Ultima modifica 8 Maggio 2015

Ha fatto il giro del mondo il filmato di quella signora americana che, non riuscendo a mettere un po’ di sale in zucca a suo figlio, lo riconduce a casa a suon di calcioni.

madre-sgrida-bambino

Non ci sono notizie delle mamme di quegli idioti che hanno devastato parte di Milano, di certo si conosce il pensiero di un padre che ha descritto il figlio come un pirla!

Ma tanto è bastato per far levare i rimproveri degli addetti ai lavori, o almeno di parte degli operatori pedopsicocomportamentali che bocciano senza remissione questi atteggiamenti.

Non si può definire pirla un figlio e tanto meno lo si può prendere a calcioni, non si fa, non è ammissibile, non li si deve umiliare in pubblico, il compito di un genitore è quello di supportarlo, incoraggiarlo, anche quello di esaltare i suoi presunti (veri o falsi che siano) meriti.

E lo devono fare a prescindere, qualunque sia il suo comportamento, anche quando esce dai binari di una civile convivenza, diventa un sopraffatore, uno che non sente, non vuole sentire le ragioni altrui?

Sovente non ha idee costruttive, è un individuo contro, diventa parte integrante di un gruppo di individui contro, persone che si esaltano le une con le altre, alimentando continuamente la rabbia individuale che diventa rabbia collettiva, esasperata.

Si insinuano (ospiti indesiderati?) in cortei che si dichiarano pacifici, usandoli come copertura, per sfogare la loro rabbia, la loro violenza.

Diventano distruttori a prescindere, e anche allora hanno il diritto alla benevolenza genitoriale?

Alle coccole delle mamme? Alla copertura dei loro reati?

Una volta spogliati dei loro abiti di guerra, tornati soli, si possono nascondere nei grembi materni?

Le mamme non hanno il diritto di respingerli o per lo meno di prendere le distanze da loro, non farsi soggiogare dall’affetto che provano nei loro confronti?

Siamo proprio sicuri che accettare supinamente i cattivi comportamenti dei figli significa amarli?

Chiamano madri coraggio le donne che denunciano i loro figli drogati o spacciatori, li denunciano cercando di salvarli da loro stessi, da una morte se non fisica certamente morale e psichica, ma non le chiamerei madri coraggio solo mamme, vere mamme.

Perché questo è sempre stato il nostro compito, quello di educare alla vita i nostri figli, di, come si diceva una volta, insegnar loro a stare al mondo, cosa più difficile oggi che allora.

Si sa che l’adolescenza dei figli è il momento più delicato e difficile della vita di una mamma.

Quando si è adolescenti si crede di sapere, di conoscere tutto, oggi più di un tempo si pensa che i genitori non capiscano, non siano in grado di capire i bisogni, le aspirazioni il desiderio di assoluta libertà, non si vogliono legami, privazioni, negazioni.

Forse è vero che è difficile capire, ma da entrambe le parti, si da entrambe le parti.

Perché se si pretende si deve concedere, da entrambe le parti.

Ieri una signora diceva che i suoi 2 figli ormai più che trentenni (un maschio e una femmina) non se ne vogliono andare di casa.

Io basto loro!

E ne era orgogliosa, i suoi bambini, diceva, bambini di 30 anni e più, sono liberi di fare quello che vogliono, da sempre, escono, rientrano a qualsiasi ora, pranzano, cenano, fanno colazione quando a loro pare e piace, io sono sempre pronta e disponibile.

Sono eterni fidanzati, ma cambiano sovente partner, sono contenta, basta che non me li portino in casa…

Certamente è un caso estremo, da non copiare, ma è una buona mamma?

W le mamme, ma…

Nonna Lì

Sono una giovane ragazza dai capelli bianchi, un vulcano di curiosità con una voglia irrefrenabile di sorseggiare la vita, una fantasiosa e interessante signora piena di voglia di fare, dire, raccontare, condividere.

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