Ultima modifica 21 Agosto 2017

Al Festival delle famiglie che cambiano, Famigliapuntozero del 20 marzo al MAXXI, ho partecipato al panel sulla famiglia digitale – problemi e prospettive  e vi faccio una cronaca in diretta dei discorsi affrontati per aiutarvi ad entrare in pieno nell’atmosfera.

La cronaca

Apre i lavori e modera Riccardo Stiglianò, giornalista de Il venerdì di Repubblica. Noi genitori siamo nostro malgrado degli “immigrati digitali” che con fatica e impegno cercano di rimanere al passo con la tecnologia che avanza. Chi più agevolmente e chi meno, smanettiamo per passione, per curiosità, ma anche, ammettiamolo, per controllare i nostri figli e cercare di preservarli da eventuali rischi. In particolare parliamo degli adolescenti o giù di lì, dei cosiddetti “nativi digitali”, quelli che la prima lingua è stata quella tecnologica prima ancora che l’italiano.

Presente alla conferenza, un’offerta completa di punti di osservazione. Il noto sociologo docente all’università di Urbino, Giovanni Boccia Artieri fa un’analisi quasi rivoluzionaria che parte da una serie di nuovi concetti.

Primo aspetto fra tutti la mobilità nell’utilizzo delle tecnologie. E’ h 24 la possibilità di connessione col web. Genitori e figli allo stesso modo sono on line dovunque. Entrambe le generazioni sono quindi a confronto. La riflessione che ne consegue è che un figlio debba poter disporre della stessa possibilità responsabile di essere parte attiva nel web, di poter condividere e scegliere contenuti pubblici, di poter avere una vita pubblica. Certo, la mediazione del genitore è dovuta e necessaria, ma con quale modalità? Ecco tre dritte:

  • Mai chiedere l’amicizia sui social a nostro figlio, ne conseguirebbe un seguirsi a vicenda DOVUTO
  • Rispettare la sua volontà di avere una vita pubblica
  • Rispettare la sua privacy (non chiedere le pw dei vari accessi ai social)

Un rapporto basato sul controllo, fonda la relazione tra genitori e figli sulla diffidenza anziché sulla fiducia.

La quarta dritta: negoziare, negoziare sempre. Un genitore attento, deve chiedere al figlio con chi stia chattando, cosa stia pubblicando, etc. E’ necessario che sia condivisa una serie di norme del buon utilizzo della tecnologia. Lo stesso professore ci ha portato l’esempio della figlia 14enne che in accordo col papà disattiva le notifiche (tutte) dello smartphone nel corso dello svolgimento dei compiti a casa. Ok alla vita pubblica dei figli ma con una regolamentazione.

Come genitori non dobbiamo spaventarci di ciò che non conosciamo ed evitare di vietare l’utilizzo di uno strumento che può essere invece di supporto per il futuro di una generazione già digitale alla nascita. Se non siamo informati, dobbiamo studiare per poter aiutare i nostri figli per utilizzare al meglio i vari strumenti su internet: nuove applicazioni, nuove modalità di privacy, etc.

E’ stato chiaro l’intervento di Blanca Zamperini, una ragazza adolescente che ha riportato il suo concetto di vita pubblica responsabile. Lei come i suoi coetanei sa come dare un valore alla sua reputazione digitale e conosce perfettamente l’utilizzo degli strumenti della privacy. E’ importante fare leva su questo concetto, molti adulti non sanno che possono utilizzare tali strumenti con diverse modalità.

Interviene Laura Bononcini head of policy di Facebook Italia che elenca opportunamente le varie possibilità di controllo della propria sicurezza on line e pone l’enfasi sulla volontà di Facebook nel promuovere la conoscenza di tali strumenti:

  • Strumenti di controllo per stabilire cosa e con chi condividere
  • Strumenti di segnalazione per consentire a Facebook di intervenire su violazioni etiche ma anche social (es fotografia pubblicata ma senza l’ok della persona che compare)

Altro elemento importante è che l’algoritmo Facebook lavora per rendere visibili all’utente contenuti presumibilmente preferiti sulla base di scelte precedenti e sulla base dei contatti con più interscambio. Non possiamo e non dobbiamo quindi sentirci minacciati da Facebook.

Sciolto anche il nodo sulla annosa questione della proprietà delle fotografie pubblicate. L’azienda Facebook non ne diventa proprietaria, diventa semplicemente titolata alla distribuzione della fotografia fino a che non venga poi cancellata. Certo è, che se l’immagine è stata pubblicata senza restrizioni, chiunque potrebbe averla copiata e incollata da qualche altra parte in giro nel web.

Che Facebook non debba essere utilizzato dai bambini trova tutti d’accordo, la stessa azienda consente la registrazione all’utente che abbia raggiunto i 13 anni di età.

Il mondo virtuale è oramai divenuto reale. Tutto ciò che succede on line è reale, non esiste più la differenza tra la vita dentro e la vita fuori lo schermo. La nostra vita sta normalizzandosi sull’utilizzo delle tecnologie di comunicazione. Occorre imparare a gestire gli stati di notifica in maniera educata. Esistono già ad es delle policy di comportamento tra i ragazzi. Ad esempio se si è a cena tutti insieme, tutti i cellulari vengono posti in una pila e tutti saranno concordi nel non essere connessi almeno fino a che uno dei ragazzi non rompa il tempo della disconnessione riprendendo il proprio strumento. Da quel momento tutti possono utilizzare i telefoni, fino a che poi non rientrano nella pila. Oppure, un altro esempio è quello del non utilizzo del telefono se si è in due, se arriva un terzo allora è consentito.20160320_114802

Francesco Lorenzoni, insegnante e scrittore interviene trasmettendoci tutta l’esperienza del contatto quotidiano con i ragazzi. Ci racconta dell’ansia da controllo dei genitori sui figli che è cresciuta proporzionalmente all’evoluzione degli strumenti tecnologici. Anni prima le gite fuori con i ragazzi non erano tracciate come lo sono oggi. Fotografie e messaggi su wa scadenzano i tempi delle gite.

Fautore di uno spazio senza tecnologia che riporti alla creatività ed al contatto con la propria persona, Lorenzoni ci lascia con una serie di riflessioni da portare a casa e studiare per bene.

Riscopriamo la noia ed il silenzio come elementi contrapposti al multitasking. Perché il bisogno compulsivo di riempire i vuoti?

Perché nelle riunioni di lavoro non possiamo dare tutta la nostra attenzione all’interlocutore? Perché dobbiamo chattare con qualcun altro nel mentre?

Facebook avvicina chi si somiglia, sostanzialmente allontana le differenze.

Non affidiamo la nostra memoria ad un dispositivo, rivalutiamo la memoria interna alla nostra persona.

Lasciamo che la risposta ad un qualunque quesito sia lenta, perché oggi come oggi anche fare una domanda fa scattare la ricerca su internet. Una risposta troppo veloce priva la ricerca della migliore soluzione.

E saluto tutti noi, cari genitori, con questa citazione del filosofo Montagne riportata dal maestro Lorenzoni: “Bisogna sfregare il proprio cervello con quello degli altri per incoraggiare la riflessione”

Graziana Le Donne

Lavoro in una publishing company, adoro il mestiere impossibile di mamma in una città impossibile come Roma dove ogni iniziativa è una sfida. Amo condividere pensieri e parole

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