Il cambio del testimone a Suzhou

Ultima modifica 10 Ottobre 2019

 

Mi presento: sono Antonella, triestina di nascita, attorno ai quaranta (diciamo attorno…), ex contabile col pallino per la scrittura, moglie di un marito sempre in viaggio e mamma di due piccoli pestiferi di quasi sei anni (lei) e quasi quattro anni (lui), attualmente “tài tài” espatriata in Cina.

Come la cara Daniela (che, come dice il titolo di questo post, mi ha passato il testimone e mi ha proposto di subentrare a lei in questi articoli dal Celeste Impero) vivo a Suzhou. In agosto saranno già due anni (che sembrano esser volati).
A differenza di molti altri, il nostro contratto di lavoro non è a termine, ma “aperto”. Della serie: finché gli affari vanno bene, si resta.
Alcuni amici, in Italia, mi hanno chiesto: “Ma vi fermerete per sempre?”
Se c’è una cosa che ho imparato in questa vita da expat è che il “per sempre” non esiste: contratti di cinque anni vengono sciolti in anticipo, rientri ormai decisi vengono invece posticipati, si cambia casa e città come cambiare le scarpe… con estrema facilità!
SuzhouSi cambia anche mentalità… si capisce pienamente che significa “tempus fugit”, o “carpe diem”, o “del doman non v’è certezza”. Concetti che, per intendersi, sono validi anche in Patria. Ma là, ancorati ad una solida routine quotidiana, non ce ne accorgevamo più di tanto.
Quindi, sì, l’intenzione è di restare a lungo, non consideriamo questo espatrio solo come un periodo temporaneo della nostra vita familiare. Ma, quanto a lungo, non è dato solo a noi di decidere. Vogliamo essere flessibili, adattabili. Questa è la nostra prima esperienza all’estero e finora ne siamo soddisfatti: ci ha donato davvero tanto! I nostri figli stanno imparando due lingue importanti come il cinese e l’inglese e, cosa ancor migliore, imparano ad essere amici di bambini di ogni nazionalità.

E impariamo anche noi: ricordo com’era difficile per me, all’inizio, rapportarmi con naturalezza con gli stranieri, parlando per giunta in inglese (una lingua che, come gran parte degli italiani, conoscevo soltanto a livello scolastico). Ma ora sono migliorata e alle volte mi stupisco (chissà perché poi) di quanti amici “stranieri” sia riuscita a farmi. Dico stranieri tra virgolette perché, qua in Asia, tra occidentali si fa comunella volentieri, visto che è inevitabile riconoscersi al primo sguardo come “waiguoren” (parola cinese che sta per forestieri).
SuzhouAnche la Cina ci piace e in particolare la nostra nuova città adottiva, Suzhou, che molti dicono essere una realtà che con la Cina, quella vera, ha poco a che fare, ma che per una famiglia con bambini piccoli è uno dei posti migliori dove vivere: non è caotica come Shanghai (anzi, rispetto alla prestigiosa vicina viene spesso considerata cittadina di provincia, nonostante abbia parecchi milioni di abitanti), è moderna e funzionale (soprattutto il quartiere del SIP, dove viviamo noi) e ci si può trovare praticamente di tutto, dalla salsa al basilico, dalla mozzarella al parmigiano (un po’ più difficile trovare vestiti che si adattino alle forme mediterranee, ma di questo magari vi parlerò più avanti!).

Ovviamente siamo consci anche dei lati negativi e dei difetti di questa nuova terra dove viviamo, ma l’innamoramento è ancora fresco e nel nostro cuore, per ora, fanno breccia solo i lati positivi.
Spero di essere all’altezza del mio nuovo compito e di riuscire a divertirvi ed informarvi come sapeva così ben fare colei che mi ha preceduto. A presto, allora. Zài jiàn!

Antonella Moretti 

3 COMMENTS

  1. Hai detto una cosa importante: i bambini (e anche noi adulti, aggiungo io) imparano ad essere amici di bambini di OGNI nazionalità.

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