Il giorno della memoria: ricordare affinchè non si ripeta

Ultima modifica 27 Gennaio 2020

Si dice che la storia sia maestra di vita, ma noi siamo in grado di imparare e mettere in pratica le sue lezioni?
Sembra di no, la stessa storia ce lo insegna.

Il giorno della memoria

Proprio 70 anni fa in quello che si propugna civilissimo occidente c’è stato uno sterminio di popoli, un genocidio spietato e folle.

Sono fonti tedesche a stabilire in 6.000.000 le vittime ebraiche della ignominia nazista: uomini, donne, vecchi e bambini nessuno fu risparmiato.

Il disegno fu studiato, si sviluppò negli anni e secondo diverse fasi che conobbero una violenza progressiva sino a raggiungere l’assassinio di massa.

Tutto iniziò nel 1933 con la privazione dei diritti civili dei cittadini di origine ebrea.

Seguì la loro sistematica espulsione dai territori tedeschi.
Poi ci fu la creazioni di ghetti circondati da filo spinato, muri e guardie armate soprattutto nei territori conquistati nell’est Europa.

Non avevano la minima possibilità di uscire da quei luoghi dove dovevano vivere miseramente senza, o con pochissimo cibo, subendo i massacri delle einsatzgruppen incaricate di eliminare ogni oppositore del nazismo nei territori conquistati. Furono infatti rastrellati ovunque e rinchiusi in campi di prigionia.

Il nazismo fece degli ebrei il proprio nemico.

Il principale nemico. E per attirare il consenso dei cittadini lo pose al centro di una fitta e feroce propaganda antisemita, accusando gli ebrei di ogni sorta di delitto. Delitti asseriti insiti nel dna giudeo a partire dalle accusa di deicidio, inquinamento della razza ariana ( autoproclamata superiore), e di usura.

Hitler voleva cancellare gli ebrei dalla faccia della terra.

A guerra iniziata, la lotta contro i civili ebrei divenne sempre più violenta sino a raggiungere il parossismo mano a mano che le sconfitte tedesche divennero più frequenti quasi che l’eliminazione fisica degli ebrei le compensasse.

Non solo gli ebrei finirono nel mirino nazista anche i tedeschi che osavano contrastare il nazismo, gli zingari, i testimoni di Geova, i prigionieri di guerra, i partigiani, gli omosessuali, i portatori di handicap.
Mentre ebrei e zingari furono colpiti sistematicamente e solo per il fatto di esistere, gli altri furono colpiti perché avversari reali o perché non erano prototipi dell’ideale uomo tedesco nazista.

La Germania era uscita a pezzi dalla prima guerra mondiale.

Divisa in mille fazioni e le condizioni di vita dei cittadini erano disastrose.
Così ebbe buon gioco l’austriaco Adolf Hitler nel fornire un target da perseguire focalizzando negli ebrei il nemico, predicandone l’annientamento.
Prendendo le distanze da una razza dichiarata inferiore, ma manifestamente ricca, inculcando sentimenti nazional – patriottici e la convinzione che, con la loro scomparsa, la superiore razza ariana sarebbe ritornata alla preesistente prosperità.

Con Hitler cancelliere, i tedeschi di origine e di religione ebrea divennero cittadini inferiori. Anzi non cittadini, esseri inferiori, per legge.
Erano relegati in luoghi a loro riservati, panchine solo per ebrei, per esempio, o l’obbligo di premettere ai loro nomi Israel, se maschi, o Sarah, se femmine.

E venne la notte dei cristalli (chiamata così a causa dell’enorme quantità di vetri rotti rimasta sull’asfalto) nella quale venne iniziata una vera e propria caccia all’ebreo.
Vennero bruciate centinaia di sinagoghe, distrutte molte delle loro case e delle loro altre proprietà e uccise 90 persone che avevano una sola colpa: essere ebrei.

Ed iniziarono le deportazioni nei campi di prigionia.

Possibile che nessuno sapesse, che nessuno capisse cosa stava succedendo in Germania?

giornata della memoria

Che nessuno prendesse i provvedimenti contro una nazione che stava calpestando il disposto del trattato di Versailles che si stava riarmando, che stava crescendo in modo esponenziale l’odio, nella quale veniva fomentato l’odio e nella quale si stavano espandendo manie di grandezza?

Ma questo è accaduto. E’ storia. Più volte vennero firmati trattati per salvaguardare una pace fittizia, per salvaguardare se stessi, pensando di non essere nelle mire espansionistiche tedesche, ma furono invase Austria, Polonia, Olanda e Belgio e poi la Francia.

Ma allora la guerra era già scoppiata.

Ritorniamo ai campi di prigionia, dove venivano ammassati milioni di ebrei rastrellati ogni dove. Qui venivano marchiati e immediatamente condotti nei capannoni dove venivano immessi gas letali,. Poi, spogliati di tutto, compresi i denti d’oro, venivano ammonticchiati in buche, preventivamente dagli stessi scavate, e coperti di terra, non per pietà verso i morti ed i vivi.

Quelli che potevano servire venivano utilizzati nei campi di lavoro. Le donne come prostitute e, purtroppo, anche i bimbi, venivano utilizzati sino all’esaurimento delle forze, quindi se non morivano naturalmente venivano soffocati con il gas.

Ma l’orrore non si è fermato qui.

Quelli che venivano ritenuti idonei venivano riservati agli esperimenti del tristemente noto dott Menghele che, con i suoi accoliti, sperimentava interventi chirurgici allucinanti. Inseriva, per esempio, in un uomo vivo e senza anestesia, pezzi prelevati, sempre senza anestesia, da uno o da altri esseri umani vivi, sostituendo organi interni, aggiungendo o sostituendo arti superiori od inferiori e altre atrocità del genere

Forse, le altre nazioni, che ormai avevano conosciuto la ferocia del nazismo non riuscivano ad immaginare il livello di atrocità dallo stesso raggiunte.
Ma certo sapevano delle retate e dei rastrellamenti.

Erano a conoscenza del loro trasporto, tramite treni blindati, nei campi di concentramento. Anche se non erano a conoscenza degli orrori ivi commessi, come potevano non domandarsi dove fossero quelle persone?

Tutto fu chiaro il 27 gennaio 1945.

Le truppe sovietiche sulla strada di Berlino arrivarono a Oswiecim la città polacca meglio conosciuta con il nome tedesco di Auschwitz.
Si trovarono di fronte al recinto di filo spinato che racchiudeva il campo che, da allora, fu chiamato di sterminio.

Pochi i sopravvissuti all’interno.
Larve umane scheletriche, violentate fisicamente e psichicamente, affamati, laceri, ombre degli esseri umani che furono.
E videro le camere a gas, i tumuli dove erano stati ammucchiati milioni di cadaveri e capirono.

27 gennaio, il giorno della memoria.

La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria“, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali , la persecuzione italiana dei cittadini ebrei.
Gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si erano opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita avevano salvato vite e protetto i perseguitati.

Ma il giorno della memoria è una ricorrenza internazionale.
Tutti devono ricordare quello che la follia umana può progettare per sapere, per conoscere e tenerlo sempre ben presente.

Ricordare per fare che non si ripeta.

Perché non è stata solo la follia di un uomo o di un popolo, perché altri li hanno imitati, prima e dopo. Ricordiamoci delle Titine foibe, della risiera di san Sabba di quello che, più recentemente è accaduto nell’ex Jugoslavia e di quello che sta succedendo in molte altre parti di questo folle mondo.

Non tacciamo davanti agli orrori,
non giriamo la faccia per non vedere,
stiamo attenti a dire non ci tocca
perché oggi, forse è così. Ma domani?

Quello che ora chiamiamo terrorismo è la prosecuzione di quella follia, uguale e diversa. C’è forse differenza tra le camere a gas e il ricorso alle scimitarre dell’Isis ?

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