Ultima modifica 17 Giugno 2023

Oggi mi ha svegliato l’articolo del Corriere, precisamente l’ultima geniale domanda della giornalista al Ministro dell’Istruzione: “Perché non si può prolungare la scuola in estate?”

Allora senta, mi escono dal cuore queste parole: lei non ha la più pallida idea.
Ora respirone e cerco di spiegarglielo. Lei provi a seguirmi.

Una faq qualsiasi, ne apra una qualsiasi: la sospensione delle attività didattiche ha effetti sulla validità dell’anno scolastico in corso? …. NO.

Ora, per il legame di coerenza che c’è tra domanda e risposta, le svelo che in mezzo, tra il punto di domanda e il NO, ci sono centinaia di migliaia di insegnanti che da casa, con mezzi e connessioni personali, fanno lezione. Non fanno scuola, fanno lezione.

Come, quanto, su questo possiamo discutere. Ma non sul fatto che le lezioni si siano semplicemente spostate dalle aule in un luogo che corrisponde esattamente all’indirizzo di ogni studente italiano, contando solo sulle possibilcapacità degli insegnanti.

Ogni studente italiano sta ricevendo lezioni con mezzi e connessioni proprie.

Le spiegherò anche che tutte le scuole hanno dato, grazie a fondi dedicati e all’impegno della Protezione Civile, tantissimi device agli studenti in difficoltà di vario genere.
Per far riaprire la scuola d’estate, è evidente.
Il dubbio viene no? Dai, il 17 aprile, ti viene…

Ora invece le do la spiegazione emotiva, che vale quanto il due di bastoni quando la briscola è coppe. Ma la verità scaturisce ascoltando più punti di vista, così si fa un quadro.

All’improvviso, il 5 marzo, silenzio.
Niente mani al lavoro da guardare, niente “bimbi fate pianooooo”, niente “Oh ma voi nemmeno la colla sulla sedia vi tiene eh?” niente “Maé adesso ho capito” in  d i r e t t a.

Dopo una fase molto lunga a cercare nell’armadio, anche buttando giù qualche buona lacrima, il nuovo “modello” di maestra da usare in casi di disastri tipo COVID19, mentre mandavo ai bambini, tramite registro, attività conosciute, tristissime, perché senza spiegazione non puoi mica buttare là argomenti complessi, cercavo abbastanza disperatamente un modo per non perdere ciò che era stato creato insieme.
Cercavo solo di non perdere il contatto-filo-tempo-legame, mentre speravo di avere un’idea che spianasse tutta la serie di montagne russe di rabbia che mi si portavano via (sono in quinta, che è un po’ peggio che essere in terza o quarta).

Ci vuole tempo a riconvertire un’energia, ci vuole serenità, ci vuole distanza.

Parola strana da dire no? Parlo di distanza emotiva, distacco, ecco.
Ma non puoi mettere in pausa pressoché niente. Oggi così, domani colà.
Le fasi sono diverse, tutte complicate, perché nel frattempo, oltre i tuoi studenti ne hai due in casa e sappiamo tutti cosa vuol dire. Sì, state facendo sì con la testa, vi vedo.
Hai qualche attimo di panico quando ti arrivano come un fuoco incrociato video di insegnanti bionici che usano contemporaneamente 3 app mentre fanno video tipo animazioneDisney. Mentre registrano 2 lezioni, mentre aprono Classroom con una videolezione in condivisione schermo…

Non meno pesante il pensiero di entrare in casa dei tuoi studenti nel modo più utile possibile a quelli che sono, per forza di cose, ora, le tue estensioni scolastiche: i genitori.
Poi, dopo l’appanicamento e la presa di coscienza che a me la tecnologia serve solo per arrivare a loro, ho iniziato a pensare (e c’è voluto eh) che avevo ancora una voce, due mani, il mio modo di fare, il mio modo di parlare.
in fondo in fondo sono le cose che li hanno accompagnati per 5 anni.
E così, pian piano, sto andando, cercando di essere la versione migliore di una maestra in difficoltà. Grossa.

Per reinventare una professione in 5 gg ci vorrebbe, infine, comprensione da chi ti circonda, ma, quando capisci (attraverso, ad esempio, un articolo del Corriere) che non accadrà mai che un insegnante venga compreso in situazione di normalità….figurati ora, nasce la necessità di raggiungere quel vibrante mantra del chissene che inizia a darti aria al cervello. Questioni di sopravvivenza…

Ma non ne ha la più pallida idea.

Volevo fare l’archeologa… invece sono moglie, mamma, sorella e maestra e per me è più che sufficiente, anzi, ottimo. Sono una donna “orgogliosamente media”, ma decisamente realizzata, che non si annoia neanche un po’…

3 COMMENTS

  1. Io sarei disposta a tornare a fare scuola il primo settembre, purché ci fossimo tutti. Ho tre figli, oltre i miei 25 bimbi, con tutto ciò che significa, ora, essere mamma e maestra… ma non ci pensa nessuno a sti figli, nostri e altrui… solo noi?

    • abbiamo paura di si…. ne stiamo parlando molto in questi giorni. Parlare ne parlano tutti… ma chi deve agire non agisce. Noi siamo molto molto preoccupate.

  2. Sono una ex maestra convinta di aver avuto il privilegio di essere tale e che cominciavo il ciclo con loro arrampicati sulle mie gambe e finivo dopo 5 anni con loro abbracciati e commossi.
    Spero che la distanza fisica dell’anno scolastico 2020 sia nelloro futuro solo un ricordo di una volta e mai più. Buon lavoro maestre!

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