Ultima modifica 23 Settembre 2019
Oggi vi voglio parlare di un testo “classico” Babalibri: Che rabbia! di Mireille d’Allancé che trovate anche nella versione Bababum, diciamo i tascabili.
Lo conoscono praticamente tutti, letto negli asili, consigliato ai genitori come aiuto nella gestione della rabbia nei bambini.
Roberto ha avuto una pessima giornata. Rientrando in casa per prima cosa lancia le scarpe e risponde male al papà che ha cucinato gli spinaci (la giornata va di male in peggio per il piccolo Roberto …).
Spedito in camera sua il bambino è furioso e lascia che la Rabbia gli esca incontrollata.
Distrugge tutto, lancia i giocattoli… è furioso.
Fin quando il mostro rosso non tocca il suo giocattolo preferito.
A quel punto Roberto recupera il senso di sé e si calma.
Si rende conto che il mostro ha davvero esagerato, gli dà perfino dello stupido (un residuo di rabbia …) e comincia a riordinare la cameretta aggiustando libri, coccolando cuscini.
Rabbia, dimenticata, rimpicciolisce gradualmente fin quando Roberto la trova sotto una sedia ormai così piccola che può essere rimessa a posto in una scatola.
Roberto finalmente calmo, vorrebbe chiedere scusa a papà e lo fa nel modo dolce e indiretto dei bambini: Papà … è rimasto un po’ di dolce?
Come sempre a me interessa di più ciò che non è esplicitato.
In questo caso vedo una famiglia moderna, il papà con grembiule e guanti da cucina che si affaccia per sapere come è andata la giornata del suo bambino.
Una famiglia basata su solidi valori di educazione e rispetto: va bene essere arrabbiati, ma non per questo si è autorizzati a superare il limite lanciando scarpe infangate o rispondere male ai genitori.
Roberto è un bambino intorno ai 3 anni, inizia ad avere la “sua” giornata, liti con gli amichetti, sgridate dalla maestra.
Fatto sta che è nervoso, arrabbiato.
Qualcuno ha mosso la critica che il bambino avrebbe dovuto essere accolto dal padre e non spedito in punizione in camera sua, ma è vero fino a un certo punto.
Se Roberto avesse manifestato diversamente la sua rabbia sicuramente il papà lo avrebbe ascoltato e consolato, ma non con questo comportamento maleducato.
Sono certa che una volta sceso in cucina dove lo aspetta il dolce, il papà avrà ascoltato pazientemente il racconto della giornata del figlio, perdonandogli il suo atteggiamento.
La punizione paterna, comunque, è la ciliegina sulla torta della brutta giornata di Roberto e in camera sua finalmente la Rabbia è libera di uscire.
Rabbia è sempre un mostro che prende il sopravvento su di noi.
Tutti ci pentiamo di aver detto o fatto cose quando siamo molto nervosi per qualche motivo, e spesso ce la prendiamo con chi non è responsabile della nostra brutta giornata.
Lanciare oggetti, si sa, ha potere calmante, non per niente un noto cliché è quello di moglie e marito che si lanciano i piatti durante una lite, salvo poi pentirsi di aver rotto tutto, e così pure fa Roberto con i suoi giochi.
Da genitore si rimane spesso spiazzati di fronte agli impeti di rabbia di un cosino alto meno di un metro e non si sa bene come comportarci.
Che rabbia! dimostra proprio questo: il bambino, ma se ci pensate tutti noi, è vittima di questo mostro rosso che deve uscire da qualche parte, che esplode all’improvviso.
La prima cosa che dicono di fare gli educatori del nido è accogliere il bambino figlio quando ha questi momenti, non urlare contro di lui; intendendo con questo non di stargli addosso cercando di calmarlo, ma semplicemente facendogli sapere che noi ci siamo, che non lo sgrideremo per aver magari gridato o lanciato cose (salvo mantenere educazione e rispetto, perché non è tutto concesso solo perché si è arrabbiati).
La rabbia, come tutti gli altri sentimenti con cui si confronteranno i nostri figli durante la loro crescita, deve essere gestita in autonomia.
In altre parole, non possiamo prenderci carico della loro ira, paura o anche felicità (anche la gioia incontenibile deve essere gestita, perché quando ci lascia può lasciare un vuoto difficile da sopportare), ma dobbiamo insegnar loro a capire cosa sono e dargli gli strumenti per “cavarsela da soli”.
Sembro snaturata, vero? In realtà non è vivendo al posto loro che li aiutiamo a crescere …
Rabbia diventa piccola quando Roberto riprende il controllo di sé e mette a posto la camera. La mette nella scatola, non perché della rabbia ci si debba vergognare o debba essere nascosta, semplicemente la ripone nella “scatola” del suo Io interiore.
Continua ad esistere, in potenza, ma al momento è domata, controllata, pronta a spuntar fuori alla prossima giornata “no”.
Il compito di un genitore è quello di ricordarsi che il bambino è un essere umano né più né meno come lui stesso.
Gli accessi d’ira arrivano e incontrare uno più arrabbiato di noi non aiuta, quello che aiuta, invece è dire: “ok, sei arrabbiato ho capito, sfogati, quando vuoi parliamo”.
[…] io ho fatto tutto così. Ho avuto pazienza, ho comprato libri (Che Rabbia! – D’Allancè – Babalibri e Sai perchè sono arrabbiato – Moroney – Crealibri) e ho anche aspettato che i bambini […]