C’è modo e modo per dire di “no”!

Ultima modifica 10 Gennaio 2019

Per crescere sicuri e forti i bambini hanno bisogno anche di qualche “no”, quando necessario.

In primis, i limiti e le regole comunicano sicurezza: tracciano i binari e le coordinate che consentono ai bambini di imparare a orientarsi e distinguere tra ciò è lecito/possibile e ciò che non lo è.

I limiti aiutano anche ad acquisire il senso del controllo e del limite, che poi diventa gradualmente interiorizzato determinando così lo sviluppo del cosiddetto “autocontrollo”.

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Inoltre fare i conti con qualche “no” aiuta ad allenarsi ad affrontare anche le frustrazioni e la capacità di reagire ad esse sarà funzionale per un buon adattamento sociale.

Dalla teoria alla pratica…

Nella pratica, però, per noi genitori non è sempre facile riuscire a dire di “no” e mantenersi fermi e coerenti nella posizione presa. Spesso infatti, soprattutto dinanzi al pianto, a reazioni di disperazione e capricci dei nostri figli, il rischio di desistere è alto.

Tuttavia se cediamo, rischiamo di vanificare il “no” e di rinforzare in nostro figlio l’atteggiamento di pianto o bizza per ottenere qualcosa. Inoltre il nostro “no” rischia di perdere di credibilità, se noi in primis oppure anche altri (papà o nonni) si pongono in una posizione di contrasto, senza considerare che messaggi incoerenti e contrastanti destano confusione e destabilizzano nei bambini.

Pertanto sebbene i limiti e i “no” possano risultare difficili da “digerire” per i bambini e da attuare per i genitori, sono comunque importanti per la crescita.

Magari è importante soffermarsi a riflettere sul modo in cui dire di “no”.

Nella mia esperienza di mamma vedo che i bambini sono più inclini ad accettare il limite quando percepiscono da parte dell’adulto un atteggiamento fermo ma al contempo caldo e affettuoso.

Per prima cosa, è importante che comprendano che il limite è circoscritto alla singola e specifica situazione. Il no non pregiudica il legame con mamma o papà.
Inoltre quando comunichiamo qualcosa ai nostri bambini, iniziamo a metterci alla loro altezza: questo consente di porre la comunicazione su un piano più avvicinabile e accettabile, “a misura” loro.

Io credo molto nel dialogo con i bambini fin da piccoli.

Inginocchiati alla loro altezza, cercando un contatto fisico, con tono fermo ma al contempo calmo, proviamo a spiegare, in modo semplice e sintetico, il motivo della regola e/o del limite. Dinanzi ad un atteggiamento caldo e teso al dialogo accogliente, i bambini sono più disponibili all’ascolto e alla comprensione.
Con questo non voglio certo dire che non ci possano essere altri tentativi di ripetere il comportamento “sbagliato”, ma il rischio di reazioni forti è sicuramente limitato e comunque la reiterazione è spesso una richiesta di conferma.

In conclusione, se diciamo qualche “no”, questo non fa di noi dei genitori “sbagliati” o “cattivi”, ma semmai dei maestri di vita.

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