche se dovesse capitare, si ama. Il rapporto educativo non può prescindere dall’amore educativo, che si prova per gli alunni. Non ci sono giustificazioni per ciò che ha fatto quell’insegnante, perché le immagini che ho visto sono davvero terribili e impossibili da sopportare per ciascuna mamma, ma una riflessione mi viene: forse, dovremo ricominciare a investire nella scuola, invece che vederla come una voce di costo. Dovremmo aumentare alcune ore di insegnamento e affiancamento, specialmente alle maestre più anziane, forse,o comunque più deboli e più stanche, invece di tagliare il personale scolastico in continuazione. Dovremmo pensare che lavorare in team, e non da soli, nella scuola, non è solo una voce di costo, ma un potenziamento dell’apprendimento dei nostri figli e anche della sicurezza.

Arianna Simonetti

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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