Diagnosi: annuncite acuta

Ultima modifica 20 Aprile 2015

Penso che tutti abbiamo ben presente il clima di attesa, creato ad arte, da Renzi & co. sulle  decisioni che avrebbe preso il Consiglio dei Ministri l’ultimo venerdì di agosto. Il giorno delle decisioni, dicevano, il giorno dell’inizio di rivoluzioni epocali in grado di riportare l’Italia, si badi bene, non alla pari delle altre nazioni europee, ma alla guida delle stesse. Bene, quel giorno è venuto ed è passato e, prima dello stesso, già era stata stralciata la riforma della scuola, non per mancanza di fondi, ma per –  testuali parole –  non mettere troppa carne al fuoco.

governo

Quel giorno la montagna ha partorito il classico topolino, ammesso e non concesso che di montagna si tratti e non di un illusione, di un miraggio o, più semplicemente, di un sasso che si spacci per tale, poiché quel Consiglio, durato solo 2 ore ha emanato decreti? No! Ha deciso qualcosa di immediatamente esecutivo? Neppure! Ha semplicemente tracciato le linee guida, così almeno afferma, di quella politica di riforme che in mille giorni dovrebbe portarci sul tetto d’Europa!Nulla di definitivo, nulla di scritto, solo parole descritte con i soliti ammiccamenti, con la solita improntitudine, con il solito profluvio di parole, con la solita aria di sufficienza che il nostro assume quando parla con i giornalisti, ma senza nulla di concreto, di deciso. Ogni tanto, qualcuno dei suoi ministri, quasi a testare il terreno, si lascia andare ad alcune dichiarazioni, come quella di un prelievo sulle pensioni, che, non appena sollevano vibrate proteste, vengono da Lui smentite come mai pensate.

È arrivato il mercoledì dedicato alla riforma della scuola, all’approvazione delle ennesime linee guida, presentate dal nostro non ai giornalisti ne agli addetti ai lavori, ma, questa volta, direttamente al popolo sovrano. L’atteggiamento è completamente cambiato.Non più ammiccamenti, non più ironia, non più aria di sufficienza, non più io, ma noi, non più sicuro, ma tranquillizzante: un Renzi che guarda diritto nelle telecamere, con voce diversa, suadente, con atteggiamento comprensivo, con toni accattivanti, studiati, come se avesse imparato la lezione a memoria, come se li avesse provati uno per uno davanti ad uno specchio, come se qualcuno lo avesse guidato, glieli avesse proposti ed insegnati. Troppo da attore per essere vero. E, non si è impegnato, anche se lo ha dato ad intendere, non ha detto faccio o facciamo, nemmeno usando il futuro, ha detto se saremmo capaci di…allora… Ha usato il condizionale, ha detto se. Ha recitato parole ovvie, che qualsiasi uomo della strada potrebbe far sue, ha detto più storia dell’arte, più musica, più inglese, più informatica, più economia e più educazione fisica. Ha chiesto il parere di tutti, studenti, professori e famiglie, promettendo che il Governo ne avrebbe fatto tesoro e spunto per una riforma da presentare, sotto forma di decreto legislativo o richiedendo una legge delega, non ha ancora deciso come, entro gennaio 2015 perché vada in vigore per l’anno scolastico 2015/2016.

renzi scuola

Non ha ancora le idee chiare.  E se i pareri richiesti fossero totalmente difformi dalle sue idee, e talmente diversi tra loro da sollevare solo confusione?Che farebbe allora? Ho usato di proposito il condizionale. Chi non è d’accordo che sia indispensabile un’ottima conoscenza dell’inglese scritto e parlato, che sarebbe opportuna una conoscenza dell’economia e, aggiungo io, del diritto, oltre naturalmente all’uso abituale dell’informatica, ma non sono, gli ultimi nati, nativi digitali? Ed è vero che gli sforzi dovrebbero essere soprattutto indirizzati ad un vero aggiornamento dei docenti e all’adeguamento dei programmi ai bisogni culturali e pratici delle giovani generazioni, ma come e con chi non è ancora dato sapere, ma sospetto che neppure lui lo sappia e stia prendendo soltanto tempo, nella speranza di trovare, tra i suggerimenti richiesti, quello che gli faccia cavare le castagne dal fuoco.

Annunci, annunci su annunci.  I suoi 1000  giorni iniziano dal 1 settembre, eppure governa dal mese di febbraio proclamando e illustrando con slides che avrebbe attuato una riforma al mese e che tutto, o almeno il più importante, sarebbe terminato con la riforma prevista per il mese di giugno, ma sono rimaste solo parole. Annunci che non hanno avuto seguito alcuno, annunci che si sono accavallati, sostituendo uno all’altro.

Qualcuno lo scusa dicendo che, forse,non pensava che si sarebbe trovato in un simile ginepraio, qualcuno lo scusa dicendo che credeva di poter agire come agisce un sindaco, qualcuno lo giustifica per la sua inesperienza, qualcuno sostiene che, come lui stesso afferma, che bisogna aspettare a giudicare che potremmo e dovremmo farlo solo al termine dei 1000 giorni richiesti.

Quello che più mi disturba è che, per spodestare il suo predecessore e istallarsi al suo posto, lui stesso ha dichiarato a destra e a manca, che occorreva velocità nel prendere decisioni, che era indispensabile una assunzione immediata di responsabilità e di provvedimenti perché l’Italia non aveva più tempo e le cose dovevano essere cambiate da subito, non c’era neanche un giorno da perdere se volevamo uscire dal baratro. Parole sacrosante, vere, verissime, ma disattese e il baratro si è aperto, siamo in deflazione con il pil in decrescita, la disoccupazione in aumento, le imprese, piccole e grandi, che chiudono i battenti e, nonostante il sostanzioso risparmio di denaro dovuto alla vertiginosa ( quanto inspiegabile) discesa dello spread, senza denaro nelle casse dello stato, ma lui , ora, non ha più premura, ha dimenticato ogni pretesa di velocità.

spending-review

Ultima chiosa: hanno nominato luminari di economia per definire la spendig review, hanno loro concesso aiutanti altrettanto esperti, hanno speso denaro per questo. Risultato? È di oggi l’annuncio di tagli lineari di tremontiana memoria, attuati tra il levar di scudi e strilli degli attuali governanti, dall’ omonimo ministro senza bisogno di pagare illustri esperti. Il nostro primo ministro ha ineffabilmente sottolineato che se una famiglia che guadagna 1000 euro  può tagliare le spese di 40 euro al mese, può lo stato ridurre le sue del 3%! Non ci sono parole sufficienti a descrivere il mio sdegno!

Nonna lì

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