Un minuto di silenzio in classe, imposto. Perché?

Ultima modifica 14 Ottobre 2019

Si parla spesso di quanto sia importante preservare l’innocenza dei bambini. Di come sia importante tutelare la loro infanzia.

Qualche giorno fa il Ministero della Pubblica Istruzione ha mandato una circolare in cui avvisava gli insegnanti di dover fare un minuto di silenzio in classe per i fatti accaduti a Parigi. Dalla materne alle elementari e immagino fino alle superiori.

minutodisilenzio_parigi

Quando mio figlio di otto anni mi ha detto di aver fatto un minuto di silenzio in classe io gli ho chiesto come mai. E lui mi ha detto che sono morte tante persone per colpa dell’ ISIS.
Gli ho chiesto se aveva capito cosa fosse ha detto di no.

Ammesso e non concesso che possa essere lui solo a non aver capito diciamo che mi sono permessa il lusso di dubitarne, così ho fatto una piccola indagine fra i compagni di scuola, ed è emerso che non solo non hanno capito un tubo ma che al contrario hanno appreso frammenti di frasi e parole che ripetono serenamente ( almeno all’apparenza ) ma che hanno ben poco di serenità: morte, bombe, guerra, attentati e quella che mi ha lasciato più di sasso “succederà anche qui”.

Ora forse sono io ad essere strana ma non sono le parole che vorrei in bocca mio figlio a otto anni.
E non so perché il Ministero abbia obbligato le insegnanti a fare il minuto di silenzio. Non so cosa sia stato detto esattamente, in che termini. E’ un argomento delicato, e ci sono diversi modi di vederlo, di interpretarlo. Io non  so che cosa abbia detto l’insegnante esattamente, non so se concordo o meno con le sue parole. 

In ogni caso io avevo scelto di non parlargliene o di farlo in modo casuale e cercando di capire cosa e se avesse sentito qualcosa per provare a spiegarlo. Ma se avessi potuto, avrei evitato. Perché credo fortemente che ci sia un tempo per ogni cosa. E che dipenda da bambino a bambino, in base al suo carattere e a mille altri fattori.

Non voglio essere ingenua o sciocca pensando di poterlo tenere all’oscuro per sempre da certe cose. Ma il più a lungo possibile ? Si.

Perché faccio fatica io a capire il perchè di certe cose. Non a livello politico, sociale, religioso o morale. Ma di concetto. Perché davvero è difficile capire come si possa arrivare a tanto. O forse soprattutto perché non si possa fermare. Perché non ci sono minuti di silenzio allora per tutti gli altri morti nel mondo. Figli della stessa guerra e uomini, donne e bambini anch’ essi.

Troppe domande a cui io non sono in grado di rispondere del tutto e con concetti difficili.
Come posso spiegarli a mio figlio?

Cosa può capire lui ? E ammettendo possa capirli se spiegati è il messaggio che voglio dargli ? Perché di gesti eroici, di quelli che lottano per il bene del prossimo non si parla mai. Nessun minuto di silenzio in loro onore.

Nelle scuole si sono annullate gite. Per paura di genitori e anche degli stessi alunni. Paure.

Beh io non voglio vivere nella paura perché non sarebbe più vivere, quindi non voglio ne abbia nemmeno mio figlio.

Non a otto anni. Non non sapendo nemmeno bene di cosa o di chi aver paura.

Bisognava forse sospendere le normali lezioni. Sedersi coi bambini e parlare di come sarebbe bello un mondo di pace. Che non sempre accade purtroppo. Facciamogli disegnare bandire di pace, parliamo di amore, uguaglianza e fratellanza. Di rispetto per il diverso. Per un amore globale senza razze e religioni. Dove la libertà vale più di tutto.

Scendere in dettagli di nomi difficili da pronunciare ( immagino quanto sia stato efficace alla scuola materna ) e scegliendo per chi o casa sia giusto fermarsi un minuto lo trovo sbagliato.

So che le insegnanti che hanno tutta la mia stima avranno cercato di gestire al meglio l’obbligo imposto. Ma io non sono d’accordo che sia stato fatto così arbitrariamente.

Si ci sono momenti e tempi per tutto. Forse ora è quello di riflettere. E molto attentamente.

Nathalie Scopelliti

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