Ultima modifica 7 Giugno 2021
Mi chiamo Elena, ho 36 anni, mamma, moglie ed Expat.
Per la precisione noi rientriamo nella categoria dei “frequent expat”, ovvero di quelli che si trasferiscono all’estero di continuo. Finito un progetto si trasloca e questo perché mio marito è ingegnere civile e lavora per un’azienda che ha progetti in tutto il mondo. Per ora siamo stati in Iran, Ecuador poi a New York ora a Las Vegas e a breve andremo a San Francisco.
Ho mollato la mia vita, il mio lavoro, gli affetti per seguirlo e indubbiamente ciò che mi manca di più sono la famiglia e gli amici. Amo l’Italia e ogni anno ci torno molto volentieri ma mi rendo conto che viverci sta diventando sempre più complicato e difficile soprattutto per noi che stiamo lontano per lunghi periodi.
E’ proprio dal punto di vista mammesco che vedo più differenze e ostacoli.
Qui in America, in particolare, la vita con i bambini è più facile e a misura di bambino. C’è più rispetto, senso civile e spazio.
Tutto tranne il cibo, ovviamente! Una banalità, ma qui non sanno proprio mangiare e cucinare; i bambini vanno per lo più avanti a snacks. E’ in effetti un grande problema in questo paese.
Non abbiamo molti amici americani, se devo essere sincera, soprattutto perché ho scoperto che gli americani sono persone molto formali e chiuse ed è difficile diventare veramente amico di qualcuno. Forse per le difficoltà linguistiche o le differenze culturali. Fatto sta che dove vado vado, riesco sempre a trovare e legare con un sacco di italiani!
Sicuramente chi non ha problemi a livello linguistico sono i miei figli.
A casa parliamo esclusivamente italiano. L’inglese lo parlano fuori con gli amici e anzi in realtà loro parlano una lingua speciale fatta di un mix micidiale tra inglese, spagnolo e italiano dando così vita a neologismi come muna ovvero luna (moon+luna), parkegg (parcheggio), scretcha (prude) o pintare (colorare). Da morir dal ridere!
Devo dire che per fortuna loro di problemi di inserimento, soprattutto Tommaso con la scuola, non ne hanno mai avuti. Per i bambini è facile, loro riescono sempre a farsi capire e sono come delle spugne che assorbono la lingua velocemente. Siamo noi che abbiamo molti più problemi! Tommy ha cominciato a 3 anni ad andare ad una scuola montessoriana. Qui non esistono asili pubblici e le scuole iniziano a 5 anni con il Kindergarden che è una primina. Noi siamo contenti della scuola che frequenta perché è bilingue e ha un sistema molto vicino a quello italiano. Adesso che ci trasferiamo non so bene come sarà il passaggio. Speriamo bene!
Comunque questa vita, con i suoi alti e bassi, per ora ci piace e continueremo fino a quando “funziona”.
Non so se mai torneremo in Italia a vivere o ci fermeremo in unaqualsiasi del mondo. Non riesco ad immaginarmelo ora. Tutta la nostra famiglia è in Italia e ci manca. Ci vediamo tutti i giorni attraverso Skype anche solo per un salutino veloce, per far due smorfie a mio nipote o per far vedere a mia mamma come Giulia è brava a ballare. Bastano 5 minuti per condividere la quotidianità.
Torniamo in Italia una volta l’anno e di solito durante il periodo estivo. Quest’anno, in realtà, per la prima volta non ci saremo per Natale e onestamente questo mi mette un po’ di malinconia.
Mia madre viene spesso a trovarci per stare con i bambini e per aiutarmi un po’ ma non è facile perché il viaggio è lungo e soprattutto costoso. Insomma, si cerca in tutti i modi di vedersi e stare il più possibile insieme.
La mia famiglia è molto presente nonostante la lontananza fisica. Ma in fondo ciò che ha valore è la qualità di un rapporto piuttosto che la quantità. Anche se dall’altra parte del mondo.
Elena Galli worldwidemom