Le domande dei bambini: quando un perchè ti mette in crisi…

Ultima modifica 24 Agosto 2020

Arriva per tutti i genitori il momento del perché.
Ti aspetti le solite domande come “Perché nascono i fiori?” o “Perché è giorno e poi notte?”.
No non sono domande semplici, ma diciamo che me la cavo.

Cerco di creare una storia che sia come una favola per bambini, in cui racconto la realtà in modo credibile, senza troppi dettagli tecnici perché incomprensibili e porterebbero ad altri mille perché. E’ la prima regola del periodo dei perché: dare una risposta che stronchi sul nascere una catena inarrestabile di altri perché.

Fidatevi, se avete ancora un topolino di sei mesi fra le braccia che fa solo “nanamamamammmamuuuu” fidatevi e basta.

Poi per i ringraziamenti basta una telefonata…

Ma attenzione. Non c’è modo di scamparla se avete avuto in dono un figlio molto curioso. Vi sommergerà di perché.
Io ero pronta, ho raccontato storielle di lune e soli che ballano e poi vanno a dormire, api fantastiche che regalano fiori alle fidanzate e tante altre (magari le scrivo in un libro…) ma…

domande dei bambini

Ricordo quando, diversi anni fa, il ‘biondino’ di 5 anni era con me in cucina, preparavamo cotolette alla milanese insieme per la cena. E tutto ad un tratto domanda:

“Mamma ma tu sei vecchia?”
“Beh… Non molto”, gli rispondo. E rido.
“ Ma allora nonno è vecchio vecchio?”
“ Diciamo che è un po’ più grande della mamma, come io sono più grande di te“. E sorrido.
Ma lui incalza: “Ma perché (eccolo il perché) si diventa vecchi?
Poi si muore, no?” Ecco ora non sorrido tanto, diciamo… un sorriso un po’ sforzato.

Non ho risposto subito. Mi ha sorpreso.
E non ci sono storielle da raccontare o almeno a me non ne è venuta in mente nemmeno una strampalata.

Mio figlio sa che un nonno è in cielo e fino a poco tempo fa gli bastava.
Per lui è semplicemente lì che vive.
Io non ho approfondito.
Ho pensato fosse meglio che fosse lui a chiedere, che si sentisse libero di chiedermi qualsiasi cosa. Lui ha aspettato. Ma io volevo rispondere.

“Si, quando si invecchia alla fine poi si muore. Tutti moriamo prima o poi.
Ma da vecchi, solo da tanto tanto vecchi”.

A lui è bastato.
Non ha chiesto altro.

Vorremmo essere in grado di dire sempre la cosa giusta, di comportarci sempre in modo esemplare, perché sappiamo quanto sia importante avere un punto di riferimento per una creatura che cresce.

Un modello da seguire e a cui ispirarsi.
Accettare la propria imperfezione, anche come genitore è importantissimo. Nessuno può essere perfetto, se è questo a cui si ispira si andrà sicuro incontro ad un amarissimo fallimento.

L’unica possibilità è cercare di fare sempre meglio… del nostro meglio.

Un genitore imperfetto che si mette in discussione, che accetta il dialogo e il confronto. Che non ha pregiudizi e non vuole la copia di se stesso è un modello raggiungibile. Imitabile. E spero di riuscire ad esserlo.

Si ok ho mentito nella risposta a mio figlio di 5 anni.

Ma solo parzialmente. Semplicemente perché…
Perché non lo so, e ancora faccio fatica io stessa ad accettarlo.
Nemmeno io so perché invece anche un bimbo può morire.
O una nonna troppo giovane… Semplicemente, non lo so.

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