Ho deciso di NON portare i miei bambini al parco a tema. Vi spiego perchè.

Ultima modifica 22 Agosto 2020

Quest’anno le vacanze estive sono state diverse per tutti quanti e, dopo il lockdown, sentivamo più che mai il bisogno di provare leggerezza.

Senza nemmeno tentare di ignorare la presenza ancora importante di un virus che sembra non voler mollare di un passo, stavo cercando la spensieratezza che i miei ragazzi meritavano.

Noi genitori siamo stati messi a dura prova durante l’emergenza, tra paura e stress, abbiamo con forza calmato e sostenuto i più piccoli.
I nostri figli hanno vissuto un periodo eccezionalmente difficile. Inimmaginabile.
Chi più di loro ha bisogno di una vacanza divertente?

I Parchi a tema sono divertenti, sono il sogno di ogni bambino.

In Italia se ne trovano tantissimi e per tutti i gusti e ho pensato fossero perfetti per la nostra vacanza. Ho fatto una minivacanza con Lavinia e Adriano, siamo scesi a Roma dieci giorni per salutare i nonni e gli amici che non vedevamo da ottobre dell’anno scorso.

Abbiamo vissuto la quarantena in Inghilterra.
Vivevamo a sud di Londra, dove c’è molto verde e la gente è civile, la maggioranza di essi. La mia famiglia e io abbiamo trascorso molto tempo in parchi e foreste, era possibile uscire e trascorrere del tempo in luoghi isolati.
Incontrando qualcuno, si sorrideva e si cambiava strada.
Ci si fermava per far passare un nucleo familiare diverso dal tuo, insomma si rispettavano i due metri di distanza interpersonale, che spesso diventavano molti di più.
Il virus spaventava, ma il contesto ci rassicurava.
Indossare mascherine in UK è diventato obbligatorio meno di un mese fa, ma solo dopo la riapertura di scuole, pub, ristoranti e negozi.
La natura è stata la nostra migliore amica nei lunghi mesi della quarantena e ci ha dato tanta preziosa forza.

Abbiamo deciso di tornare a vivere in Italia.
Da meno di un mese ci siamo trasferiti a Bergamo, una città bellissima, fiera e maestosa. La ferita inflitta dal virus si sente, si respira, si ascolta parlando con chiunque.
In pochissimi giorni ho avuto il piacere di conoscere persone che avevano voglia di condividere le loro esperienze, senza parlare del dramma, senza lamentarsi di quello che non è andato come avrebbe dovuto.
Mi hanno parlato di come orgogliosi si sono rialzati e di come, lentamente, tutto stia tornando a funzionare. Di mascherine se ne vedono molte in strada, anche prima delle 18. Giovani, meno giovani e anche i bambini indossano mascherine. Inizialmente, è stato strano passeggiare per la città, ma oggi sono consapevole di non aver avuto la percezione di quello che è stata la quarantena in Italia, al nord, in Lombardia.

Poi arriviamo a Roma.

Nasi fuori dalle mascherine, mascherine sotto al mento e c’è chi proprio non le porta.

Gente accalcata alla stazione, qualcuno ti spinge al supermercato e sulla spiaggia ci si comporta come se nulla fosse mai accaduto.

Alt! La situazione contagi è migliorata in Italia, o meglio, stava migliorando prima delle vacanze estive, ma proprio perché si stava isolati, si rispettava la distanza personale e si indossavano mascherine. Non è finito tutto.
Quel virus infame ancora è forte.

La tranquillità di uscire con i miei bambini, passeggiare e andare al parco sembra essere svanita. L’effetto negativo della reclusione sembra essersi trasformato in spavalderia, la sensazione di averla scampata non può giustificare questo lassismo.

Allora inizio a tormentarmi se sia giusto o meno portare i miei figli al parco divertimenti, come avevo programmato.

Perché ho deciso di NON portare i miei bambini al parco a tema

Lavina ha 6 anni, è una bambina molto matura per la sua età, oltre che sensibile. D
urante questo periodo, ha vissuto alti e bassi, come tutti i bambini, è cosciente del problema e accetta con serenità e resilienza i nuovi accorgimenti che le diciamo di adottare. Adriano ha 21 mesi e tocca, assaggia e gioca con qualsiasi cosa.
Lava le mani di buon grado ogni volta gli venga chiesto, e a volte chiede di mettere la mascherina, vedendo tutti noi che la indossiamo, ma subito dopo la lancia e gioca e, insomma, fa il bambino.

Apro il giornale e leggo di assembramenti in parchi a tema, a Roma nello specifico.
Si registra un’impennata di nuovi contagi in tutta Italia: continuo a leggere.
Chiudono un parco a tema nel Lazio.

Passare una giornata con i miei figli al parco a tema sarebbe stato forse uno dei momenti più divertenti della loro estate, uno di quelli da raccontare agli amici il primo giorno di Scuola. O forse no.

Ho deciso di non portarli.

Ho deciso che mettere a rischio quattro mesi di accorgimenti e adattamenti per delle giostre e degli spettacoli non era necessario.
Ho deciso di salvaguardare il piccolo selvaggio di casa e rimandare.

La normalità tornerà. Non so quando e non sarà, probabilmente, quella che ricordiamo.

Ho pensato che un’altalena improvvisata appesa a un albero del giardino, andare al mare all’alba per non incontrare nessuno e rotolarsi nella sabbia per ore, giocare a What’s the time Mr. Wolf? con nonni e cugine potesse essere la migliore estate che i miei figli potessero trascorrere.

parco a tema

Ho deciso di omaggiare il dono che il lockdown ha fatto alla mia famiglia.
Il tempo.

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