Il prete si confessa gay, condannando le ”regole” della chiesa

Ultima modifica 18 Gennaio 2016

Abbiamo un teologo, un monsignore, un insegnante, uno che vive in Vaticano che all’improvviso fa coming out! Non sottotraccia, ma con rullare di trombe e tamburi, scegliendo con cura sia il tempo che il modo affinché le sue parole siano più efficaci, che colpiscano il maggior numero di persone, che diano, in qualche modo più fastidio a quella che fino a ieri, almeno faceva credere, era la sua Santa Madre Chiesa, in poche parole immediatamente prima del sinodo.

Ha dichiarato con una faccia stolida che riempie i nostri schermi e i quotidiani, non solo di essere gay, ma di avere, da tempo un compagno, usando parole dure che condannano senza se e senza ma alcune regole, alcune abitudini del consesso cui fino a ieri aveva fatto pienamente parte e nel quale aveva fatto una carriera rapida.

Non era, e non è, un povero prete di campagna o delle inquiete periferie cittadine che deve combattere giorno dopo giorno con mille difficoltà, privo di aiuti e di mezzi, lasciato solo dalle alte sfere, nossignori lui di quelle alte sfere faceva pienamente parte.

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Anzi aveva pronunciato i voti nella menzogna aveva giurato di rispettare e seguire le regole imposte dalla Chiesa, giuste o sbagliate che fossero, aveva accettato tutto e lo aveva sfruttato per raggiungere la posizione che fino a ieri occupava.

Non era un sacerdote nato ai tempi di Giovanni Paolo II, ne, chiaramente di Papa Francesco, ma dei tempi di papa Benedetto XIV, di cui era ed è noto il pensiero sui gay, ai quali, come scrive in una sua enciclica, era vietato il sacerdozio.

Giusto? Sbagliato?

Non ha importanza, queste erano le sue idee, ma il nostro non dimostrava di esserne interessato, anzi, fino a ieri le aveva rispettate, almeno in pubblico, almeno apparentemente, perché in realtà…

Era un gay che viveva pienamente la sua sessualità, di nascosto, e aveva, da tempo (?) un compagno, viveva quindi nell’ ipocrisia più assoluta, nessuno lo aveva obbligato a pronunciare i voti, nessuno gli aveva imposto di fare carriera, aveva mentito sapendo di mentire, a quale scopo?

Quello di far scoppiare una bomba al momento più opportuno?
Quello di, dal di dentro, aiutare e migliorare il pensiero della Chiesa nei confronti dei gay?

E questo quando l’attuale Papa cerca di operare aperture? Quando papa Francesco trova oppositori, trova contestatori del suo operato?
Questo per impedire una serena discussione all’interno del sinodo dei vescovi?

Ha deciso da solo o è stato spinto da qualcuno o da molti?

Questo no lo so e non mi interessa, so solo che quest’uomo non mi piace, e vi assicuro non perché sia gay, perché è un’ ipocrita, un’ opportunista.

Mi piacerebbe sapere come e cosa insegnava, so che era insegnante di teologia, ma quale?

Insegnava le regole, i precetti della Chiesa o quelli che avrebbe preferito fossero?

Non credo che sarebbe stato capace, non faceva parte del suo disegno, lui aveva bisogno che si pensasse bene di lui, che si credesse che fosse un uomo ligio al suo dovere, che professasse pienamente i si voti si che il suo coming out deflagrasse con più frastuono, come una potentissima bomba.

E, guardate bene, che lui non ha detto una che una parola a favore della possibilità, per un sacerdote, di sposarsi, di avere dei figli, nossignori, lui ha parlato solo ed esclusivamente del problema che lo interessa, cioè dei gay e della loro situazione.

Del fatto che non siano accettati all’interno della comunità ecclesiale, che siano considerati, se va bene, dei paria, degli esclusi, che non sia loro permesso di sancire un rapporto con un altro uomo, nient’altro gli interessa, non una parola sulle lesbiche, sui maschi cui è ordinato il celibato.

E non mi si venga a dire che, la Chiesa cattiva gli ha tolto molte prerogative, il lavoro, il permesso di vivere in Vaticano, mi stupisco, anzi, che non l’abbiano sospeso a divinis.

Tutti i sacerdoti che, prima di lui, sono usciti allo scoperto ed hanno voluto pubblicizzare o sancire, uscendo dall’ipocrisia in cui vivevano, il loro rapporto con una donna, il loro desiderio di avere una famiglia e dei figli, sono stati allontanati nello stesso identico suo modo.

Così si comporta la Chiesa verso coloro che non si attengono al celibato. È una constatazione, non una condivisione.

Infatti io penso che un uomo, un sacerdote debba essere libero di decidere, che oggi non ci siano più le motivazioni che indussero Paolo di Tarso a chiedere che i sacerdoti fossero celibi, che non si facessero una famiglia, istanza che, approvata, divenne una regola, un pilastro della Chiesa, che quello del celibato, oggi, sia un assurdo dictat.

Penso che sarebbe bene che fosse cancellato, per evitare tanti compromessi, tante ipocrisie, tanti sotterfugi, perché, purtroppo, la Chiesa preferisce nascondere, piuttosto che contrastare, pur che la cosa resti privata, basta che la gente non sappia, almeno ufficialmente, perché le chiacchiere di paese non trovano ascolto nelle sue alte sfere.

Anche il paragone con i preti pedofili non è proponibile, perché il teologo non vuole, non cerca o pretende pene maggiori per gli stessi, pretende che i gay abbiano uguale o migliore trattamento!

Non gli interessa altro che la sua condizione e quella dei suoi uguali, null’altro. Ha imparato bene la lezione da quelli che tanto disprezza, ma ne fa parte a pieno titolo è un ipocrita come e più di loro.

Non merita spazio, ne comprensione. Avete notato che non ho mai scritto il suo nome? È voluto.

Nonna Lì

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